La crisi, il lavoro che non c’è, i mille problemi economici che bisogna fronteggiare per via di un imprevisto o di una malattia. E quando le proprie forze non bastano capita di finire, spinti dalla disperazione, nella rete di personaggi senza scrupoli. Succede anche a Isernia, realtà non certo immune dal fenomeno dell’usura. La conferma arriva con ‘Black Money’, l’operazione della Squadra Mobile che ieri mattina ha consentito di smantellare un’associazione a delinquere: sette arresti e tre denunce il bilancio del blitz scattato alle prime luci dell’alba. Al centro dell’inchiesta la famiglia rom Morello. Le ordinanze di custodia cautelare sono scattate nei confronti di Luigino Morello, dei suoi tre figli Celestino, Costantino e Leonardo e per le nuore del capofamiglia Samantha Di Rocco e Veronica Levakovic. Pesanti, per tutti, le ipotesi di reato formulate: usura, spaccio, estorsione e rapina.
È stato invece confinato ai domiciliari Antonino Mancini, unico ‘estraneo’ alla famiglia accusato di usura. Sono invece al vaglio degli inquirenti le posizioni dei tre indagati a piede libero.
Un’operazione imponente, che insieme agli agenti della Mobile ha visto impegnati anche sei equipaggi dell’Anticrimine di Pescara, due unità cinofile di Napoli e i vigili del fuoco di Isernia. Cinquanta in tutto i poliziotti entrati in azione. Dall’inchiesta è emerso che la famiglia rom prestava soldi a strozzo pretendendo in cambio, anche con la violenza, tassi di interesse che partivano dal 350% per arrivare anche al 1.200%. In un caso, ad esempio, per mille euro di prestito ne sono stati pretesi 50mila.
Il modus operandi, secondo gli inquirenti, era sempre lo stesso ed è stato possibile delinearlo grazie alle intercettazioni e alle videoregistrazioni eseguite all’interno del negozio di una delle vittime. I ‘clienti’ venivano messi a proprio agio, rassicurati sul prestito a fronte di alcune garanzie (immobili, auto, oggetti preziosi) . Prima di ottenere il denaro, si stabiliva un piano di ammortamento del debito. La restituzione doveva avvenire in un’unica soluzione, mentre l’importo delle rate (settimanali o mensili) riguardava gli interessi passivi. In mancanza del rispetto delle scadenze, era possibile ottenere una dilazione, ma con l’aumento del tasso di interesse in misura esponenziale e questo produceva un sistema ‘a vortice’ che non consentiva di saldare mai il dovuto.
Le indagini della Mobile sono partite nell’agosto del 2016, guidate dall’allora dirigente Fabio Capaldo e proseguite sotto il coordinamento dell’attuale vertice Luigi Vissicchio. Tutto è nato dalla denuncia dei genitori di un ragazzo tossicodipendente, che ha permesso di scoprire che la famiglia Morello non era dedita solo allo spaccio, ma anche all’usura. Nel corso dei mesi sono state effettuate numerose perquisizioni che hanno consentito di rinvenire e sequestrare ingenti quantitativi di eroina e cocaina, insieme a numerosi documenti, soprattutto assegni, che attestavano i prestiti con i relativi piani di ammortamento. Sequestrati anche dei fucili, risultati legalmente detenuti. Gli elementi raccolti hanno permesso di chiedere e ottenere dal gip le ordinanze di custodia cautelare. Così ieri mattina gli indagati sono stati arrestati e trasferiti nei penitenziari di Isernia, Chieti e Teramo. Uno degli arrestati ha accusato un malore e per questo si è reso necessario l’intervento di un’ambulanza di ‘Isernia Soccorso’.
Deborah Di Vincenzo

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