Era la mattina dell’8 agosto 1956. Sono passati esattamente 62 anni dal disastro nella miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle, in Belgio.
Una sciagura che ancora oggi, a distanza di decenni, viene ricordata con molta commozione.
Su 262 minatori che trovarono la morte in quella tragica circostanza, ben 136 erano lavoratori immigrati italiani, gli altri 126 erano di nazionalità diverse e precisamente 96 belgi, 14 polacchi, 5 greci, 5 tedeschi, 3 ungheresi, 2 russi, un inglese. Gli italiani provenivano da 13 delle 20 regioni: dal Molise, dall’Abruzzo, dalla Calabria, dalla Campania, dall’ Emilia Romagna, dal Friuli Venezia Giulia, dalla Lombardia, dalle Marche, dalla Puglia, dalla Sicilia, dalla Toscana, dal Trentino Alto Adige e dal Veneto. Il lutto colpì ben 248 famiglie e lasciò 417 orfani. I molisani che persero la vita furono sette: Liberato Palmieri di Busso, Francesco, Michele Granata e Michele Moliterno di Ferrazzano, Felice Casciato di Sant’Angelo del Pesco, Francesco Cicora di San Giuliano di Puglia e Pasquale Nardacchione di San Giuliano del Sannio.
All’origine del disastro un incendio, causato dalla combustione d’olio ad alta pressione innescata da una scintilla elettrica. Il rogo, sviluppatosi inizialmente nel condotto d’entrata d’aria principale, riempì di fumo tutto l’impianto sotterraneo, provocando la morte di 262 persone delle 275 presenti, in gran parte emigrati italiani. L’incidente è il terzo per numero di vittime tra gli italiani all’estero dopo i disastri di Monongah e di Dawson. Nel 2001 è stata introdotta nel calendario civile italiano la “Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo” che ricorre, non a caso, l’8 agosto, anniversario della tragedia di Marcinelle.
Per commemorare le vittime di quella strage immane, questa mattina alle ore 11, presso la chiesa di Santa Croce di Ferrazzano, verrà celebrata una messa dedicata alle vittime. A seguire le riflessioni del sindaco Antonio Cerio e del presidente dell’associazione Pro Arturo Giovannitti Antonio D’Ambrosio. Le celebrazioni termineranno alle 12.30 con la deposizione del cuscino commemorativo in piazza Caduti di Marcinelle.
Anche a Busso l’Amministrazione comunale ha deciso di rendere omaggio alle vittime di Marcinelle, a partire dalle ore 18.00, alla tavola rotonda che si terrà presso il centro socio culturale “Cappella Brunetti”.
È prevista la partecipazione di rappresentanti della Presidenza del Consiglio e dell’Assessorato alla Cultura della Regione Molise, i sindaci dei paesi colpiti dal luttuoso evento, i familiari della vittima bussese Palmieri Liberato ed altre autorità. Successivamente sarà deposta una corona in memoria delle vittime.

Il sindaco di Campobasso Antonio Battista: «Un dramma che deve far accendere un faro sul tema della sicurezza»

«Sessantadue anni fa quel giacimento divenne una prigione di fuoco e di fumo: impossibile uscirne, solo in 12 rividero la luce. Fu un dramma per tante famiglie: donne senza mariti e soprattutto ragazzi che rimasero orfani di genitori coraggiosi che non si tirarono indietro nemmeno al cospetto di un lavoro così umile, massacrante e molto pericoloso. Genitori di cui essere orgogliosi, ieri come oggi, esempi di cui tutti noi dovremmo andare fieri perché credo che in un periodo particolare come quello che stiamo vivendo, occorra ripartire proprio dalla rivalutazione del lavoro, inteso nella sua ‘semplice complessità’, ma anche quale strumento che permetta di conservare la dignità. Quella stessa dignità che cercarono di costruire quei minatori di Marcinelle. Una tragedia che deve farci apprezzare e rispettare il nostro lavoro, esserne orgogliosi. Una tragedia che però deve anche accendere un faro sulla sicurezza, una sicurezza che non può essere considerata un dettaglio, ma che va invece ritenuta una priorità. Nel giorno di questo doloro anniversario voglio ricordare i sette molisani morti (Liberato Palmieri nato l’11 febbraio 1920 a Busso, Francesco Granata nato il 9 gennaio del 1916, Michele Granata nato il 27 ottobre 1913 e Michele Moliterno nato l’11 maggio 1917 tutti e tre di Ferrazzano, Felice Casciato nato il 23 settembre 1912 e Francesco Cicora nato il I novembre 1908 a San Giuliano di Puglia e Pasquale Nardacchione nato il 16 aprile 1930 a San Giuliano del Sannio), ma mi piacerebbe anche abbracciare i loro familiari perché hanno onorato la memoria di chi non c’è più. Un 8 agosto di commemorazione, ma un 8 agosto soprattutto di riflessione che arriva all’indomani di altre due tragedie in cui hanno perso la vita operai che rappresentano la parte più debole di un mondo che anche oggi, nel 2018, trascura l’umanità e la dignità di chi è costretto a piegarsi per sopravvivere. Il mio appello è rivolto dunque alle istituzioni competenti, agli imprenditori, ai sindacati, alle associazioni di categoria nella convinzione che progettare un mondo occupazionale moderno, sicuro, capace di dare dignità ed un futuro ai nostri ragazzi è possibile».

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