Vibrata protesta da parte dei genitori della scuola dell’infanzia di via Cina, che appartiene al Terzo circolo didattico di Termoli. Per il terzo giorno consecutivo, infatti, ieri nel plesso mancavano riscaldamento ed energia elettrica. I bimbi per ovvi motivi sono costretti a stare nelle aule con addosso giacche e giubbotti. Una situazione di disagio evidente, che si assomma a criticità strutturali, come il guasto agli scaldabagni che fanno lavare le mani con l’acqua fredda anche con clima rigido. Dirigenza scolastica e assessorato all’Istruzione e ai Lavori pubblici dovrebbero conoscere questa vicenda, ma dopo 3 giorni di permanenza limite in uno stato inaccettabile l’intervento doveva essere urgente e immediato. E così, alla fine, è stato. Arrivata in tempo reale la replica del Comune di Termoli, o meglio la precisazione, sui problemi all’asilo di via Cina. «I problemi del riscaldamento e della corrente elettrica verificatisi nei giorni scorsi sono stati monitorati e seguiti dall’Amministrazione comunale fin dal momento in cui sono insorti. I lavori di sistemazione hanno richiesto diversi interventi e mercoledì sono stati risolti». Per quanto riguarda gli scaldabagni, l’ufficio stampa del Comune di Termoli ci riferisce che sono stati sostituiti nello scorso mese di ottobre. Lamentele, sempre nell’arco del Terzo circolo didattico, sono state espresse da genitori della primaria di via Stati Uniti, dove non funzionerebbe il riscaldamento e da tre giorni anche lì ci sarebbero bimbi in aula con i giubbotti. Infine, altra lagnanza su via Po. «I bambini fanno lezione al freddo, i convettori sono fatiscenti e rumorosi – riferisce un genitore – i Lavori pubblici ci hanno detto che sono stati interessati i tecnici del servizio di gestione e manutenzione “per l’esecuzione di un intervento di manutenzione sui ventilconvettori” di via Po. “Inoltre, si fa presente che la sostituzione dei suddetti dispositivi tecnici, ritenuti ormai obsoleti, è stata già preventivata e programmata per l’anno 2018”. Dopo lo scorso inverno siamo punto e a capo, ci vuole un’azione concreta».

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