Con l’emergenza sanitaria che corre molto più veloce di quanto facciano le soluzioni, i titolari di partita Iva mostrano il lato più duro della pandemia: ormai allo stremo, con i negozi chiusi da quasi sessanta giorni, le bollette che continuano inesorabili ad arrivare e gli aiuti che tardano, i commercianti di Termoli sono tornati in municipio per parlare con il sindaco Francesco Roberti. Dopo la protesta di lunedì contro il proseguo della zona rossa a Termoli per un’altra settimana, quando quasi tutto il Molise è tornato in zona arancione, i proprietari dei negozi sono stati ricevuti dal primo cittadino: in fila indiana, con le mascherine e dopo aver misurato la temperatura corporea, una delegazione è salita al primo piano di palazzo Sant’Antonio mentre gli altri attendevano, all’esterno e all’interno del Municipio, fiduciosi. «Più che aspettative mi piacerebbe ricevere risposte e chiarimenti – è il commento di una commerciante – Venerdì è stata annunciata la zona arancione e noi ci siamo attivati per poter rendere attiva la nostra attività da lunedì. Invece, dopo 24 ore, si sono rimangiati la parola. È una grande delusione, oltre al danno la beffa. Siamo chiusi dall’8 febbraio, non abbiamo risposte e delucidazioni, ma abbiamo spese, affitti, contributi e stipendi da pagare e non abbiamo alcun aiuto. La situazione sta diventando insostenibile. Non sappiamo cosa accadrà domani, mi piacerebbe sapere se apriremo e, nel momento in cui apriremo con le accortezze del caso, sapere per quanto tempo potremo lavorare». Prima l’incontro in delegazione, durato oltre un’ora, tra il sindaco Francesco Roberti e tre esercenti, guidati da Maurizio Giamberardino, Elvira Macrellino e Cinzia Di Pietro. Quindi, il primo cittadino è sceso nell’area al pian terreno, affrontando tutti gli altri che si sono recati oggi in municipio, sotto gli occhi vigili delle forze dell’ordine: Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Vigili urbani. Ristori, categorie merceologiche, zona rossa, festività pasquali, ma anche altre criticità quelle emerse in un confronto schietto, a toni naturali, senza filtri, qualche volta accesi, come ieri del resto.
L’esasperazione è massima, ma il messaggio lanciato dal primo cittadino è stato quello di fare squadra tutti assieme, non aver paura di segnalare comportamenti scorretti e attenersi alle regole.
Sulle future provvidenze, nell’auspicio che divengano realtà, c’è da fare pressing su Toma, sindaco e commercianti assieme.
La crisi del comparto aveva tenuto banco lunedì per l’intera giornata, non solo per il sit-in degli esercenti,
Due pomeriggi, fa infatti, si è recato nella sede della Giunta regionale, assieme al primo cittadino Francesco Roberti, anche lui nel capoluogo per impegni istituzionali alla Provincia, di cui è presidente.
«L’incontro è andato bene. Abbiamo chiarito anche alcuni misunderstanding che si erano creati nella giornata di ieri, mossi dalla frustrazione a cercare risposte. Di fatto, il sindaco nella giornata di ieri non era presente perché era in Provincia. Poi ci siamo incontrati e, insieme a lui, siamo andati da Toma al quale abbiamo sottoposto le varie problematiche di cui abbiamo ridiscusso adesso insieme ai miei colleghi. I temi affrontati sono quelli della comunicazione che non ha aiutato in questa fase. Perché siamo partiti dal passare in zona rossa a zona arancione e, quindi, eravamo pieni di euforia pur avendo fatto uscire un comunicato in cui si chiedeva di tenere alta l’attenzione. E, poi, subito dopo ci hanno tagliato le gambe, facendoci ripiombare, solo noi di Termoli e gli altri tre comuni, in zona rossa – spiega la delegazione – questa cosa ci ha creato grossi problemi, in quanto già eravamo pronti per ripartire, avevamo tutto pronto, avevamo avvisato i nostri clienti pronti ad accoglierli in sicurezza. E, in realtà ci ritroviamo con le mani in mano, con le nostre attività di nuovo chiuse. A questa chiusura si è aggiunta una deroga che ci ha lasciato molto perplessi, quella per il servizio alle persone, parrucchieri, estetisti e barbieri, che potevano continuare a svolgere le loro attività. Abbiamo chiesto conto anche di questo, c’è stata data una spiegazione che ci lascia comunque perplessi. Di fatto è così e non possiamo che prenderne atto. Cerchiamo di chiedere degli aiuti perché, a questo punto, noi non ce la facciamo più. Siamo chiusi dal 7 di febbraio dopo le varie ordinanze che ci costringono ancora a star chiusi dopo un periodo non facile, siamo allo stremo delle forze. Non chiediamo l’elemosina ma almeno un aiuto. Il decreto legge del governo Draghi non sarà la soluzione perché, a conti fatti, facendo una simulazione, su una perdita di 100 mila euro, fatturato durante l’anno, arriveremo a 1500-2000-3000 euro di ristori. Il 3% del danno subito. Ma molti di noi neanche ci rientreranno, perché i parametri sono altissimi. Abbiamo chiesto a Toma e oggi pure al sindaco e loro ci hanno assicurato che ci saranno dei fondi dedicati alle zone rosse per ordinanze locali. Questi fondi verranno messi a bilancio, quindi dobbiamo aspettare il prossimo bilancio regionale che sarà, presumibilmente, nella metà di aprile. Dopo di che verranno pagati i precedenti bandi regionali, il famoso click day di maggio del precedente bilancio verrà saldato, si spera, al più presto. Ormai siamo a un anno dall’emanazione di questo bando. Il bando dei ristori emanati a novembre, rientrano nel nuovo bilancio, quindi dobbiamo comunque aspettare. Insieme alla giunta comunale, i prossimi passi sono quelli di stilare un documento unitario da presentare a Toma, con cui avremo, grazie al sindaco, una call conference nei prossimi giorni e chiederemo dei fondi dedicati a Termoli. Il prossimo passo sarà aspettare i prossimi fondi che dovrebbero arrivare dal governo centrale nelle casse comunali per ristorare le attività locali. Sembrerebbe, detta così, che aspettiamo una montagna di soldi, ma noi da un anno che non vediamo il becco di un quattrino. Avanziamo solo le nostre richieste e aspettiamo riscontri.
Speriamo di aprire il 29 marzo, aspettiamo i risultati dell’Asrem».

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