Vista dalla Corte dei conti, la classe dirigente molisana – la casta – non ha saputo rispondere alla profonda crisi che vive la regione. “Ha continuato a trincerarsi nelle proprie competenze ma in realtà non si è operato proficuamente per la soluzione dei problemi”, ha detto alla stampa il presidente della sezione giurisdizionale Michael Sciascia prima dell’inizio della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2015. Quattro capigruppo (o ex) del Consiglio regionale si sono rivolti al Tar e chiedono l’annullamento dei verbali della magistratura contabile che hanno dichiarato irregolari i consuntivi dei loro gruppi perché hanno pagato con i soldi pubblici acquisti che non hanno a che fare con l’attività istituzionale. Il dato, colto dalla relazione di Sciascia, dà l’idea del fortino in cui la casta si è chiusa.

Note dolenti restano i costi della politica, la sanità, le partecipate. Ma dall’illustrazione di Sciascia, come da quella del procuratore regionale Alberto Manfredi Selvaggi emerge uno spaccato di piccole e grandi illegalità, furberie, cattive abitudini. Di tutti gli enti pubblici, dei vertici politici come di quelli amministrativi. E dei cittadini privati che, ad esempio, falsificano documenti per appropriarsi di fondi europei a cui in realtà non avrebbero diritto e lo fanno in un sistema di mancati controlli o connivenze nella Pa.

Il dato dei costi della politica chiama in causa la Regione, il Consiglio e il governatore Paolo Frattura che – presente ai lavori e invitato da Sciascia a portare il suo contributo – ha provato a rintuzzare le critiche. Palazzo Moffa – il monito di Sciascia – deve procedere “con decisione a tagliare i benefit attribuiti ai singoli consiglieri, le ingiustificate e ingiustificabili prebende (…) e spese per nulla produttive né utili, avvertite dalla cittadinanza come forme di parassitismo a suo danno, nonché ad una oculata gestione dei fondi rimessi ai gruppi consiliari regionali”. Cosa che non è avvenuta nella decima e nella undicesima legislatura. Nel primo caso (mandato 2006-2011) su 15 rendiconti presentati, 13 sono stati dichiarati illegittimi. A tal riguardo pendono davanti al Tar i ricorsi di quattro capigruppo. Nella breve legislatura 2011-2013, sei i rendiconti irregolari (su 15). La procura contabile ha avviato numerose azioni di risarcimento per danno erariale nei confronti di consiglieri e capigruppo coinvolti. Ancora aperto anche il capitolo sull’articolo 7: bonus da 2.500 euro che finiva nella busta paga dei consiglieri per i cosiddetti ’portaborse’. Abrogato a fine 2013, perché incompatibile con la nuova indennità omnicomprensiva entrata in vigore a luglio di quell’anno, ci sono – pare – ancora consiglieri che devono restituire le somme indebitamente percepite. In genere, secondo il presidente della Corte, in Molise – regione piccola con piccole distanze – ci sono le condizioni per ‘tornare’ all’antica Roma dove la politica era un servizio gratuito svolto in parallelo con l’attività lavorativa. Frattura ha replicato: “Esagerando su questo tema daremo la possibilità di svolgere questa missione solo a chi ha capacità finanziarie”.

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