I sindacati del comparto sanitario hanno perso la pazienza, oltre che le aspettative, sistematicamente eluse e tradite – a loro dire – sulla gestione dell’emergenza Covid nel Molise. Parole dure quelle pronunciate ieri mattina a Termoli. Dopo i presidi dinanzi all’ospedale Cardarelli e la lettera ai vertici della filiera sanitaria nazionale e regionale, le organizzazioni sindacali del comparto, sia le tre sigle confederali di Cgil, Cisl e Uil, che Fials, Fsi e Nursing-Up, hanno promosso dalle 10.30 alle 13, un altro sit-in per manifestare il dissenso sulla gestione dell’emergenza Covid in Molise.
Sul posto a controllare il rispetto rigoroso delle norme anti-Covid personale del commissariato di Polizia di via Cina e del comando compagnia dei Carabinieri di via Brasile.
Presenti anche Cinzia Ferrante e Debora Staniscia, presidente e vicepresidente del comitato Molisanità#L113.
Per Gianni Notaro, segretario generale Cisl Molise: «Le federazioni che seguono il pubblico impiego e la sanità stanno dimostrando perché la gestione sanitaria in Molise non va. Non c’è l’attenzione alle persone, non ci sono gli organici adeguati per poter tamponare e, soprattutto perché, l’atteggiamento di chi si occupa di sanità in Molise a livello di vertice, dal Presidente a Florenzano e Giustini, non tiene conto neanche delle segnalazioni adeguate e puntuali che possono fare anche le federazioni. Quindi, questa è la motivazione. In linea con gli altri presidi, svolti davanti agli altri ospedali, oggi siamo qui a Termoli.
Rispetto alla pandemia, qui in Molise, innanzitutto non abbiamo una gestione adeguata, la struttura Covid non è ancora pronta, il personale non è sufficiente per sostenere tale situazione e, soprattutto, l’unico presidio atto a fare questo, quello di Campobasso, non riesce a garantire la funzionalità. Poi, è chiaro che tutto questo si è calato in un contesto regionale di una sanità che già era al collasso, sia per le decisioni assunte sia per tutto quello che attiene la gestione ordinaria».
Fernanda De Guglielmo, segretaria regionale Fsi-Usae: «Sono molteplici i motivi di questa manifestazione. Sono tutte questioni che si trascinano, ormai, dal mese di marzo per quanto riguarda il Covid. Effettivamente, forse, all’inizio siamo stati un poco più attenti nei percorsi e quant’altro. Dopodiché, mi pare che questo ospedale sia abbandonato a sé stesso. Non abbiamo più neanche un punto di riferimento in direzione sanitaria, per cui non riusciamo a risolvere i problemi più semplici e quotidiani. La Scafarto quando le sottopongono i quesiti risponde con “beh allora chiudiamo e andiamo tutti a Campobasso”, questo è un ricatto bello e buono. Se lei è venuta qui per chiudere l’ospedale di Termoli, non glielo lasciamo fare! E a noi, questo modo di fare non va bene. Tra l’altro, anche il Covid che era un incentivo messo a livello nazionale, i fondi dati alla Regione la regione non li ha trasferiti all’Arem per poterli elargire e, soprattutto, non ci convocano nemmeno, perché per quel fondo vanno comunque stabiliti i criteri. I criteri non sono stabiliti, non c’è un confronto con le organizzazioni sindacali. Pensano, così, di fare tutta in completa autonomia, inviandoci persino dei documenti già firmati da loro che, noi, dovremmo solo sottoscrivere senza nessun confronto. Siamo qui in difesa di tutti gli ospedali del Molise».
Antonio Amantini, segretario generale FP-Cgil: «Noi nella prima fase della pandemia, in un momento di emergenza nazionale, abbiamo abbassato i toni, poi abbiamo chiesto che si utilizzasse il periodo post prima fase per correggere gli errori della prima fase. Ci siamo resi conto che questo non è avvenuto. Ci siamo resi conto che, per quello che riguarda la sicurezza, non è stato fatto nulla che, appunto, potesse mettere in sicurezza pazienti e operatori. Per sicurezza intendo percorsi Covid separati da percorsi non Covid. Per sicurezza intendo percorsi separati sporco e pulito, cioè materiali sporchi e puliti.
Non aver fatto questo, ha fatto sì che il personale e i pazienti dell’ospedale si sono infettati. Inoltre, la scelta scellerata di non creare un ospedale dedicato ai pazienti Covid, ha fatto sì che, gli ospedali molisani, Campobasso, Termoli e Isernia, diventassero ospedali a prevalenza Covid, dove è praticamente impossibile e difficile curare tutte le altre patologie. Non aver orientato la scelta di un ospedale dedicato, ha fatto sì che questi ospedali sono pieni di malati Covid. Noi chiediamo in questa vertenza, le assunzioni di personale perché assistiamo, in questi giorni, a tanto personale infettato che deve stare in isolamento a casa. Chiediamo che il personale che viene chiamato eroe venga valorizzato anche dal punto di vista economico. In questo ospedale c’è personale che deve prendere delle indennità risalenti al 2016».
