Rientra oggi a Campobasso: «Finché il Ministero non mi chiama, ufficialmente sono io il commissario».
Il 29 dicembre scorso Angelo Giustini ha detto ai tecnici di Economia e Salute che piuttosto che revocare l’accreditamento alle strutture convenzionate, lui si sarebbe dimesso da commissario della sanità. Roma spinge su questa ipotesi perché i privati non hanno firmato i contratti, dopo il taglio al budget, né hanno inviato le note di credito per l’extra budget. Giustini oppone il dramma sociale che ne conseguirebbe – centinaia di posti di lavoro cancellati e altrettante famiglie in difficoltà – e la salvaguardia dei livelli essenziali di assistenza. «I convenzionati concorrono all’erogazione dei Lea, che è una mia competenza, a differenza dell’aspetto sociale che secondo il tavolo tecnico non è materia mia. Io non posso far venire meno i Lea», spiega a Primo Piano il generale.
Il chiarimento con Roma, il confronto sul punto, ancora non c’è stato: «Sto aspettando che mi diano una risposta, ma senza personale non si può fare niente», ribadisce rispetto alla sua richiesta di avere una struttura sulla falsariga di quella istituita per la Calabria con decreto, solo certo di dimensioni minori.
Comunque, come aveva dichiarato anche a Il Quotidiano del Molise online, Giustini conferma che sa cosa lo aspetta al rientro: «L’unico ospedale che abbiamo è inquinato». Questo gli è stato riferito in merito al cluster sviluppatosi nel reparto di chirurgia del Cardarelli (che coinvolge anche personale e pazienti di medicina). Di qui l’ipotesi di riaprire Larino, però «non voglio né Toma né Florenzano contro né Roma che dice no altrimenti è fatica sprecata», così Giustini al Quotidiano.
Nel pomeriggio, a Primo Piano aggiunge e spiega in dettaglio: «Quel che è avvenuto è la conferma che avevamo pensato bene in merito al centro Covid a Larino. E mi hanno lasciato solo. Comunque, sulla situazione del Cardarelli e su cosa fare non mi pronuncio. Devo venire lì, affrontare il problema e capire effettivamente come stanno le cose. Per poi decidere cosa si può fare, sempre ovviamente informando i Ministeri e in accordo con Roma».

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