Consiglio comunale in riunione ieri pomeriggio per la prima della due giorni dedicata ai lavori dell’Aula. Un’assise partita con l’augurio – in diretta streaming – rivolto dall’intero consesso al collega Raimondo Fabrizio, vittima – suo malgrado – di un brutto infortunio sul campo di calcio, capitato nel corso della partita di beneficenza contro la Nazionale degli attori televisivi. Ovviamente assente ai lavori come – ma per altri motivi – l’avvocato Gabry Melogli, candidato sindaco e consigliere d’opposizione divenuto il protagonista principale del dibattito in Aula.
All’ordine del giorno dei lavori, come ormai noto, l’avvio nei suoi confronti del procedimento per incompatibilità: un atto dovuto secondo la maggioranza, un argomento rinviabile nell’attesa che il consigliere possa prendere visione dei documenti inerenti il caso di specie e possa avviare un’azione giudiziaria a sua tutela secondo la minoranza. Alla fine, l’avvio del procedimento è passato con i voti della maggioranza, le opposizioni hanno lasciato l’aula non partecipando al voto e per Gabry Melogli è iniziato il count down: avrà dieci giorni di tempo per presentare le proprie osservazioni e controdeduzioni. E dopo, in un altro Consiglio, si deciderà la sua sorte.
IL CASO MELOGLI. Ma perché l’ex sindaco è finito in questo vortice che, come sottolineato più volte dai banchi della maggioranza, non è un affare personale né tantomeno politico?
Per lo sforamento del patto di stabilità 2010-2011, motivo per il quale la Corte dei Conti contesta al consigliere la restituzione di 19mila euro circa. Negli ultimi giorni sono stati notificati dalla Ica Creset i solleciti di pagamento e, ovviamente, l’avvocato Melogli non è l’unico destinatario della missiva: con lui, che all’epoca dei fatti era sindaco, l’intera Giunta e i consiglieri in carica nel 2010. In totale 26 persone per circa 500mila euro di richiesta risarcitoria. La Corte dei Conti, contestando il mancato rispetto del patto di stabilità con lo sforamento del bilancio, ha chiesto indietro circa 19mila euro all’ex sindaco, 7mila euro ai componenti della Giunta e circa 400 euro ai consiglieri della maggioranza che all’epoca dei fatti approvarono il bilancio. Una vicenda che prese il via nel 2017, a seguito della denuncia presentata dall’esponente del Movimento 5 Stelle Vittorio Monaco, oggi assessore a Palazzo San Francesco. I diretti interessati hanno già annunciato un nuovo ricorso al Tar. Già in precedenza gli ex amministratori coinvolti nella vicenda si erano opposti ottenendo il congelamento della sanzione.
LA MINORANZA FA QUADRATO. L’avvocato Melogli ha parlato all’aula attraverso il collega Giovancarmine Mancini che ha ripercorso le tappe degli ultimi giorni.
«Ne abbiamo discusso in due riunioni della conferenza dei capigruppo, per ragioni di trasparenza dico qui quello che ci siamo detti: noi abbiamo chiesto il ritiro del punto all’ordine del giorno in relazione ai colloqui intercorsi con l’avvocato Melogli e di una missiva dell’avvocato inviata al presidente del Consiglio comunale e del segretario comunale». E la lettera viene letta in aula: in sintesi, il consigliere ha spiegato le motivazioni per le quali, a suo giudizio, la trattazione si sarebbe dovuta rinviare: la mancanza della documentazione completa richiesta e la notifica dell’ingiunzione di pagamento sulle sanzioni dovute per lo sforamento del patto di stabilità, regolarmente rispettato rileva Melogli, che di fatto apre la strada all’azione giudiziaria di impugnativa. Non c’è alcun provvedimento di alcun tribunale, ha tuonato Melogli attraverso Mancini, che stabilisca la bontà delle sanzioni ritenendo quindi prematura la discussione visto che l’accertamento giudiziale non è stato nemmeno posto in essere con i 25 cofirmatari amministratori dell’epoca. Letta la nota dell’avvocato Melogli, il collega Mancini ha ribadito con forza le ragioni per le quali sarebbe stato inopportuno avviare il procedimento, soprattutto alla luce della notifica dell’ingiunzione di pagamento arrivata solo qualche giorno fa e dell’impugnativa che si sta predisponendo. In sintesi, sostiene Mancini, le cose si risolveranno da sole senza rischi per i consiglieri. «Si avrà un probabile contenzioso con il Comune, le dimissioni saranno cosa dovuta e consequenziale. Andare oggi ad affrontare la questione potrebbe creare problemi, se dovesse andare bene il ricorso come sono certo, ci potrebbero essere azioni di risarcimento nei confronti dei consiglieri che hanno avviato il procedimento e la decadenza dal ruolo di consigliere di Melogli. Ho provato a farlo notare in conferenza dei capigruppo ma è passata un’altra linea. Perché mettere in imbarazzo l’intero Consiglio visto che, nelle