Dopo l’incontro fiume svoltosi mercoledì pomeriggio a Pettoranello, sembra che ci siano nuovi spiragli per risolvere finalmente al contesa tra Oti e Ittierre. Il nodo da sciogliere è relativo alla modalità di licenziamento dei 39 dipendenti di Officine e soprattutto a quando e come corrispondere le loro spettanze, comprese le indennità di preavviso. Per i diretti interessati, che non appena ci sarà la fine della soap opera dovranno discutere e accettare gli importi che proporrà loro la società, ora vogliono sentirsi finalmente liberi in modo da accedere alla disoccupazione (per la maggior parte) e di essere assunti altrove (per qualcuno).
Le due procedure hanno ragionato sulla possibilità di addivenire a un accordo totale, ma dovranno rivedersi entro la settimana prossima per avere un dato globale sulle cifre che servono per chiudere la partita.
Nell’ambito di questo accordo,(se verrà raggiunto) verrebbero definiti gli importi che Oti metterebbe a disposizione dei lavoratori per pagare le spettanze maturate e procedere ai licenziamenti.
La settimana prossima Oti dovrà comunicare a Ittierre quanti soldi servono per chiudere la ‘trattativa’ con i lavoratori , e quanti ne servono per la transazione definitiva. In caso di intesa l’Ittierre sbloccherà ciò che serve per ultimare le risoluzioni contrattuali.
«Speriamo che nelle prossime ore si possa trovare una soluzione idonea ad accontentare tutte le parti in causa e che si possa scrivere la parola fine su questa pagina molto triste e surreale – il commento di Francesco Di Trocchio, coordinatore della Femca Cisl -. I lavoratori sono le uniche vittime. Con la vicenda dei licenziamenti delle maestranze Oti, il mondo del lavoro ha toccato il punto più basso e grottesco tra la miriade di vertenze che costellano la flagellata regione Molise. Anche su questo fronte, le istituzioni locali non hanno quasi mai toccato palla, eccezion fatta per il presidente del tribunale Enzo Di Giacomo, che sta seguendo la vicenda passo dopo passo. Si spera che la Regione nel breve volgere batta un colpo sulla questione del lavoro che non c’è e che per il futuro non lascia intravedere nulla di buono».

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