Una donna e un bambino aggrediti dal cane da guardia dei vicini, nel giardino della villetta di questi ultimi dove, però, si erano introdotti nonostante il cancello fosse chiuso a chiave dall’interno. Undici anni dopo il fatto di cronaca, i proprietari della villetta e del cane da guardia sono stati condannati al risarcimento del danno subito dal minore, rimasto ferito. Ma la questione non è destinata a finire così: il legale della famiglia nel cui giardino è avvenuto l’incidente, annunciano battaglia e si preparano al ricorso in Appello. La storia ha inizio nel luglio del 2010 quando, in un paese della provincia di Isernia, un’anziana (con una disabilità dell’udito e della parola) alla quale era stato affidato quel bimbo, si avventurò nella proprietà dei vicini assieme al minore, nonostante il cancello fosse chiuso dall’interno. Per riuscire ad entrare, la donna dovette infilare il braccio fra le inferriate e girare la chiave che appunto lo teneva chiuso dall’interno. Nel giardino, il cane da guardia – di grossa taglia – si scagliò contro il bimbo, entrato nella proprietà privata assieme alla donna. Minore che rimase ferito, rimediando alcuni punti di sutura al capo. Sul posto, in quel giorno di luglio, arrivarono i Carabinieri che eseguirono come da prassi i rilievi e raccolsero le testimonianze delle persone coinvolte. E anche gli uomini dell’Arma stabilirono che l’aggressione era stata consumata all’interno di una proprietà privata, completamente chiusa da un recinto. Per i proprietari della villetta, però, si aprirono due procedimenti: uno penale, da cui sono stati completamente assolti nei tre gradi di giudizio, ed uno civile. In questa sede, la parte lesa ha avanzato una richiesta di risarcimento danni da oltre 500mila euro. Con la sentenza emessa nei giorni scorsi, il Tribunale di Isernia ha condannato i proprietari di casa (e del cane) a risarcire la famiglia del bimbo rimasto ferito per oltre 100mila euro sebbene i legali abbiano tentato di dimostrare che quell’aggressione si fosse consumata nel giardino della loro casa, in una proprietà privata sulla quale né la donna né il minore avrebbero dovuto trovarsi visto che il cancello era chiuso a chiave. Nel procedimento penale, peraltro, per i primi due gradi di giudizio ai possessori del cane era stata riconosciuta una responsabilità del 20% con una responsabilità residuale dell’80% per i genitori della vittima e per l’anziana cui era stato affidato il bambino.
Tesi ribaltata dalla sentenza del tribunale di Isernia che non avrebbe tenuto conto, quindi, della responsabilità dell’anziana e dei genitori del bambino. Il caso quindi avrà una coda giudiziaria visto il ricorso avverso la sentenza di primo grado. Fiducioso il legale della famiglia coinvolta, Sandro De Paola. «Confido che l’appello possa fare chiarezza sui fatti di causa e che possa escludere la responsabilità dei miei assistiti».

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