«Cosa ci insegna la vicenda di Radioterapia al Gemelli Molise». E’ questa la “lezione” di politica che viene impartita questa volta dalla componente Rete della Sinistra-Termoli Bene Comune. Un documento che parte dalla stretta attualità, con l’esigenza di sbloccare l’impasse che si è venuta a determinare dal primo marzo, ma che getta l’ancora più avanti, in sede di futura programmazione della sanità molisana.
«Il blocco, speriamo solo temporaneo, alla presa in carico di nuovi pazienti per le cure radioterapiche al Gemelli Molise apre un nuovo capitolo nella dolorosa storia del tracollo della sanità molisana. La giusta reazione di chi ha usufruito e usufruisce di questa terapia salvavita, con la raccolta di migliaia di firme, porterà, ci auguriamo, al superamento di questa impasse, che potrebbe costringere molti malati ad affrontare problemi gravissimi di spostamenti in altre regioni e allungamento dei tempi di cura, con i rischi connessi.
Come Rete della Sinistra comprendiamo la necessità assoluta di trovare una soluzione quanto più veloce possibile al braccio di ferro che oppone Regione e dirigenza Gemelli, e non entriamo per il momento nella questione di chi abbia effettivamente ragione: se c’è illegittimità nelle procedure fin qui seguite certo appare strano che il presidente Commissario e i dirigenti Asrem se ne siano accorti solo ora; se le rivendicazioni del Gemelli sono invece giustificate dagli accordi presi in passato appare incomprensibile l’accanimento a respingerle, con le conseguenze prevedibili per chi già vive condizioni di estrema fragilità.
Poiché però combattiamo da anni la buona battaglia per il diritto alla cura dei cittadini molisani, e lo facciamo in nome di un bene comune, la salute, che è diritto primario in Costituzione e che è dovere dello Stato assicurare in modo uniforme e ad alto livello in tutta la penisola, non possiamo esimerci dal rilevare che in questa triste vicenda esiste un convitato di pietra che si continua a non voler vedere; ed è la lezione ineludibile che questa storiaccia dovrebbe insegnare a tutti noi, amministratori e dirigenti sanitari in primis: le cure salvavita, da quelle oncologiche a quelle per le patologie tempo dipendenti e alla chirurgia d’urgenza, devono essere pubbliche, e possibilmente solo pubbliche.
Appaltarle in toto a privati porta inesorabilmente a rischiare le conseguenze che tanti molisani stanno sperimentando sulla loro pelle: la sospensione delle cure, impensabile in una struttura pubblica.
Le elezioni regionali sono vicine, e non possiamo far finta che al centro dello scontro politico non ci sia, e deve esserci, la sanità con i suoi giganteschi problemi.
E’ fondamentale rendersi conto che si deve imparare dai propri errori, e partire proprio dalla vicenda Gemelli per fare mea culpa, prima di tutto nei confronti dei malati: occorre porre al centro dell’agenda politica un capovolgimento di paradigma, che metta in sicurezza i diritti di chi sta male e ha bisogno di risposte tempestive di qualità nelle strutture pubbliche.
Perché i profitti d’impresa non c’entrano nulla con la vita delle persone, e quanto prima smetteremo di parlare di “azienda sanitaria” tanto meglio sarà per tutti noi».

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