Si è conclusa nel giro di poche ore la fuga di 14 dei 19 migranti tunisini che, domenica pomeriggio, sono scappati dal centro di accoglienza di viale dei Pentri a Isernia nel tentativo di far perdere le proprie tracce. Scattato l’allarme e partite le ricerche, molti di loro sono stati individuati e fermati nel giro di poco da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Altri, stando a quanto si è appreso, hanno contattato gli amici rimasti nella struttura gestita dalla cooperativa ‘Il Geco’ per indicare la loro posizione, consegnandosi così spontaneamente alle forze dell’ordine.
Al momento dunque, all’appello ne mancano cinque e le ricerche vanno avanti senza sosta. Una situazione, quella che si sta registrando a Isernia, comune a tante altre realtà. I tunisini, arrivati a Lampedusa e poi trasferiti nei vari centri di accoglienza, fuggono perché sanno che nel giro di poco saranno espulsi dall’Italia. Sono tutti irregolari, quindi il rimpatrio scatterà in via automatica, un a volta terminata la quarantena. Il periodo di isolamento per i migranti ospitati in viale dei Pentri è stato prolungato fino alla fine del mese, perché uno dei tunisini è risultato positivo al coronavirus.
Intanto, anche alla luce dei recenti episodi, la loro presenza in città sta continuando a sollevare polemiche da più parti. Tante le proteste, ma c’è anche chi definisce tali atteggiamenti un “triste sciacallaggio politico”. È l’ex sindaco di Venafro Antonio Sorbo. «La cosa singolare – scrive su Facebook – è che quelli che oggi sbraitano, non solo sui social network, sono gli stessi che appena tre anni fa hanno alzato le barricate quando il sindaco D’Apollonio, forse mosso dal buon senso, aveva manifestato la volontà di far aderire anche il Comune di Isernia allo Sprar. Il povero primo cittadino lo annunciò anche in una riunione in Prefettura, precisando che però avrebbe dovuto prima confrontarsi con la sua maggioranza e con il consiglio comunale. Dove, per sua sfortuna, non trovò la maggioranza. Tutti contro. Basta andare a vedere i resoconti della stampa dell’epoca per rendersi conto di chi erano quelli che fecero le barricate contro lo Sprar. Il Comune di Isernia, quindi, nonostante gli appelli pubblici del prefetto dell’epoca, non aderì rinunciando alla possibilità di intervenire nella gestione dell’accoglienza, di creare un sistema di integrazione e di controllo e di eliminare dal proprio territorio i Cat/Cas. Perché l’accordo con la Prefettura (e quindi con il ministero dell’Interno) prevedeva che nei comuni dove fossero stati attivati gli Sprar, sarebbero stati eliminati i Cat/Cas. Noi a Venafro nel 2017, come amministrazione (ne sono tutti testimoni, a partire dall’allora – e anche adesso – assessore alle politiche sociali, Angela Tommasone) decidemmo di scegliere lo Sprar. Non fu una decisione facile anche perché pure a Venafro, all’epoca, c’erano gli urlatori, soprattutto in minoranza, che preconizzavano una inevitabile invasione di immigrati. Non fu facile perché anche all’interno dell’allora nostra maggioranza, non tutti furono d’accordo. Ma noi andammo avanti. Cosa è successo a Venafro? Che è stato attivato lo Sprar la cui gestione non solo è virtuosa ma rappresenta un modello di integrazione, tutti i Cat/Cas che allora erano attivi sono stati chiusi e quindi a Venafro quelli che sono appena sbarcati, magari anche contagiati dal Covid, non possono arrivare. La situazione è sotto controllo, i pochi immigrati che sono in città sono tranquilli, attivi, si stanno integrando e – conclude Sorbo – non ci sono problemi».

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