more, questa situazione sarà chiarita in un modo o nell’altro? Questo intervento – chiarisce Mancini – lo avrei fatto nei confronti di chiunque si fosse trovato in questa situazione: non chiediamo nulla di illegale ma di ritirare il punto dall’ordine del giorno dei lavori fino a quando non ci saranno chiarimenti». L’ex assessore Chiacchiari, con delicatezza, invece affonda il coltello nella piaga quando chiede se ci sia qualcuno dei consiglieri in Aula che abbia in corso cause con il Comune. Chiamando senza fare nomi in causa il collega di maggioranza Falcione che fa outing chiarendo che si potrà affrontare la vicenda quando sarà avviata una istruttoria in merito. Da Marco Amendola, invece, l’accusa nemmeno velata alla maggioranza di non avere ben chiaro il tema che si sta affrontando in aula. «Molti consiglieri non sanno nemmeno cosa stiamo votando, le cause dell’argomento oggi che necessita di una presa di responsabilità e di coscienza. Avevo chiesto al sindaco di affrontarla tutti insieme, in un pre-consiglio così che tutti fossero messi a conoscenza di quello che si andava a discutere. Trattandosi di persone, andava risolto con la politica e non con il voto, alla gogna». Enzo Di Luozzo rimarca come «noi avremmo fatto e faremo la stessa cosa se dovesse succedere una cosa di pari entità ad altri consiglieri, l’Aula dovrebbe accogliere tale richiesta: sia chiaro, chi sbaglia paga chiunque esso sia, a partire da me. Ma poiché una persona si sta difendendo, diamogli la possibilità di poterlo fare».
LA MAGGIORANZA TIENE LA BARRA DRITTA. Dai banchi si sollevano contestazioni in ordine alla ricostruzione della vicenda che al momento riguarda solo un atto dovuto. Lo spiega per primo Sergio Sardelli. «Oggi non dichiariamo alcuna incompatibilità, questo è un atto essenziale, prodromico, dovuto per poter consentire al consigliere Melogli di avanzare tutte le sue osservazioni nelle sedi opportune alla contestazione che gli viene mossa: oggi avviamo il procedimento contestazione della incompatibilità che si articolerà su 3 consigli comunali. A seguito delle osservazioni di Melogli, avremo l’obbligo di valutare nel merito e la decisione avverrà nel terzo consiglio che valuterà se dichiaralo incompatibile. Non conoscete il procedimento amministrativo – incalza Sardelli all’indirizzo della minoranza – siete molto lontani dalla realtà di fatti, fate valutazioni politiche». Anche la consigliera Nicolina Del Bianco, nel sottolineare la delicatezza della decisione da assumere e anche un certo imbarazzo nel procedere, rimarca come ci sia un regolamento da rispettare. «La prima volta che ne abbiamo discusso, abbiamo condiviso le ragioni per cui bisognava rinviare l’argomento ma nel frattempo mi sarei augurata che la situazione del consigliere fosse stata affrontata o risolta. Come noi ci sentiamo in imbarazzo, chi si trova dall’altra parte dovrebbe comprendere che non la viviamo allegramente e con mancanza di rispetto. A livello personale ho verificato quello di cui stiamo parlando, altro che non conosciamo quello che stiamo votando – la frecciatina a Marco Amendola -: in situazioni così delicate coscienza è fare il proprio dovere informandosi. Il Consiglio oggi fa il suo dovere».
IL SINDACO CASTRATARO FA DA PACIERE. «Nessuno di noi si sarebbe voluto trovare in questa situazione – spiega il primo cittadino -, non è una questione politica contro la minoranza, contro Melogli ma è una questione prettamente tecnica che siamo chiamati ad avviare. Sarei attento a strumentalizzare la vicenda ma nessuno può esimersi dall’avviare una procedura tecnica che ha il dovere di appurare le questioni, le responsabilità. Come Consiglio siamo tenuti a farlo, la procedura deve avere inizio e non possiamo tirarci indietro: non è una questione di dove siede Melogli, poteva capitare a tutti. Nel massimo della collaborazione smorziamo i toni, c’è tutto il tempo di contestare quanto gli viene contestato, difendersi, noi non stiamo facendo altro che un atto dovuto».
LA FILIPPICA DI MANCINI. La minoranza abbandona l’aula non prima della filippica di Giovancarmine Mancini. «Che cos’è questa furia accusatoria, da presunti democratici sulla carta; è la vostra progenia polpottista, avete problemi di incompatibilità reali, grossi come una casa e non li abbiamo mai sollevati un attimo. Vi permettete di fare gli inquisitori? Noi siamo perbene, lasciamo alla libera intelligenza di farle emergere o meno. Non fate i verginelli che non li siete affatto. Ringraziate questa opposizione che è seria e corretta».
La minoranza abbandona l’aula ma i voti per avviare il procedimento ci sono. E per Melogli inizia il count down.
ls

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