Non sono poche le volte che il Giro d’Italia ha toccato Isernia, la maggior parte delle quali come semplice passaggio dei corridori sul Macerone e sulla Strada statale 17; ma la città è stata anche luogo di partenza o di arrivo di alcune tappe. L’occasione dell’odierno avvio della nona tappa del Giro 2022, mi dà lo spunto per riassumere, senza pretesa d’essere esaustivo, il rapporto che c’è stato fra Isernia e la più importante corsa ciclistica italiana, consentendomi inoltre di ricordare brevemente la figura di Vito Genua, un corridore che fu protagonista del ciclismo isernino degli anni Venti.
Il Giro d’Italia
•1950• La Corsa Rosa del 1950 si svolse in diciotto tappe, dal 24 maggio al 13 giugno, e fu vinta dallo svizzero Hugo Koblet, primo corridore non italiano ad aggiudicarsela. La sedicesima tappa, da L’Aquila a Campobasso, di 203 km, transitò per il Macerone e fu vinta da Fiorenzo Magni. Quella successiva, il 12 giugno, andò da Campobasso a Napoli e passò per Isernia dove fu posto un ‘traguardo volante’ all’altezza di Piazza della Repubblica; si affermò al fotofinish il velocista Oreste Conte, che aveva già vinto la prima tappa di quel Giro (Milano-Salsomaggiore) e che poi vinse anche l’ultima (Napoli-Roma).
•1977• Il Giro del 1977 si disputò dal 20 maggio al 12 giugno, in ventidue tappe. Contro ogni pronostico, se l’aggiudicò Michel Pollentier, partito come gregario di Freddy Maertens, dominatore della prima settimana con sette vittorie e poi costretto al ritiro per una caduta. La terza tappa si tenne il 23 maggio, con partenza da Foggia e arrivo a Isernia, un percorso di 166 km. Tagliò per primo il traguardo Simone Fraccaro, che correva per la Jollj Ceramica.
Alcuni anni fa, in una intervista, il ciclista veneto ha ricordato quella sua vittoria: «Nel ‘77 ero diventato campione italiano nell’inseguimento su pista. Al Giro avevo vinto la tappa di Isernia, in classifica ero sempre lì, a combattere con i primi. Non c’era stato un solo giorno in cui qualcuno fosse riuscito a staccarmi. Perciò, facendo bene i conti, tra Freddy Maertens che era caduto e Michel Pollentier che andò in crisi a Montelupo, io sarei stato molto avanti in quel Giro. Ero in lizza per la vittoria finale, se guardiamo bene i tempi».
Il ruolo di Fraccaro, però, era soprattutto al servizio di altri compagni di squadra (fra cui Battaglin, Bertoglio, Gavazzi e Knudsen). Da gregario, quindi, «fermati per aspettare uno, fermati per aspettare un altro – ha dichiarato con un po’ di rimpianto – e alla fine ho perso l’occasione della vita».
Il 24 maggio si corse la quarta tappa: Isernia-Pescara. Il via, alla presenza del direttore di corsa Vincenzo Torriani, fu dato dall’allora sindaco Mario Lancellotta che sventolò la bandierina dello start per la partenza del gruppo.
•1984• Il Giro del 1984 ebbe luogo dal 17 maggio al 10 giugno, in ventidue frazioni precedute da un cronoprologo. Fu vinto da Francesco Moser, reduce dai due record dell’ora ottenuti a Città del Messico. Il 27 maggio si disputò la decima tappa, da Cava de’ Tirreni a Isernia, di 209 km. Vinse il francese Martial Gayant, che gareggiava per la squadra Renault. Gayant staccò tutti in salita e poi resistette al ritorno dei migliori corridori del gruppo, tagliando per primo il traguardo posto lungo Corso Risorgimento.
Il 28 maggio si disputò la tappa Isernia-Rieti, di 243 km. la vinse il velocista svizzero Urs Freuler.
•1989• Il Giro si corse dal 21 maggio all’11 giugno. Se l’aggiudicò il francese Laurent Fignon. La settima tappa partì da Isernia e si concluse a Roma. Vinse allo sprint lo Urs Freuler, davanti a Mario Cipollini.
