Dopo una scorsa settimana di presunta calma, con pochi pazienti Covid ricoverati all’ospedale San Timoteo, di nuovo picco di contagiati nel reparto di Medicina d’urgenza in viale San Francesco, con 6 positivi tra i degenti. Situazione che si è sbloccata soltanto nel tardo pomeriggio di ieri, quando dall’Asrem hanno autorizzato il trasferimento di tre dei 6 pazienti al reparto di Malattie infettive dell’ospedale Cardarelli, da ieri aumentato del 50%. Insomma, una boccata d’ossigeno, a cui si è arrivati però dopo una giornata fitta di polemiche sull’emergenza sanitaria. Per il segretario regionale dem Vittorino Facciolla, «La situazione sanitaria in Molise precipita di ora in ora. Aumenta il numero dei contagi e, di conseguenza, il numero dei pazienti che necessitano di ricovero in Ospedale. Il fallimento della gestione dell’emergenza Covid del duo Florenzano-Toma è ormai nei fatti. Non aver creato un ospedale Covid sta facendo sì che il Cardarelli di Campobasso non sia più in grado di gestire l’emergenza e si stiano saturando man mano tutti gli altri ospedali della regione. Il Cardarelli non ha più posto in rianimazione. Il reparto di medicina d’urgenza del reparto San Timoteo di Termoli è al collasso. La dottoressa Scafarto ha convocato con la massima urgenza tutti i dirigenti di chirurgia, chirurgia vascolare, senologia, oculistica ed urologia per chiedere la loro disponibilità ad intervenire su Termoli ed Isernia su pazienti che necessitano della terapia intensiva. Il personale è sfiancato dai turni e come sappiamo gli Oss (operatori socio sanitari) assunti come partite iva, in caso si ammalino, non hanno diritto a copertura sanitaria né vengono pagati in caso di malattia. Se si fosse affrontata l’emergenza con serietà e lungimiranza gli Oss ed il personale sanitario avrebbe dovuto essere assunti con contratti quanto meno a tempo determinato: le risorse economiche e finanziarie c’erano e ci sono. In tutto ciò non vorremo fare la fine della Calabria dove, un commissario alla Sanità non sapeva che avrebbe dovuto redigere un piano Covid; il nostro commissario, concorrendo con le gravi colpe di Toma e Florenzano evidentemente lo ha fatto in modo inadeguato alle esigenze dei molisani. Ed ora la situazione è al collasso». In merito alla “lettera aperta ai vertici dell’Asrem e al sindaco di Termoli” sulla questione San Timoteo della “Rete della Sinistra – Per Termoli Bene Comune”, il sindaco Francesco Roberti ha reso noto che, quanto inviato alla stampa nei giorni scorsi, sarà tramesso alla Procura della Repubblica di Larino per verificare se corrisponda a realtà. Nello specifico nella lettera aperta inviata a firma del consigliere comunale Marcella Stumpo si riporta di “Aver ricevuto da fonti attendibili notizie estremamente preoccupanti sulla situazione gestionale del San Timoteo di Termoli: nel nosocomio, che non è presidio Covid e non risulta quindi avere organizzato i basilari presidi precauzionali (ingressi separati, pronto soccorso con Aree Covid e non Covid, sezioni di terapia intensiva separate) sarebbero presenti, specie nella medicina d’urgenza, pazienti sospetti e conclamati per quanto riguarda il virus, ingenerando così potenziali gravissimi rischi per chi continua ad accedere a prestazioni sanitarie ordinarie. Cosa ancora più grave, l’ospedale Cardarelli non accetterebbe (come dovrebbe in base ai protocolli nazionali, in quanto attualmente unica struttura Covid in regione) il ricovero immediato dei predetti pazienti, ma interverrebbe solo in caso di condizioni gravi, nonostante le richieste dei medici del San Timoteo di gestire presso il Cardarelli tutti i ricoveri Covid. Da qui la presenza contemporanea di pazienti affetti