Per le istituzioni locali e la procura della Repubblica di Larino lo sversamento di greggio in mare ci sarebbe stato, anche se di portata minore, non quei mille litri che sono circolati come notizia approssimativa e non confermata due giorni fa. E’ questa la novità saliente di ieri, nel secondo giorno pieno di perlustrazioni e di controlli anche nella profondità delle acque dell’Adriatico. A voler chiarire fino in fondo la vicenda è senza ombra di dubbio il procuratore capo Ludovico Vaccaro, che dopo le notizie attinte in questi ultimi due giorni, sia dagli organi competenti che dalla stampa ha deciso di aprire una inchiesta con l’ipotesi di inquinamento ambientale. “La perdita c’è stata – ha affermato lo stesso magistrato pugliese – ma l’attivazione del protocollo di emergenza ha evitato disastrose conseguenze”. Infatti, proprio per non lasciare nulla al caso, a conferma di come sull’ambiente non si scherzi, verranno vagliate tutte le ipotesi e saranno operate tutte le ricostruzioni utili a discernere quanto accaduto, con il perseguimento degli eventuali responsabili. La mancata presenza del greggio a pelo d’acqua, non rinvenuto nelle miriadi di ispezioni effettuate lungo il perimetro del campo Rospo Mare di proprietà della Edison, sarebbe stata giustificata dal fatto che gli idrocarburi avrebbero fatto massa solidificandosi e sprofondando negli abissi del mare, che in quel tratto arrivano anche a oltre 80 metri. L’azione di monitoraggio è proseguita anche ieri per mare, con tre ‘guardiacoste’ attive e il ricognitore della direzione marittima di Pescara, che insieme al comandante Claudio Manganiello sta coordinando e portando avanti questo intervento d’emergenza.

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