«Siamo al verde, chiusi dal 7 febbraio! Ci state portando al fallimento!» oppure «Tutti aperti, tranne noi! Chiusi senza aiuti! Almeno fateci lavorare, corrotti!» Lo spirito dei commercianti termolesi, che da quasi due mesi non possono aprire, tranne consegne a domicilio (al lumicino) fino al 28 marzo, si spera almeno solo fino ad allora, è tutto impresso nei cartelli portati ieri con veemenza davanti all’ingresso principale del municipio in via Sannitica. L’umore nero, a far da contraltare a una zona rossa la cui conferma è stata come agitare il vello carminio davanti a un toro, era trapelato già nel fine settimana, appena diffusa la notizia dello stop prolungato fino alla domenica delle Palme. Decine gli esercenti che in forma spontaneamente organizzata si sono portati all’uscio del palazzo di città, sperando di interloquire col sindaco Francesco Roberti, ma l’aspettativa è stata delusa, vista l’assenza del primo cittadino, che si trovava a Palazzo Magno, come ogni lunedì, per gli impegni da presidente della Provincia di Campobasso. Toni accesi, anche di più, per denunciare lo stato di autentica prostrazione della categoria. In prima battuta si è recato da loro l’assessore Michele Barile, ma poi l’assenza del primo cittadino, impegnato alla Provincia, ha fatto slittare a oggi il confronto con la categoria, ma il clima era davvero incandescente, slogan e cartelli all’ingresso, poi chiuso dagli operai che stavano lavorando, incastro micidiale che è stata come benzina sul fuoco, con i commercianti che si sono sentiti chiudere la porta in faccia. Poi è sceso parte dello staff del sindaco, a dare disponibilità per l’incontro di martedì mattina. Bersagli della manifestazione il Governatore Toma e lo stesso Roberti, poiché a dire degli esercenti la situazione epidemiologica attuale non vedrebbe suffragata la decisione di lasciare Termoli in zona rossa. Ieri, come se qualcuno avesse voluto mettere il sale sulle ferite non c’è stato alcun contagio sul territorio, ma 26 guariti. Categorie da due mesi sono allo sbando a causa delle restrizioni e l’ira degli esercenti è rivolta in due direzioni, su chi ha preso le decisioni di prorogare la zona rossa a Termoli e anche la differente opportunità di stare aperti o chiusi a seconda della categoria merceologica. Chiesti ristori immediati per coprire i costi fissi, come avvenne a Codogno l’anno scorso.

Emanuele Bracone

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