Chiunque lavori in una struttura sanitaria – medici, infermieri, operatori sociosanitari, farmacisti, dipendenti anche amministrativi di Rsa e studi privati – dovrà vaccinarsi. Per chi rifiuta è prevista la sospensione dalle mansioni che implicano un contatto interpersonale e quindi l’attribuzione di mansioni diverse o, quando non è possibile, la sospensione dello stipendio.
Questo fino all’assolvimento dell’obbligo vaccinale o, in mancanza, fino al completamento del piano vaccinale, comunque non oltre il 31 dicembre 2021.
È quanto prevede la bozza del decreto Covid approvato dal governo Draghi mercoledì sera in Consiglio dei ministri.
Si tratta di un tema che le Asl si erano già posto. Anche quella del Molise dove pure, conferma il dg Oreste Florenzano, il tasso degli obiettori fra il personale è stato basso. «Avevamo riscontrato comunque il fenomeno e avevo dato disposizione di prendere provvedimenti in merito, in particolare di seguire le evoluzioni giurisprudenziali, a partire dalla sentenza del Tribunale di Belluno».
Le leve per ‘convincere’ il personale a vaccinarsi contro il Covid sono diverse e modulabili: ferie forzate, spostamento ad altri incarichi in cui non ci sia rischio di diffusione del contagio e altre formule. Ma il principio da molti enunciato in questi mesi, compresa la federazione nazionale dei medici, che si è detta d’accordo sull’introduzione dell’obbligo, va poi applicato in base al quadro normativo, in particolare al diritto del lavoro.
«Aspetto perciò di leggere il testo ufficiale del decreto che ci dà una ulteriore possibilità di azione. È importante avere una norma di riferimento – prosegue Florenzano – perché nel massimo rispetto della libertà personale non possiamo permetterci di avere punti deboli negli ospedali. Non a caso la campagna vaccinale è partita proprio dagli operatori sanitari».

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