La notizia ha gelato la comunità vinchiaturese. Federico Zeoli, il 25enne rinchiuso da mercoledì nel carcere di Velletri dopo aver massacrato di botte la figlia della compagna di soli 22 mesi, era molto conosciuto nel suo paese d’origine: un ragazzo difficile, con una storia familiare complicata alle spalle. Ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare che potesse arrivare a tanto.
Le condizione della piccola, per fortuna, stanno migliorando ma la prognosi resta riservata. «La situazione clinica è in lento miglioramento. I parametri cardio-respiratori sono stabili. La bambina è stata estubata, è cosciente e ha ripreso l’attività respiratoria spontanea», si legge nel bollettino medico emanato stamane dall’Ospedale Bambin Gesù di Roma dove la piccola è stata trasferita.
«Non volevo, è stato un raptus d’ira», avrebbe detto il giovane agli agenti del commissariato di Genzano di Roma che lo hanno arrestato. Nel comune laziale Federico Zeoli si era trasferito da un anno, lì abitava anche la sorella insieme al marito. Da due mesi conviveva con Sara e le sue tre bambine (le gemmelline di 22 mesi e la sorella più grande di 5 anni): i due si sarebbero dovuti sposare ad aprile. Al Municipio di Vinchiaturo c’erano già le pubblicazioni di matrimonio.
«Siamo tutti allibiti e sconcertati – ha dichiarato il sindaco Luigi Valente – conoscevamo bene la situazione familiare di Federico, tanto che il Comune si era già adoperato in passato per fornire un supporto economico e psicologico anche attraverso gli assistenti sociali. Il ragazzo già in passato aveva avuto dei problemi con la legge – ammette – ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare un epilogo simile».
Il 25enne tre anni è finito nei guai per stalking ai danni di una minorenne di Campobasso. Aveva scontato i 4 mesi di condanna in lavori socialmente utili, prestando servizio alla mensa della Caritas del capoluogo. Ma nel suo ‘curriculum’ c’erano anche precedenti per furto. Ora però l’accusa è gravissima: tentato omicidio.
Sul corpo della piccola, accompagnata mercoledì sera dalla madre al pronto soccorso del Nuovo Ospedale dei Castelli Romani, i medici hanno trovato evidenti segni di percosse: lividi, lesioni e anche morsi. E poi quell’ematoma alla testa che ha reso necessario il trasferimento nel reparto di Rianimazione del Bambin Gesù.
La madre della piccola ieri ha ricostruito tutta la vicenda ai microfoni di Pomeriggio 5, negando alcune sue presunte dichiarazione riportate da alcuni quotidiani nazionali. « Non ho mai detto che voglio ‘coprirlo’ e che lo amo – ha esordito in lacrime la 23enne intervistata da Barbara D’Urso – pensare che mia figlia è in ospedale e che lui le ha fatto del male non mi fa stare bene. Provo solo odio nei suoi confronti, deve pagare per quello che ha fatto e marcire in galera. Quella è mia figlia è il mio sangue e non doveva assolutamente sfiorarla».
I due si sono conosciuti ad una fermata dell’autobus a Roma e dopo una breve frequentazioni sono andati a vivere insieme con le tre bambine (nate da una precedente relazione della 23enne) a Genzano, nella casa che Federico Zeoli aveva preso in affitto da un anno circa. Mercoledì sera Sara era uscita intorno alle 19, come è solita fare, per raggiungere il padre malato che vive a Pavona. «Le bambine avevano già mangiato -racconta su Canale 5 – ed erano già nel letto pronte per dormire. Federico mi ha chiamata intorno alle 20 in lacrime dicendomi che la bambina aveva perso i sensi. Mi ha detto che vedendola muoversi nel letto, l’ha presa in braccio e le ha dato un bicchiere d’acqua. Ma non appena ha bevuto ha vomitato, le si sono rigirati gli occhi e ha perso in sensi. Immediatamente mi sono fatta accompagnare a casa da una mia amica e ho trovato lui davanti alla porta d’ingresso in lacrime con la bimba in braccio e i vestiti sporchi di vomito. Era buio, ma sono comunque riuscita a vedere che aveva dei lividi in volto, sulla fronte e sulle guance. Lui mi ha giurato di averle solo dato un bicchiere d’acqua. A quel punto l’ho presa e l’ho portata con la macchina della mia amica in ospedale. Nel tragitto ho provato a svegliarla ma non respirava. Arrivati al pronto soccorso i medici le hanno tolto i vestiti e hanno visto che aveva ematomi anche sul corpo e segni di morsi. Subito dopo la Polizia andata è andata a casa a controllare le altre bimbe e a chiedere spiegazioni a Federico». Il giovane, secondo quanto raccontato dalla sua compagna che in quel momento era seduta nell’auto degli agenti, avrebbe confessato alla polizia di aver malmenato la bambina perché piangeva troppo. «Non ce la facevo più a sentirla piangere – la giustificazione shock – e l’ho picchiata fino a quando non ha smesso di respirare».
Nonostante i medici abbiano riscontrato sul corpo della piccola lividi e segni di percosse anche non recenti, la ragazza ha negato di aver assistito ad altri episodi di violenza prima di mercoledì: «Lui fino all’altro giorno non è mai stato aggressivo nei miei confronti o nei confronti delle bambine, non ha mai alzato la voce. Ha sempre dimostrato amore verso di me e le mie figlie, altrimenti io non le avrei mai lasciate con lui. Io non lo perdonerò mai».
Intanto le altre due bambine sono state trasferite in una struttura protetta.

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