Alle 10 tutti davanti all’ospedale San Timotero, “Vogliamo nascere a Termoli” il motto di una manifestazione di protesta che forse non avrà precedenti sul territorio. Mamme e donne di Termoli hanno incassato dopo l’appello lanciato dal gruppo social adesioni a pioggia, singole e associative e non solo.
Comunque, non solo mobilitazione politica, sociale e popolare contro la chiusura del Punto nascita di Termoli.
E’ stata lanciata anche una petizione online, sul sito Change.org e rivolta in primis al Capo dello Stato Sergio Mattarella, ma anche a vertici sanitari e politici, dal Governo, alla Regione e allo stesso presidio ospedaliero di viale San Francesco.
«Donne, mamme e padri unitevi a noi per il diritto di Nascere. Salviamo Ospedale di Termoli e i suoi reparti, curarsi è un diritto di tutti. “Noi donne per Termoli” ha lanciato questa petizione e l’ha diretta a Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana e altri 5 profili competenti. In chiusura il reparto nascita a Termoli, con la perdita al diritto di partorire a Termoli, mancanza di un reparto vitale come neonatologia per le mamme di Termoli e dei cittadini di tutta la costa. Raccogliamo le firme per avere il diritto di scegliere e salvare una nascita a Termoli, lunedì 1 luglio ore 10 all’ospedale San Timoteo a Termoli».
Intanto, «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore».
Lo afferma il consiglio diocesano dell’Azione Cattolica della diocesi di Termoli-Larino.
«Queste parole dell’incipit della Gaudium et Spes assumono per noi un significato ancora più attuale in questi giorni in cui si sta concretizzando la chiusura del Punto Nascita dell’ospedale San Timoteo di Termoli. Come Azione Cattolica della diocesi di Termoli-Larino, da sempre impegnata per la formazione delle coscienze e per la promozione del bene comune, esprimiamo profondo dissenso per questa scelta che priva le donne del nostro territorio di un diritto fondamentale come quello di ricevere cure mediche adeguate in prossimità di casa. Siamo consapevoli del fatto che la chiusura del Punto Nascite affondi le radici in anni di gestione poco oculata della sanità molisana, ma riteniamo che sia ingiusto far pagare alle famiglie lo scotto di una politica che non ha saputo mettere al centro le esigenze dei cittadini.
La nostra preoccupazione va al debito della sanità regionale che crescerà esponenzialmente nel momento in cui gran parte delle donne sceglierà di far nascere i propri figli fuori regione, considerata da un lato la situazione di disagio vissuta anche all’ospedale Cardarelli di Campobasso e dall’altro i problemi di viabilità che da sempre affliggono il nostro territorio. E come non pensare, ancora, alle donne che non hanno la possibilità di affrontare un viaggio per partorire, che non hanno una rete familiare o amicale che possa sostenerle in caso di un parto lontano da casa. Gli ultimi fra gli ultimi, i poveri, gli stranieri, le donne sole saranno, tra le vittime di questo provvedimento, sicuramente i più coinvolti. Ed anche per loro va ripensata una soluzione, che non sia quella della possibilità di usufruire di un’ambulanza del 118 visto che il sistema è al collasso, ma quella della riapertura del Punto Nascite.
Auspichiamo allora un dialogo proficuo tra le parti che, lungi dal rivangare le responsabilità politiche passate e presenti, sia in grado di arrivare al cuore del problema e trovare soluzioni adeguate che non ledano i diritti di nessuno. Allo stesso tempo, guardiamo con interesse alla manifestazione promossa dal gruppo Donne e Mamme Termoli per lunedì primo luglio fiduciosi che essa possa ottenere gli effetti sperati».

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