Partita l’azione di igienizzazione all’ospedale San Timoteo nella giornata di ieri l’altro, si attende la sanificazione vera e propria e quindi l’ulteriore pulizia post sanificazione, tre step fondamentali per poter poi riaprire il Pronto soccorso e tutto il presidio ospedaliero. Ma quando? L’auspicio generale era per lunedì prossimo, ma secondo qualcuno così non dovrebbe essere. E nella mail inviata dalla Asl di Vasto si ipotizza addirittura una settimana. «Faccio tutto quello che è nelle mie possibilità e nei doveri contemplati dal mio ruolo, per allestire un piano concreto, in più mosse, per dare ai nostri cittadini la necessaria assistenza qualora i numeri del Coronavirus dovessero mettere in affanno i presidi dell’Azienda»: questo l’impegno del Direttore generale della Asl Lanciano Vasto Chieti, Thomas Schael, esplicitato nella delibera adottata nella quale sono stati previsti interventi differenziati per livelli di complessità assistenziale. A Vasto resta Dea di I livello per accoglienza in urgenza di pazienti no Covid e pazienti sospetti non gravi da ricoverare in Malattie infettive, dove andranno anche altri pazienti con patologie di tipo infettivo no Covid. Continuerà a ricevere pazienti del Basso Molise fin tanto che non riaprirà l’ospedale di Termoli, probabilmente tra una settimana». E’ partita l’igienizzazione dell’ospedale San Timoteo, ma per la sanificazione vera e propria si dovrà aspettare. Era prevista la riapertura del presidio ospedaliero lunedì prossimo, ma giungono notizie dall’Asl di Vasto che parlano di una settimana. Nicola Felice, portavoce del Comitato San Timoteo fa delle considerazioni a riguardo. «Viene da chiedere se e quando la Regione Molise in accordo con il Commissario ad acta approva le misure di urgenza con incremento di posti letto di terapia intensiva e individuazione di strutture per un piano eccezionale di quarantene. Ancor più importante è mettere in essere il piano straordinario per le nuovi assunzioni di medici specializzati, specializzandi, laureati in medicina, infermieri, operatori socio-sanitari, a tempo determinato, con immediata pubblicazione degli avvisi di interessi. Ciò in base a quanto è stato definito nei decreti sull’emergenza Coronavirus. Altre regioni, anche commissariate come il Molise, hanno provveduto in merito. Essere tempestivi in merito è di estrema importanza considerata la grande richiesta di personale sanitario e la poca offerta. Diversamente dobbiamo sperare di diventare colonia della Cina, ed avere oltre alle apparecchiature anche il personale sanitario utile all’emergenza». «Siamo giunti ormai al nono giorno dalla completa chiusura dell’ospedale San Timoteo unico presidio per l’intero basso Molise, con una popolazione il oltre 130 mila, per contagio da Coronavirus, e isolamento il buona parte del personale in servizio, in primis al Pronto Soccorso, oltre a il personale sanitario della postazione di Termoli del 118. Ad oggi nulla è cambiato con una situazione ad alto rischio e che, fortuna ha voluto, nei giorni scorsi non si sono verificati casi di urgenza per patologie tempo dipendenti: infarto, ictus, traumi da incidenti, e altro ancora. Dalle ultime dichiarazioni rese agli organi dell’avvocato Oreste Florenzano, Direttore Generale dell’Asrem, pare che ci sarà la tanto sospirata sanificazione dell’ospedale, per poi seguire, non indicando la data, la riapertura e ripresa dell’attività ospedaliera. A questo stato dell’arte, non ci resta che continuare a incrociare le dita! Mentre non sono note le cause che hanno generato il Coronavirus, ben evidenti invece risultano gli effetti che stanno procurando nel mondo intero, oggi ancor più nel nostro paese, soprattutto nelle regioni del nord, e che a seguito del rientro nelle regioni di origine, di tanti cittadini residenti a nord potrà facilitare la diffusione del virus, mettendo a nudo tutte le criticità del servizio sanitario soprattutto nelle regioni che da anni sono in piano di rientro, come il Molise che presenta una gestione deficitaria, con strutture sanitarie e personale ridotto a lumicino, e che con difficoltà riesce appena a garantire l’assistenza ordinaria. Ciò è dimostrato anche dalla grande e crescente mobilità passiva che si registra da anni. Gli effetti del Coronavirus, che sempre più si mostrano devastanti e di difficile controllo, ha scosso il mondo politico, che in verità da al meno due decenni ha prestato poca attenzione riducendo il finanziamento alla Sanità, il numero sufficiente a soddisfare la richiesta di personale sanitario: dirigenti medici, specialisti, infermieri e altro ancora. Di positivo, oltre al decreto legge per le direttive di emergenza, vi è anche quello con le misure straordinarie per l’arruolamento di medici, infermieri e personale sanitario, compreso il richiamo dei sanitari in pensione e molte disposizioni per il potenziamento del Servizio sanitario nazionale.
Già per il 2020 si stanzia 845 milioni (di cui 660 per il personale e 185 per acquisto di apparecchiature per la terapia intensiva) per rendere immediatamente attuative una serie di misure straordinarie sul personale (20mila operatori sanitari pubblici), sulle apparecchiature e sull’assistenza. Iniziativa del governo lodevole , ma non più procrastinabile, che ripara, quasi a “lavarsi la coscienza”, gli errori perpetrati dalla politica in passato. Restano però anche le difficoltà in quanto pur assumendo personale, soprattutto quello giovane . occorre il tempo per formarlo e pronto per l’emergenza. Stessa cosa per il personale necessario a far funzionare le attrezzature e macchine tecnologicamente avanzate che ora possibile acquistare. Certo i frutti maggiori nel tornare ad investire fortemente sul servizio sanitario nazionale si vedranno in un prossimo futuro, e saremo capaci di affrontare meglio, sull’intero territorio nazionale , una eventuale nuova emergenza sanitaria. Oggi per evitare il peggio e che possano estendersi anche da noi le criticità presenti nelle regioni del nord pur avendo un servizio sanitario eccellente, non resta ad ognuno di noi che seguire e rispettare le indicazioni emanate dalle autorità, per il bene proprio, dei suo cari e dell’intera collettività».

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