Non è usuale che un presidente del Consiglio regionale si misuri alle comunali. Meno ancora, che perda. Soprattutto se il centro in questione è Bojano, tradizione moderata, e se il presidente del Consiglio è in lizza col centrodestra.
«I cittadini hanno scelto quel sindaco e quel progetto. Adesso si lavora per Bojano», commenta Salvatore Micone. Che siederà fra gli scranni dell’assise civica del centro matesino, dichiara: «Farò l’esponente di opposizione, con l’esperienza e l’apporto che posso dare».
Si è voluto contare e ha perso, ha voluto sfidare il governatore e le altre forze politiche della coalizione: così viene letta la sua presenza nella squadra di Mariacristina Spina. «Questi sono ragionamenti da supporter, da tifosi. Io non ho voluto dichiarare guerra a nessuno, so che la mia candidatura era importante e delicata. Nessuna voglia di invadere il campo o mettere il timbro, solo quella di dare un contributo all’area in cui vivo, di cui Bojano è indubbio riferimento, e di creare un ponte con la Regione», spiega Micone.
Dietro l’angolo per lui c’è un banco di prova molto più importante, la rielezione dell’ufficio di presidenza di Palazzo D’Aimmo. «Guardi, si può fare politica anche da consigliere semplice. Quello però sarà il momento per fare chiarezza, perché il problema interno alla maggioranza non è quel che è accaduto a Bojano, è molto più ampio. È, piuttosto, che manca il dialogo, un collante, si va sempre a ranghi sciolti, si vede anche dai lavori di Consiglio. Non c’è una visione, questa maggioranza è una squadra che non fa squadra», passa subito al contrattacco Micone. Il giro di boa, secondo gli avversari interni, per lui è un capitolo chiuso dopo la sconfitta di Bojano. E invece lui rilancia: «Alla scadenza di metà mandato si metteranno molti paletti. Micone e l’Udc sono stati finora sottostimati e sottovalutati rispetto a tutti», conclude. Tanto per essere chiari…
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