Toccante cerimonia ieri mattina nel piazzale della Concattedrale di Venafro per ricordare le vittime civili cadute sotto i bombardamenti dell’ottobre del 1943. Venafro ora ha una targa in memoria di quella tragedia che ha segnato la storia della città, lasciando cicatrici mai rimarginate del tutto. L’Amministrazione comunale, in collaborazione con l’Associazione “Winterline”, hanno voluto ricordare, tra l’altro, la cerimonia del 2019 grazie all’interessamento della compianta consigliera Annamaria Buono: una promessa mantenuta.
Durante la cerimonia di ieri sono stati ricordati i 18 civili che in quelle tragiche giornate di ottobre persero la vita. I loro nomi già scolpiti nella memoria di tutti, oggi sono a perenne ricordo dell’immaginario collettivo. Questi i 18 civili: Lucio e Paolo Andreozzi, Giovanni Colangelo, Luigia Conte, Antonio Giannini, Maria Carmela Iannacone, Giacinta Leva, Clara, Filomena e Giacomina Natale, Fernando Ottaviano, Bambina Policella, Crescenzo Ricchiuti, Emilia Tagliaferro, Michelina Testa, Mario e Nicandro Vaccone e Giuseppina Verrecchia.
Come ha ricordato ancora una volta il sindaco Alfredo Ricci «l’apposizione della targa questa mattina vuol essere non solo un percorso di memoria per onorare e ricordare le vittime, ma un monito affinché la storia sia strumento di insegnamento presente per orientare il futuro, riflessione che assume ancor più profondità in questi giorni».
All’evento anche il presidente della Regione Francesco Roberti che ha aggiunto: «Gesti come questo servono a non disperdere la memoria e a insegnare alle future generazioni che la guerra porta solo sofferenza. La volontà di pochi non può ricadere sulla vita di tutti noi. La pace si può raggiungere solo se si è capaci di perdonare. Il perdono aiuta a mettere da parte la rabbia e quegli atteggiamenti di vendetta che non servono all’umanità. Dobbiamo essere capaci di trasmettere l’amore e il perdono. Sono questi i due fattori che consentiranno all’umanità di continuare ad esistere e coesistere in un mondo che spesso maltrattiamo. Un mondo che ci è stato regalato da chi ci ha preceduto e che, invece, dovremmo lasciare meglio di come ci è stato dato alle future generazioni. Siamo di passaggio, perciò cerchiamo di costruire cose buone, così saremo ricordati per quello che siamo riusciti a fare e che potremmo trasmettere come insegnamento alle generazioni future».

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