Carmine Vasile, segretario regionale Fials-Confsal: «abbiamo ottenuto solo promesse. Purtroppo in una fase di pandemia come questa, dovevamo remare tutti insieme, aziende, sindacati e istituzioni, affinché questa pandemia venisse gestita diversamente da come viene gestita. La conclusione sindacale è una gestione fallimentare. Lo abbiamo detto e abbiamo avuto pazienza da aprile in poi, con la speranza che tutte le istituzioni si attivassero affinché si individuasse a livello di Regione Molise, un ospedale dedicato. Invece, oggi, ci interroghiamo nella condizione che tutti e tre gli ospedali maggiori hanno una promiscuità indistinta. Questo non doveva accadere. Ecco perché stiamo contestando la gestione, perché così facendo si sta rischiando la vita, sia il personale dipendente sia i nostri concittadini. La gestione, ripeto, è stata fallimentare. Siamo al limite, al massimo dell’esasperazione alla quale ci hanno portato. E siamo arrivati a dire a chi ci ha gestito finora, per favore fatevi da parte!»
Tecla Boccardo, segretaria generale Uil Molise: «Noi abbiamo denunciato tutte le cose che non vanno e che creano rischio e disagio ai lavoratori, ma rischi enormi anche per i cittadini, soprattutto per la sicurezza dei cittadini perché noi vediamo quello che accade nei reparti dei vari reparti. Il sistema è totalmente disorganizzato e questa disorganizzazione crea disorientamento dal punto di vista dei malati che si recano negli ospedali. Una disorganizzazione che crea anche paura perché siamo partiti con l’idea di Florenzano e del Presidente Toma di avere un ospedale Covid a Campobasso ma ci ritroviamo, oggi siamo qui a Termoli, alla fine ad aver pazienti Covid anche negli altri ospedali. E questo comincia, davvero, a disorientare, a preoccupare e a spaventare. Sono tanti gli operatori che si sono infettati, sono tanti gli operatori ai quali vengono chieste di fare 12 ore di lavoro, sono lavoratori ai quali viene chiesto di rinunciare alle ferie. Oggi se i servizi, in qualche maniera, danno qualche risposta ai cittadini è soltanto per l’organizzazione, autorganizzazione dei lavoratori stessi, non perché ci sia una buona organizzazione. Abbiamo i percorsi che sono abbastanza confusi, sporco-pulito, Covid-non Covid, le persone che hanno bisogno di curare altre patologie che non sono Covid e che non riescono a trovare risposte all’ospedale di Campobasso e che, purtroppo, non riescono più a trovare risposte neanche all’ospedale di Termoli o ad Agnone, perché si sta sempre più coinvolgendo questi altri ospedali nel problema della pandemia e, quindi, con il Covid.
Noi avevamo già una sanità estremamente fragile. Le criticità, in questo momento, stanno venendo fuori in maniera molto più violenta. E, in questo momento, dopo una sanità già precedentemente distrutta, la situazione attuale le ha dato il colpo di grazia. Noi chiediamo l’intervento del governo, abbiamo scritto al ministro Speranza affinché possa gestire questa pandemia perché dal nostro punto di vista, questa pandemia non è gestita in modo adeguato.
Ci sono delle sovrapposizioni eccessive tra le varie parti, quindi commissario, sub commissario, direzione Asrem e politica. Delle sovrapposizioni che sono intollerabili e che hanno portato a perdere otto mesi di tempo, senza che nulla si sia organizzato adeguatamente per affrontare questa seconda ondata. Nulla è stato fatto! Si è arrivati con 1000 chiacchiere, 1000 litigi a non avere un ospedale dedicato che poteva curare i pazienti Covid. Oggi, il disastro lo possono guardare tutti e soprattutto mi dispiace che questo disastro ricade tutto sulla pelle dei malati e dei lavoratori».
Cinzia Ferrante e Debora Staniscia, presidente e vice presidente del comitato Molisanità #L113: «Siamo qui a supportare l’iniziativa dei sindacati di categoria in quanto riteniamo che la solita frase propinata “è tutto sotto controllo” vada un attimino ridimensionata. La dignità dei lavoratori è sempre al primo posto e, noi, è da tempo che cerchiamo di far passare questo messaggio. Era doveroso essere qua, oggi, a supporto.
Abbiamo iniziato a muovere i primi passi nel settore della sanità, nel senso più ampio del termine. Il diritto alla salute, tutto ciò che concerne sia il diritto dei lavoratori, di lavorare in sicurezza soprattutto in questo periodo di pandemia, sia dal punto di vista degli utenti che si sono visti togliere molti servizi essenziali. A partire dai malati oncologici, perché non esiste solo il Covid, a partire dalle mamme partorienti che hanno dovuto partorire da sole per questioni di sicurezza, allo scarseggiare, addirittura, dei farmaci all’interno dei reparti, allo scarseggiare del personale che non riesce più a garantire i servizi essenziali per la sicurezza e per il diritto alla salute.
La Asrem è una grande squadra, ma quando parliamo di Asrem parliamo di medici, infermieri, degli operatori sanitari in senso lato, dei portantini, di coloro che conducono le ambulanze, non parliamo di chi siede nei palazzi e prende decisioni senza neanche sapere quello che sta decidendo».

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