da virus o sospetti tali e di pazienti “normali”, che ci è stata segnalata”. Tali dichiarazioni hanno indotto il sindaco ad inviare all’Asrem una nota per fare chiarezza sull’argomento. La stessa, per conoscenza, è stata inviata alla Procura della Repubblica di Larino. «Il Comune di Termoli segue puntualmente l’evolversi della situazione ponendo in essere tutte le misure necessarie atte a contenere il diffondersi del contagio. Tuttavia, si evince dai vari comunicati della Rete della Sinistra una enorme contraddizione. Da una parte si accusa della totale carenza di personale e mezzi del San Timoteo per fronteggiare l’emergenza Covid. Dall’altra si chiede che Larino diventi centro Covid non si sa però con quale personale viste le difficoltà che vivono gli ospedali molisani». Insomma, il piccolo Molise e l’ancor più piccolo basso Molise stretti nel cuneo di regioni più grandi dove l’emergenza sanitaria è maggiore, sia per il diverso tenore demografico, sia perché l’epidemia corre evidentemente più veloce. A Sud la Puglia è in fascia arancione, questi evidenzia una maggiore criticità, al di là delle tare che si vogliono fare sui criteri con cui è stata impostata la prima ordinanza del Ministero della Salute. Negli ultimi giorni rileviamo un fenomeno, con alcuni pazienti positivi dell’Alta Puglia che si sono rivolti direttamente all’ospedale San Timoteo, non a caso ci sono comuni della Daunia nel bollettino Asrem, come Serracapriola e Poggio Imperiale. Col reparto di Medicina d’Urgenza saturo e quello di Malattie infettive in ampliamento al Cardarelli, si affaccia al confine Nord un’altra situazione critica, si riferisce all’Abruzzo e in particolare alla provincia di Chieti, Asl di competenza che territorialmente è prossima al Molise. Voci di corridoio di ieri mattina parevano orientare l’Abruzzo a chiedere ausilio al Molise sul ricovero di contagiati, ma qui già la situazione è in bilico e i decessi, dentro e fuori il Cardarelli (tre emersi ieri, più altri 3 a Vinchiaturo, nella casa di riposo) avvengono quotidianamente. A ‘sconforto’ di questa lettura, l’Asl teatina proprio nel pomeriggio di oggi ha annunciato una riorganizzazione dei posti letto, visto che sono in via d’esaurimento e si dibatte a livello nazionale se l’Abruzzo vedrà inasprita l’attuale fascia gialla.
«Stiamo studiando tutte le soluzioni possibili – rassicura il Direttore generale della Asl della provincia di Chieti Thomas Schael – per aver maggiore disponibilità di posti letto, ma questo non vuol dire che non saranno ricoverati altri pazienti che dovessero arrivare nelle prossime ore. Nessuno sarà rimandato indietro, e ognuno troverà posto in qualche modo nelle nostre strutture. E quanto accaduto nella giornata di ieri, con le ambulanze rimaste in attesa sul piazzale del Pronto Soccorso, non deve far prefigurare scenari apocalittici: i mezzi sono arrivati in contemporanea, e per evitare che si trovassero insieme al triage pazienti Covid sospetti o accertati con altri malati, si è preferito lasciarli in ambulanza in attesa dei risultati del tampone rapido, che necessita di poco più di venti minuti. L’attesa, quindi, è stata determinata da una scelta di tipo prudenziale, e non dalla difficoltà a trovare una collocazione». Intanto, ieri la Rianimazione dell’ospedale di Vasto ha aperto ai malati Covid, e i 4 posti letto a disposizione sono stati già occupati. Per la giornata di oggi è stata indetta una riunione dell’Unità di crisi della Asl, durante la quale saranno messe a punto nuove misure per riorganizzare l’assistenza, nell’ambito delle strutture aziendali, e individuare altri spazi da destinare ai contagiati.

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