È sempre un piacere intervistare Andrea Greco, anche quando la sua idea è diversa dalla mia.
Più che diversa, questa volta credo che il capogruppo del Movimento 5 Stelle ne faccia un caso politico. E ha messo nel mirino l’eurodeputato Aldo Patriciello, la cui famiglia è proprietaria del Neuromed di Pozzilli, istituto di ricerca, nonché clinica ospedaliera convenzionata con la Regione Molise, che eroga prestazioni di alta specializzazione.
Greco mette in chiaro che «non fa la guerra ad Aldo Patriciello». Tuttavia, le sue affermazioni vanno in quella direzione.
Lo raggiungo in Consiglio regionale. Non indossa la cravatta. Veste camicia e pantaloni.
Probabilmente comincia ad avere fiducia di me. Ovvero, è meno diffidente rispetto al passato. Diffidenza che è un po’ nel Dna dei grillini, loro vedono marcio ovunque.
Mi accorgo che è più rilassato rispetto al passato perché nella sua stanza non c’è nessuno. Siamo soli. In altre circostanze le interviste sono avvenute sempre in presenza di “testimoni”. Una, in particolare, fu anche integralmente filmata.
Ho accettato volentieri il confronto, dopo aver letto questo posto sul suo profilo Facebook: «Parliamoci chiaramente: non mi aspettavo certo che la stampa riportasse esattamente ciò che ho detto ieri in aula. Capisco anche loro, forse non possono farlo. Non possono raccontare ai molisani che pagano tasse salatissime che è tutto voluto, e che la soluzione per uscire dal piano di rientro è a portata di mano. Inviterò chi, tra i giornalisti, ha scritto che “facciamo chiacchiere” (Primo Piano Molise, ndr) ad un confronto sui documenti. Poi però, se abbiamo ragione, mi aspetto che sposi la nostra causa e che racconti ai molisani tutta la verità su come sono stati presi in giro».
Cause non ne sposo, la mia professione impone altro. Ma è giusto e legittimo che Greco dica la sua, sempre e in ogni circostanza.
Secondo il consigliere pentastellato, la pietra dello scandalo è l’anticipazione che la Regione sostiene nei confronti di tutte le strutture private accreditate per i pazienti che risiedono altrove e vengono a curarsi in Molise.
La Regione, sia chiaro, agisce nel rispetto della legge. Funziona così: è il sistema adottato dalla Valle d’Aosta alla Sicilia. Se un paziente di Varese viene a curarsi in Neuromed, la Regione Molise paga la prestazione all’istituto di Pozzilli e la Lombardia rimborsa quella prestazione al Molise.
Ciò, in particolare, accade dal 2016, in attuazione di una norma voluta dal governo Renzi.
L’anomalia sta nel fatto che la Lombardia la prestazione la rimborsa in tempi decisamente superiori rispetto a quando il Molise eroga il dovuto all’istituto.
Il Molise nel 2018 ha pagato alle altre Regioni 76.316.225 euro per coloro che sono andati a curarsi fuori. Grazie a Neuromed e Cattolica ha incassato 98.091.281 euro, realizzando un saldo attivo pari a 21.775.056 euro.
Greco mi mostra i contratti stipulati tra Neuromed, Cattolica e la Regione Molise. Li tiene come una reliquia. «Ho dovuto faticare – sostiene – per ottenerli. Non si trovano da nessuna parte. “Gugolando” (non lo avevo mai sentito prima, sta per: navigando su Google) si trovano, ma solo gli schemi senza i dati fondamentali. Le notizie che ho fornito l’altro giorno in Consiglio regionale (seduta monotematica sulla sanità, ndr) non erano mai uscite prima. La Regione ogni anno eroga al Neuromed 44 milioni e 200mila euro: 10 milioni 123mila euro per i pazienti molisani e 32milioni 73mila euro per quelli che vengono a curarsi da altre regioni; alla Cattolica 39 milioni 764mila euro: 23 milioni 495mila euro per i pazienti molisani e 13 milioni 811mila per gli extraregionali».
Secondo il capogruppo 5s quei contratti vanno modificati perché prevedono l’erogazione di troppe risorse per i pazienti che arrivano da oltre il Molise. E fin quando quelle risorse sono previste nel contratto, la Regione ha l’obbligo di pagare, a prescindere da quando riavrà i soldi. Ciò, secondo il suo punto di vista, genera uno squilibrio finanziario che non consentirà al Molise di uscire dal piano di rientro.
Siete al governo. Perché non cambiate la norma? Basta prevedere che o le Regioni di residenza dei pazienti a cui viene somministrata la prestazione paghino più celermente o che paghino direttamente chi la prestazione l’ha erogata, in tempi chiaramente ragionevoli.
«Sì, è una delle cose che andrebbero cambiate».
Probabilmente funziona male. Anzi, sicuramente funziona male, ma non è un illecito.
