Manca un po’ al rinnovo del Consiglio comunale, ma l’argomento elezioni in città tiene banco da settimane. Il totosindaco è scattato da tempo e tra fughe in avanti, proposte improbabili (qualcuna anche indecente), il cosiddetto nuovo che avanza e gli schieramenti tradizionali, comincia ad emergere anche qualche ipotesi.
Intanto il Pd e i 5 stelle. Molto dipende da come andranno le regionali di settembre e poi è necessario capire se l’alleanza che attualmente sta governando il Paese tiene. Non è infatti da escludere che il premier Conte possa essere tentato dalle avances di Forza Italia e rimodulare la squadra di Palazzo Chigi. Magari facendo a meno di qualche grillino più integralista. Se ciò dovesse accadere o se la legislatura dovesse terminare in anticipo, a Isernia dem e Movimento correranno saparati. Il Pd potrebbe puntare su Maria Teresa D’Achille, che non ha mai nascosto l’ambizione di guidare la città. Per i 5 stelle è tutto più complicato. La storia recente insegna che quando hanno convenienza fanno decidere alla rete, quando no, decide, come accaduto per le comunali di Campobasso, qualcuno per tutti. E con buona pace di tutti.
Nel centrodestra la partita è tutta ancora da giocare. Tre, guardando ora lo scacchiere, le pedine di cui si attendono le mosse: Michele Iorio, Roberto Di Baggio (e Annaelsa Tartaglione) e Vincenzo Niro. Ed è tutto molto, molto complicato.
Difficile immaginare che Iorio possa trovare una intesa con chi oggi governa la Regione. Ma non è detto che quando si voterà a Isernia lo scenario sia quello odierno. Tanto per ragionare: Roberto Di Baggio ha digerito il siluro? Ha gradito lasciare la giunta regionale per far spazio a Quintino Pallante e accomodarsi sulla meno ‘comoda’ poltrona di sottosegretario? Lui e i suoi stretti collaboratori assicurano che si tratta di una promozione e che nulla è cambiato nei rapporti con il partito e con il governatore. È così?
Probabilmente sì, ma c’è pure che sostiene che Di Baggio, esperto e profondo conoscitore della politica locale, abbia subodorato che il gradimento dell’esecutivo regionale non è entusiasmante e quindi accettare di non farne più parte gli consentirebbe di sentirsi svincolato sia dalla coalizione e sia dal partito, così da poter agire con maggiore libertà alle comunali di Isernia. Come d’altronde ha fatto in occasione delle provinciali, appoggiando Alfredo Ricci, nemico giurato di Aldo Patriciello, big in Molise del partito del Cavaliere.
Vincenzo Niro è un’altra grande incognita. Pure lui pare non abbia gradito molto perdere la delega ai trasporti che Toma per un periodo ha trattenuto a sé e l’altro giorno ha assegnato a Pallante. Sarà un caso, ma alla la prima seduta di giunta dopo il rimpasto, l’assessore ai Lavori pubblici era assente. «Improrogabilmente impegnato altrove», ha fatto sapere. Ma la sua giustificazione non convince. Niro si è speso molto per i trasporti e ha preso pure i “pesci in faccia” sul gestore unico, rimediando una sonora bocciatura in Consiglio regionale, complice anche un’altra protagonista della vita politica isernina, che votò contro la modifica della legge: Filomena Calenda, meglio conosciuta come Mena.
Mena, che fino a qualche settimana fa era tra le nemiche giurate di Toma, reo di aver premiato prima Mazzuto e poi Marone, ha improvvisamente abbassato i toni. La consigliera si è molto riavvicinata a Forza Italia – dopo la parentesi con la Lega che le ha consentito l’ingresso nel dorato mondo di chi siede a Palazzo D’Aimmo – e in particolare alla deputata Tartaglione e al sottosegretario Di Baggio. La scintilla è scoccata nell’ultimo vertice di maggioranza, quello che si è tenuto a Campodipietra, dove i consiglieri regionali, in assenza di Toma (volutamente assente per non condizionare l’andamento dei lavori) hanno messo nero su bianco una serie di proposte per il presidente (deleghe ai consiglieri, rielezione di Micone alla presidenza del Consiglio al giro di boa, l’ingresso di Pallante in giunta, etc, etc). A quanto pare in quella circostanza Calenda voleva che la maggioranza assumesse anche l’impegno di candidarla a sindaco di Isernia, espressione dell’intera coalizione. L’impegno formale non c’è, ma Forza Italia le avrebbe garantito una possibilità. E cosa accadrà con gli aspiranti storici, come, per esempio, l’avvocato Raimondo Fabrizio?
E poi c’è la Lega. Che in Molise e a Isernia pure vuole contare. Il Carroccio, se non dovesse trovare la sintesi con gli azzurri e con Fratelli d’Italia, potrebbe puntare sul giovane commercialista Stefano Testa, che tra l’altro è molto amico del commissario Jari Colla, mandato da Salvini in Molise per rimettere in sesto il partito. Non è difficile incontrare Testa e Colla che passeggiano nei vicoli del centro storico del capoluogo pentro, a conferma del forte legame tra i due.
Infine, e non in ordine di importanza, le liste civiche e la cosiddetta società civile.
L’avvocato Oreste Scurti vorrà dire certamente la sua. Molto ha fatto discutere sui social una sua iniziativa in virtù delle prossime comunali. Discutere perché non tutti, evidentemente, hanno gradito.
Insomma, le nubi all’orizzonte sono grigie e c’è pure una fitta nebbia a rendere meno decifrabile il panorama. Tutto è in divenire, regna una gran confusione.
Ma per fortuna aspiranti ne abbiamo. Pure troppi.
ppm

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.