Fronte eterogeneo ma compatto. Dalla Cgil alla Coldiretti, passando per Acli Terra Molise, Slow Food Abruzzo-Molise, il Movimento Consumatori, l’Arci Campobasso-Chieti,
Legambiente e Greenpeace: tutti si oppongono alla ratifica del trattato di libero scambio con il Canada.
Oggi in Consiglio regionale la discussione sull’ordine del giorno presentato sul punto da Michele Petraroia. Iscritto al punto 16, la conferenza tenuta ieri a Campobasso è servita anche a sollecitarne l’anticipazione. L’odg impegna il presidente dell’Assemblea legislativa a trasmettere ai presidenti di Senato e Camera, ai componenti delle commissioni Esteri e Agricoltura dei due rami del Parlamento la delibera consiliare che, se approvata, esprimerà la «ferma contrarietà istituzionale della Regione Molise alla ratifica del trattato di libero scambio tra Canada e Unione europea».
Una «tempesta devastante», per il fronte del no, si abbatterebbe sull’agricoltura. I nuovi rapporti c commerciali andrebbero a vantaggio delle imprese nordamericane. Il Made in Italy ne uscirebbe a pezzi. Ai canadesi, per esempio, è stato concesso l’uso di termini italian sounding come ‘parmesan’. «Con un colpo di spugna – ha spigato Giuseppe Licursi di Coldiretti – si cancellano i passi avanti fatti per indicare l’origine dei prodotti. Tutto quanto è stato raggiunto in termini di sicurezza alimentare verrebbe bypassato con il recepimento di questa intesa».
Solo 41 indicazioni geografiche italiane sono riconosciute nel Ceta, su 288. E l’aggiornamento dell’elenco sarà ammesso solo per sottrazione o per aggiungere prodotti Ig riconosciuti ex novo. Agricoltura sconvolta in Italia col Ceta perché l’abbattimento istantaneo e quasi totale dei dazi attiva megaflussi di importazione che il settore italiano non è in grado di reggere.
La ratifica (ora all’attenzione del Senato) non deve passare, ripetono associazioni, politici e sindacati. E a partire da subito chiedono un impegno in tal senso alla Regione.

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