«Certo che non lo è. In Molise però abbiamo trasformato l’extrabudget in budget, alzando il tetto riservato agli extraregionali. È accaduto ai tempi di Frattura, i contratti che le sto mostrando in calce recano la sua firma. Paghiamo di più per gli extraregionali che per i regionali. Nelle altre regioni è il contrario: la quota riservata ai residenti è sempre più alta rispetto a quella per i non residenti. Su questo tema in particolare mi aspettavo una posizione chiara del Consiglio. Ma così non è stato».
Abbassare il budget alla voce “extraregionali” vuol dire negare il diritto alle cure ad un paziente che ha bisogno di una prestazione del Neuromed o della Cattolica. Non solo non è possibile ma, se passasse questo principio, sarebbe gravissimo. Immagini se un molisano andasse all’istituto tumori di Milano e anziché curarlo gli rispondessero: il budget per gli extraregionali è terminato, vada altrove.
«Certo che non è possibile una cosa del genere. Ma è altrettanto vero che noi non possiamo permetterci di anticipare tutti quei soldi. Questa continua anticipazione non ci consentirà mai di uscire dal piano di rientro».
È allora necessario riscrivere le norme. Glielo ripeto: il ministro della Salute è del Movimento 5 Stelle. Governate da circa due anni. I commissari li ha nominati il governo.
«Non è così semplice. Sulle compensazioni tra le Regioni la ministra non ha voce in capitolo. Entrano in gioco poteri molto forti. Intanto abbiamo avviato un ragionamento. Adesso parlerò con i commissari e illustrerò loro il mio punto di vista. La sanità pubblica è a dieta seria da anni, nonostante ciò siamo punto e a capo. Toma vuole contrarre un mutuo per saldare il debito di 15 milioni di euro emerso nella riunione di aprile del tavolo tecnico. Così non usciremo mai dal piano di rientro. I molisani stanno pagando un prezzo troppo alto. Lo stanno pagando in disservizi e lo stanno pagando con le tasse».
Questo è un altro punto oscuro: le strategie le fanno i commissari, si chiamino Giustini, Iorio o Frattura. Poi il tavolo rileva il debito e devono essere i molisani, per il tramite della Regione, che in materia sanitaria ha le mani legate, a pagare il conto.
«Per me è assurdo».
Lo riferisca al governo.
«Per Toma è assurdo che lo Stato ci considera quale debito i crediti che vantiamo dalle altre Regioni. Invece è normale perché il credito è un evento futuro e incerto».
Glielo ripeto con il rischio di diventare antipatico: va cambiata la norma. Abbassando il budget per i non residenti, non potrei andare a Roma a curarmi.
«E invece non avendo in Molise un Dea di II livello, e quindi tutti i servizi di alta specializzazione, siamo costretti ad emigrare».
Bene. Chieda al governo di cominciare dalla modifica del decreto Balduzzi.
«Secondo me è immodificabile».
E che facciamo? Ci piangiamo addosso a vita? Guardi che se vuole il governo le cose le fa.
«Il Balduzzi non è un problema. Possiamo comprare dal privato accreditato quelle prestazioni che le strutture pubbliche non possono erogare. Purché non acquistiamo più di quanto ci serva, come facciamo oggi. Compriamo cose che non ci servono, cioè, il budget extraregionale».
Questa volta è davvero complicato. Vedo che non indietreggia di un millimetro. Facciamo in modo che le Regioni liquidino direttamente gli erogatori privati per le prestazioni di propria competenza. Fermo restando che il sistema delle compensazioni vale per tutti, non solo per il Molise.
«Sì, ma noi diamo troppo. Non possiamo permettercelo».
Siamo una piccola regione, è normale che due colossi come Neuromed e Cattolica incidano rispetto a quanto possa incidere il Gemelli sul Lazio.
«Sia chiaro, non faccio la guerra ad Aldo Patriciello».
E allora perché parla sempre di Neuromed e mai delle altre strutture private convenzionate?
«Perché è oggettivamente più impattante. Se venisse presa in considerazione la nostra proposta, la Regione avrebbe liquidità pari a 32 milioni di euro all’anno. Sarebbe un gioco uscire dal piano di rientro».
Per proposta intende quella avanzata nell’ultima seduta del Consiglio?
«Certo. Lasciamo invariato il budget assegnato a Neuromed e Cattolica per i pazienti molisani. Per gli extraregionali assegniamo loro un terzo di quanto spendiamo per i residenti. Le ulteriori prestazioni erogate per chi viene a curarsi da oltre i confini le salderemo solo quando e se le Regioni di residenza dei pazienti le pagheranno».