•2011• Durante il Giro d’Italia del 2011, un isernino, Davide Appollonio, sfiorò la vittoria di tappa. Il 19 maggio (giorno della festa di San Pietro Celestino) si disputò la dodicesima frazione, da Castelfidardo a Ravenna. Vinse il velocista inglese Mark Cavendish davanti al nostro Appollonio, terzo Alessandro Petacchi. Probabilmente è stata in assoluto la volata più bella fra quelle disputate da Davide, che quell’anno correva per il Team Sky. Al termine della tappa, Sean Yates, il direttore sportivo della squadra di Appollonio, affermò: «Bel lavoro, Davide: secondo dopo Cavendish, secondo dopo il ciclista più veloce del mondo. Non è male, non è per niente male. Certo, non è una vittoria ma vale quanto una vittoria».
Davide Appollonio, che da professionista vanta affermazioni in Portogallo, Francia e Lussemburgo, di Giri d’Italia ne ha disputati quattro (2011, 2013, 2014, 2015) e ha gareggiato pure in diverse classiche: Milano Sanremo, Giro delle Fiandre, Parigi Roubaix, Liegi Bastogne Liegi, Giro di Lombardia.
Il ciclista dimenticato
Vito Genua (all’anagrafe Vitantonio), nacque a Castel Baronia, in provincia di Avellino, il 24 gennaio 1906, figlio unico di Francescantonio Genua e Virginia Rosiello. Campano di nascita, Vito divenne isernino di adozione sia perché il padre, poco prima della Grande Guerra, s’era trasferito con la famiglia a Isernia, dove aveva avviato un’attività di commercio all’ingrosso, sia per aver preso in moglie l’isernina Adelina Appugliese.
Inizialmente anche Vito intraprese il lavoro paterno nel settore tessile e aprì un negozio, che lascerà poi al figlio Francesco (detto Franco). Anche dopo i sessant’anni volle comunque restare attivo e, consegnando il pane nei negozi di alimentari della città, aiutava la figlia Virginia che aveva sposato il titolare del Vapoforno Garofalo. A causa d’un male incurabile, Vito Genua è morto a Isernia il 30 dicembre 1973.
Durante gli anni Venti, Vito vinse diverse gare ciclistiche in Molise, Abruzzo, Lazio, Puglia e Campania. Che fosse un ottimo ciclista lo si rileva da un articolo giornalistico del 1928, intitolato «I trionfi di Genua», che trascrivo:
«Il forte “poulain” della nostra Società Sportiva Samnium è Vito Genua. Nel 5° Criterium Campano e corsa d’apertura, svoltosi domenica scorsa a Napoli, ha dominato nettamente e indiscutibilmente i migliori esponenti del ciclismo dell’Italia centrale e meridionale, arrivando primo al traguardo con un vantaggio di circa 11 minuti, senza essersi impegnato a fondo, e alla media oraria di oltre 29 km su un percorso ricco di aspre difficoltà, di 220 chilometri.
Dai giornali sportivi, che hanno dedicato alla corsa pagine intere e che hanno fatto i più disinteressati elogi ed apprezzamenti benevoli del nostro giovane routier, rileviamo che il forte pedalatore è fuggito da solo quasi all’inizio della corsa (dopo soli 70 chilometri) e, malgrado il tenace e disperato inseguimento dei più quotati campioni centro meridionali, egli ha sempre guadagnato nel distacco tagliando quasi tutti i traguardi a premi.
Il Genua è quest’anno in ottima forma grazie all’allenamento più curato e […] vedono oramai in lui una sicura promessa del ciclismo e dal quale attendono grandi imprese.
Ci si assicura intanto l’intervento del Genua a tutte le classiche prove dell’annata e noi siamo sicuri che egli manterrà alto il nome del nostro Molise e della nostra città. Auguriamo che quest’anno farà parlare di sé anche in occasione del Giro d’Italia, al quale parteciperà».
Prima di chiudere, desidero ringraziare i familiari di Genua per le informazioni fornitemi, Francesco Mangione per la foto di Vito Genua (tratta dalla sua pubblicazione, Il ciclismo in provincia di Isernia, 1982) e Luciano Cristicini per le immagini d’archivio.
Mauro Gioielli

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