Blocco dei ricoveri nel reparto di Psichiatria del Veneziale. La comunicazione arrivata in serata dispiega già i suoi effetti. Quali sono? Nei fatti, le urgenze non avranno risposta nel nosocomio isernino: consulenze e ricoveri saranno trattati al Cardarelli di Campobasso dove i pazienti che arriveranno nell’ospedale di Isernia, accedendo dal Pronto soccorso (che in quanto a forza lavoro è ancora inchiodato allo stato di grave carenza di cui soffre ormai da anni), ove mai dovessero avere necessità dell’assistenza ospedaliera, saranno trasferiti nel nosocomio del capoluogo di regione.
Lo staff infermieristico che opera presso il reparto ha già dato la propria disponibilità ad accompagnare al Cardarelli chi è attualmente ospite del reparto e chi invece nei giorni a venire dovrà averne bisogno. Le fragilità dei pazienti psichiatrici del resto necessitano di personale sanitario in grado di poter rispondere con appropriatezza ai bisogni speciali. E così, dopo una settimana quasi di incertezze, la decisione è stata assunta e comunicata ufficialmente. Restano ovviamente operativi i servizi territoriali, quelli diurni in pratica, dove i tre medici del reparto (compreso il primario) mantengono costante e operativo il rapporto con i propri pazienti che non necessitano di ricovero. Una vittoria, almeno, a fronte dell’impossibilità di poter gestire in maniera ottimale le attività dentro l’ospedale e quelle che si svolgono fuori.
Come è ormai noto, ad Isernia manca un unico presidio territoriale di salute mentale: due sono i centri – il diurno a San Lazzaro e gli ambulatori in via Giovanni XXXIII – dove i medici del reparto si preoccupano dell’assistenza che, fortunatamente, non sembra verrà meno.
E su questo punto, Franco Veltro (già direttore del Dipartimento Salute mentale di Campobasso ora in pensione), ha inteso esprimere la propria opinione affidandola ai social.
Una voce nel silenzio assordante degli addetti ai lavori che circonda ormai da quasi sette giorni la vicenda, che nei fatti si traduce in un’altra mazzata sui servizi sanitari pubblici, coincidente tra l’altro con un momento storico nel quale la domanda è aumentata e anche di parecchio se è vero, come è vero, che fino a due mesi fa non c’era lista d’attesa e oggi per una visita occorre aspettare febbraio.
«Tanto rumore per nulla? – attacca Veltro -. Quello che mi colpisce è il silenzio di altri professionisti, degli ordini professionali, di tante associazioni su questo problema che non dovrebbe tanto riguardare la sospensione di un piccolo e costoso reparto a Isernia ma la gravità dell’assenza di un centro di salute mentale ad Isernia da sempre. Personalmente, con l’ex direttore generale della Regione D’Innocenzo, inserimmo nel piano programmatico un milione di euro per la costruzione del CSM e pochi anni fa tornammo alla carica con l’attuale facente funzioni di Isernia sentendoci rispondere che quell’accordo con il ministero era in attesa ancora di essere siglato. Facemmo comunque pressione e ottenemmo dei locali per iniziare l’attività territoriale. Ovvio che tutto questo si doveva fare 30 anni fa! Almeno nei due anni di governo dipartimentale – ricorda l’ex direttore – abbiamo ottenuto un risultato concreto riparando il danno storico. Ma ora è l’occasione per accelerare i tempi e ottenere in un mese quello che non è stato fatto in 30 anni. Gli infermieri ci sono e altro personale si può ottenere per urgenza, in deroga a tutto, tramite una cooperativa che già opera nel settore e che potrebbe ricevere un fondo aggiuntivo per assumere tecnici della riabilitazione, psicologi, assistenti sociali. Si sblocchino le stabilizzazioni, le mobilità, i concorsi che mi risulta siano bloccati in Regione. Questo è il tempo di fare pressioni e ottenere i diritti negati. Lo facciano i consiglieri regionali e anche i comunali. Sono i sindaci che dovrebbero intervenire» rimarca Veltro.
A proposito di consiglieri comunali, chissà se la Commissione d’indagine sulla sanità, che ieri si è riunita per la prima volta a Palazzo San Francesco da quando ne è stata votata la costituzione, avrà in mente di trattare – all’interno dei suggerimenti (tardivi) per l’elaborazione del Programma operativo e che avrebbe dovuto predisporre (o forse lo farà in seguito?) – il preoccupante taglio di servizi che si è abbattuto sull’unico ospedale che serve tutta la provincia, minato fin dalle fondamenta dalla cronica carenza di personale e mantenuto in vita dal massiccio ricorso alle prestazioni aggiuntive. Chissà se i neo eletti presidente e vicepresidente, nelle persone dei consiglieri Alex Paniccia e Antonella Matticoli, prenderanno in considerazione l’idea di scavare sulle migliaia di euro spese per consentire, attraverso gli straordinari, di mantenere fruibili i servizi sanitari. Sempre che, anche in Molise, non arrivino i medici a gettone, ormai una realtà anche nella sanità che funziona come quella del nord Italia.
ls

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