Perché anziché continuare a perorare la riduzione del budget non propone al governo di cambiare la norma? Facciamo che ogni Regione si paga i suoi; facciamo che la Campania paga direttamente al Neuromed, in tempi ragionevoli, le prestazioni dei propri residenti; facciamo che la Puglia paga a Cattolica le prestazioni per i residenti in Puglia.
«Perché secondo me sarebbe molto difficile. Immaginerei piuttosto un fondo nazionale per gli extraregionali che si rimpingua a mano a mano che le Regioni saldano. Ma poiché la Costituzione ha stabilito che di sanità devono occuparsene le Regioni, o cambiamo la Costituzione – e la competenza torna come in passato allo Stato – o non abbiamo alternative».
Vero che in questo ultimo periodo si è molto avvicinato all’ex presidente Michele Iorio?
«Non è assolutamente vero. Iorio fa parte di quel sistema che va combattuto con ogni mezzo. A differenza degli altri, però, quando dico il giusto lui lo riconosce. E di questo gliene do atto».
È una peculiarità dei 5 Stelle dire che le cose non sono giuste anche quando lo sono.
«Io non sono così».
Torniamo a bomba.
«Sì. Perché oltre al budget per gli extraregionali, c’è un’altra cosa che andrebbe corretta. Ovvero l’extrabudget. Anche su questo fronte è necessario intervenire. Nel contratto c’è scritto che l’erogatore deve rifiutare l’erogazione delle prestazioni, salvo quelle oggettivamente indifferibili dalla cui mancata somministrazione possano derivare gravi e irreparabili danni all’utente che le richiede».
Sembra sensato quello che c’è scritto.
«Sì, ma è una implicita autorizzazione a superare il budget. Chi è in grado di affermare che una prestazione è oggettivamente indifferibile?».
Guardi, più andiamo avanti e più mi convinco che vanno riscritte le norme e non vanno toccati i parametri dei contratti con Neuromed e Cattolica.
«Legittimo il suo pensiero, ma il Molise è di fronte ad una condizione: o esce dal piano di rientro e comincia ad investire, a rendere la sanità pubblica appetibile, a creare attrattività anche per i medici che qui non vogliono venire, o rischiamo di chiudere tutti gli ospedali. Non vedo alternative. Oppure chiudiamo la Regione».
Perché chiudere la Regione? Il ministro della Salute è del Movimento. In Parlamento avete più rappresentati di tutti gli altri schieramenti: riscrivete le norme. Almeno provateci, altrimenti, mi consenta di ribadirlo, sembra essere solo un problema politico contro Patriciello.
«Il ministro è l’ultimo che può influire. Dipende dalle Regioni per via della scellerata riforma del Titolo V della Costituzione, che ha sottratto allo Stato le competenze sanitarie. Non mi sembra eticamente corretto scaricare sul governo responsabilità che non ha».
Non è altrettanto corretto mettere in discussione il valore di Neuromed.
«Cambiamo la riforma del Titolo V. È scellerata. Aver prodotto 20 servizi regionali differenti ha distrutto il servizio sanitario. Badi bene, però, una riforma costituzionale non la può fare solo il Movimento. Da quando le Regioni hanno messo mano su queste quantità enormi di denaro, è difficile che rinuncino alla gestione. Non guardi solo al Molise. Non è semplice avviare un processo inverso rispetto alla riforma. Oggi non possiamo che fare i conti con le armi che abbiamo. Per cambiare alcune norme serve anche il consenso della Lega. Non è semplice».
Un giudizio sui commissari a più di sei mesi dall’insediamento?
«Alcune cose buone sono state fatte. So che tra l’altro pare stiano rivedendo anche gli schemi contrattuali di cui oggi chiediamo con forza la variazione. Ma sinceramente non so in che termini. Presto chiederò un incontro e insieme ai colleghi consiglieri del Movimento illustrerò loro le mie proposte e scriverò per conoscenza anche al ministro. Se non ci ascoltano, sia chiaro: non ho sposato i commissari. Continuerò ad andare avanti per la mia strada e a lavorare per il bene dei molisani. Se i commissari, o chiunque altro, mi dimostreranno il contrario, se mi dimostrano che abbiamo vantaggi e non svantaggi da questo sistema, avranno il mio appoggio. Al momento non riesco a cogliere aspetti positivi. Anticipare le somme per chi viene a curarsi da fuori regione oggi è un peso. Dobbiamo trasformare questo peso in risorsa, adottando schemi contrattuali consoni alla nostra grandezza. Se andiamo avanti così non c’è piano di rientro che tenga, non c’è ministro che tenga. Resteremo commissariati per altri 10 anni».
Le dispiace se mi arrendo? Resto della mia idea. Neuromed e Cattolica sono una risorsa per il Molise.
«Lo saranno ancor di più se cambiamo i contratti, abbassiamo il budget per gli extraregionali e scriviamo che oltre quel tetto avranno le liquidazioni solo quando le Regioni pagheranno il debito».
Luca Colella

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