Il centrosinistra ha perso le elezioni. Il Movimento 5 stelle ha lasciato per strada 46.652 preferenze, passando dalle 78.093 del 2018 alle 31.441 di domenica scorsa. Rispetto alle percentuali di qualche mese fa, Federico, Greco e Gravina possono tuttavia ritenersi più che soddisfatti. Possono, ne hanno diritto, mostrare i muscoli e chiedere la presidenza della Regione nell’ambito dell’area progressista.
Il centrodestra ha vinto, piazzando tutti e quattro i parlamentari che la legge assegna al Molise. Il quarto con un clamoroso colpo di scena che rende – dalla prospettiva meloniana – più gustosa l’affermazione.
Il centrodestra ha vinto, sì. E sulla scia dell’entusiasmo tutti i partiti della coalizione hanno attribuito il risultato alla compattezza, alla coesione e perfino allo spirito di unione (?).
«Ma compattezza de che», per dirlo con cadenza lotitiana.
Trascorso qualche giorno dalle elezioni e come peraltro prevedibile, aumentano malumori e mal di pancia. E la resa dei conti sembra sempre più vicina.
Nicola Cavaliere, assessore regionale all’agricoltura eletto nelle file di Forza Italia e candidato sul plurinominale del Senato – racconta chi lo frequenta – è una bomba ad orologeria. L’unica incognita, al momento, è il timer. Ma l’esplosione non tarderà.
Raggiunto telefonicamente si è detto soddisfatto, anzi, soddisfattissimo del risultato. Ma per commentare il voto ha chiesto qualche giorno di tempo. E null’altro ha voluto aggiungere, anche a microfono spento.
Nonostante le sollecitazioni, da politico navigato qual è, non è caduto nelle provocazioni. Ma è chiaro che più di qualcuno, per esempio il sindaco di Termoli, dovrà fornire spiegazioni. Non agli elettori, ci mancherebbe. Anche perché Roberti, coordinatore provinciale di Forza Italia, ha pubblicamente fatto campagna elettorale per Fratelli d’Italia. La resa dei conti, ovvio, è tutta interna al partito e coinvolge – ovvero travolge – pure la coordinatrice regionale azzurra, Annaelsa Tartaglione.
Secondo quanto si racconta negli ambienti di centrodestra, in accordo con i suoi colleghi sindaci del basso Molise, Roberti ha chiesto di votare il partito della Meloni per favorire la vittoria di Costanzo Della Porta, primo cittadino di San Giacomo degli Schiavoni. Così facendo avrebbe (il condizionale è d’obbligo perché non è possibile valutare se un sindaco sposta voti e quanti ne sposta) sottratto preferenze anche alla Tartaglione, che da mesi perorava la candidatura di Roberti al vertice della Regione Molise.
Ognuno chiede i voti e vota per chi vuole, c’è poco da obiettare. Ma il sindaco di Termoli è un dirigente di Forza Italia e la posizione che ha assunto in occasione delle elezioni di domenica scorsa mal si concilia con le regole del partito.
Poiché Roberti non manca d’esperienza, viene da chiedersi cosa sia accaduto.
Qualcuno suggerisce di tirare fuori dall’archivio la famosa foto che fu fatta circolare dai vertici azzurri alla vigilia delle candidature e che ritraeva il gotha molisano di Forza Italia con il coordinatore Tajani. L’istantanea fece discutere per l’assenza del presidente Toma, evidentemente non invitato al summit romano.
Sembrerebbe che in quell’occasione Roberti chiese per sé la candidatura uninominale al Senato, ma gli fu detto che la casella era stata già assegnata a Lotito. Nulla in contrario, invece, se avesse voluto correre sul plurinominale. Con il beneplacito di tutti i presenti – almeno così racconta chi all’incontro c’era.
Poi deve essere accaduto qualcosa, tant’è che sul proporzionale Forza Italia ha schierato Cavaliere.
Sarà che il sindaco di Termoli non l’ha presa bene, sarà stata una ragione campanilistica, sarà che il vento soffiava in favore di Giorgia Meloni. Di fatto Roberti indossando la casacca azzurra ha chiesto voti e fatto votare Fratelli d’Italia. Poca roba per una regione che non conta quanto un quartiere di Roma. Ma è pur vero che tra qualche mese si voterà per il rinnovo del Consiglio regionale e il simpatico sindaco di Termoli è tra quelli che più di tutti nel centrodestra vorrebbe giocare a fare il governatore.
Forza Italia ha perso molto appeal rispetto al recente passato. Ma lo stesso non si può dire – a maggior ragione in un quartiere di Roma – dei colonnelli molisani del partito.
Insomma, il malumore che serpeggia non è di buon auspicio per le imminenti elezioni regionali.
Sarebbe un grave errore confidare sui voti ottenuti alle politiche di domenica scorsa. Quattro anni e mezzo fa, dal 4 marzo, data in cui si votò per il Parlamento, al 22 aprile, data del rinnovo del Consiglio regionale, il Movimento 5 stelle perse 13,3 punti percentuali, passando dal 44,8% al 31.5%.
Tanti i nodi che verranno tutti al pettine. A cominciare dal candidato alla presidenza, di cui al momento non si ha la minima idea, passando per i coordinatori dei partiti, più impegnati a capire come fare per essere eletti e non a ragionare nell’interesse della coalizione.
Va poi capito come e se assecondare le ambizioni dell’ex presidente Iorio, vanno comprese le intenzioni del governatore Toma e quelle dell’eurodeputato Patriciello.
Va inoltre pesata la consistenza degli esponenti del centrodestra eletti nel 2018 con le liste civiche (o pseudo tali). Allora vigeva la norma della surroga che invogliava alla candidatura anche chi sapeva che non sarebbe stato il primo degli eletti ma poteva contare di rientrare per rimpiazzare in Consiglio il suo capolista se questi fosse stato nominato assessore.
Ombre pure su Roberto Di Baggio: amico personale della deputata uscente Annaelsa Tartaglione, il sottosegretario non avrebbe – così riferiscono i bene informati – mosso un dito per fare voti in favore di Forza Italia.
In ultimo, e non in ordine di importanza, va valutato – secondo l’impietoso metro di giudizio degli elettori – l’operato dell’esecutivo regionale. Il periodo non è dei migliori: la pandemia, le conseguenze della guerra in Europa, l’aumento dei costi, in particolare quelli energetici, stanno creando serie difficoltà alle famiglie, difficoltà che potrebbero ripercuotersi sul voto. Per non parlare di sanità, strade e infrastrutture.
L’autunno si preannuncia caldo e l’inverno bollente.
Sarà solo una sensazione, ma la vittoria del centrodestra in Molise si deve più al vento che ha favorito Giorgia Meloni in tutto il Paese che alla compattezza, all’unione e alla coesione della coalizione.
Ora più che mai i giochi per la conquista di Palazzo Vitale sono aperti. Chi ostenta sicurezza lo fa o perché e un guappo di cartone o perché, ma la sostanza non cambia, bleffa nella speranza di ingannare alleati.
Divano, pantofole e schermo gigante. La serie come ti consegno il Molise agli avversari sta per avere inizio.

ppm

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