I ‘Bonnie e Clyde’ della ciociaria sotto torchio. In mattinata la coppia di malviventi finita nella rete dei carabinieri dopo la rapina violenta a Palazzo Gamberale di venerdì scorso sarà interrogata dal Gip. Il giudice per le indagini preliminari vorrà ricostruire l’esatta dinamica dell’episodio che ha visto coinvolta la moglie del notaio Giuseppe Gamberale, trovatasi di fronte al rapinatore armato che, dopo averla strattonata e trascinata sul pavimento per i piedi, ha cercato di impossessarsi dei suo averi. Ma anche la figlia e il genero si sono trovati loro malgrado a contatto con quel ‘fuorilegge’: l’uomo si è scontrato con loro, facendoli cadere a terra, uscendo di corsa dall’appartamento preso di mira.
L’aggressore, il 40enne di Aprilia ammanettato lungo le scale dell’edificio, mentre tentava di fuggire, è recluso nel carcere isernino di Ponte San Leonardo da venerdì pomeriggio. La complice e sua ‘amante’, una 33enne originaria dello stesso centro in provincia di Latina, dopo una latitanza durata poche ore, è stata rintracciata a Pomezia e subito dopo rinchiusa nel penitenziario romano di Rebibbia. La posizione di quest’ultima potrebbe essere meno grave visto il suo ruolo da ‘palo’. Pare proprio che la donna non sia entrata nel palazzo, ma abbia aspettato che il suo ‘Clyde’ mettesse a segno il colpo per poi darsela a gambe. Le urla della signora Gamberale però hanno mandato in fumo i piani, mettendo in allerta la 33enne e il terzo membro del commando, anch’egli rimasto all’esterno.
Gli incarichi rivestiti da ogni componente della banda sono stati chiariti dalle indagini poste in essere nell’immediatezza del fatto e, ininterrottamente, nelle ore successive dai carabinieri del comando provinciale pentro. Per definire meglio tutto il quadro della vicenda ci si è avvalsi soprattutto delle immagini registrate dal sistema di videosorveglianza privato. Le telecamere si trovano sia all’interno, su ogni pianerottolo, sia all’esterno dell’immobile di via Libero Testa e quei ‘frame’ hanno dato un contributo prezioso agli investigatori.
La flagranza del reato e la violenza usata durante la rapina rappresentano degli elementi verso cui difficilmente ci si potrà opporre in sede di convalida degli arresti. In ogni caso gli accertamenti dei militari dell’Arma proseguono a ritmo serrato e l’obiettivo è quello di non tralasciare alcun dettaglio.
Intanto la moglie del notaio Gamberale, dimessa dall’ospedale Veneziale con 15 giorni di prognosi, per le contusioni riportate durante l’aggressione subita, è ancora sotto shock, così come i parenti che, come lei, hanno vissuto per la seconda volta una disavventura simile.
Il 3 marzo scorso quattro rapinatori a volto coperto e armati anche in quel caso di pistola e di coltelli picchiarono il figlio, Gabriele, mentre si trovava nel suo studio notarile in compagnia di alcuni clienti.
Il terzo complice
Un altro dato appare certo nell’intera vicenda: il terzo complice ha le ore contate. Sembra proprio che il cerchio attorno a questa persona si stia chiudendo. È un uomo, non molisano e, probabilmente, delle stesse zone dei due ‘compari’. I carabinieri lo hanno identificato e ora aspettano solamente il momento giusto per sorprenderlo e ammanettarlo.
VC

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