Vittorino Facciolla sfida un paragone infelice. Per Giuseppe Conte, premier dell’Italia in recessione, «il 2019 sarà un anno bellissimo», il capogruppo del Pd a Palazzo D’Aimmo definisce «bellissime» le sue liste. «La bellezza di cui parla Conte è da venire… la mia invece si vede sui 120 bellissimi volti di chi si è candidato con me. Ecco perché dico che con me il Pd ha già vinto».
Quasi la metà è under 40, il 20% under 30, 18 segretari di circolo, otto sindaci, 40 amministratori, professionisti, protagonisti della società civile «che non si immaginava si potessero avvicinare al Pd». A dimostrazione, rimarca Facciolla, «che il partito è ancora dinamico e non ragiona come una lobby ma è aperto al confronto serrato. Delle persone che ho con me io dovrò conquistare la fiducia ogni giorno. Non ho inserito i miei nelle prime posizioni, non ho interesse a farlo. E per questo non raccoglierò le polemiche di chi il 22 aprile 2018 ci costrinse a fare liste con persone di appartenenza e un mese prima del voto era su palchi diversi da quelli del centrosinistra che si presentò alle regionali. È il passato».
Mitiga la troppa sicurezza che gli viene contestata – gli avversari la chiamano prepotenza – dichiarando fin da adesso che se vincerà le primarie in segreteria chiamerà anche rappresentanti delle minoranze. «La segreteria avrà un’indicazione chiara, ma abbiamo bisogno di tutti per ricostruire. Il mio è un partito di governo che anche se adesso è all’opposizione propone soluzioni di governo alternative», spiega.
L’avversario con cui non vuole scendere in polemica è principalmente Michele Durante. Che un’ora dopo di lui espone il simbolo, ‘Piazza Grande’ di Zingaretti’, come elemento caratterizzante della sua proposta. «Distinguiamo le due cose – così sul punto Facciolla – Per il nazionale, insieme a Ricci e allo stesso Minniti che appoggiavo all’inizio, ho scelto convintamente Zingaretti. A San Martino, Zingaretti ha preso 78 voti su 80. Io non ho bisogno di lettere di patronage, rispondo coi numeri e invito chi assomma la sua candidatura a Zingaretti a ragionare sui temi del nostro territorio. Il Pd non ha bisogno di segretari per conto terzi. Questa la mia proposta e la mia squadra. Se a Campobasso e a Venafro faranno meglio di me, il 4 marzo mi cospargerò il capo di cenere. Altrimenti, vorrà dire che Piazza Grande sarà Piazza Umberto I…».
Non manca la domanda sull’ex presidente Frattura. Che rapporto c’è fra la sua candidatura e Frattura? «Paolo per me è un fratello, non è stato solo un compagno di viaggio. Abbiamo condiviso nel bene e nel male tutto ma credo che nessuno metta in dubbio la mia autonomia valutativa e decisionale». Al governo insieme hanno compiuto scelte «molto coraggiose, a volte utili, a volte contestabili e a volte paradossalmente dannose. Su quelle è chiaro che io devo fare autocritica ma questo non può essere motivo di responsabilità anche nel futuro».

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