Patriciello sempre più lontano dal coordinamento regionale di Forza Italia. Sempre più lontano da Forza Italia?
Le domande e le voci di questi mesi – gli osservatori lo vogliono vicino a Toti e al suo movimento e certo la richiesta di rinnovamento è la stessa – trovano lo sfogo giusto nella battaglia che l’eurodeputato sta conducendo dopo il voto per le provinciali di Isernia. Ha vinto Ricci, ha vinto la sinistra: così ha tuonato martedì. Tartaglione risponde con la contraerea del coordinamento sconfessando la ricostruzione di Patriciello (eppure alla riunione del tavolo del centrodestra erano insieme) e sostenendo che è lui (oltre a Niro, Cotugno e Micone) a essersi messi fuori dal gruppo che poi ha vinto.
«Ho letto con stupore e con una certa meraviglia la nota inviata alla stampa da parte del coordinamento regionale di Forza Italia di cui, tra l’altro, farebbe parte anche il sottoscritto. Una situazione tra il comico e il grottesco, se si pensa che tale coordinamento non è mai stato riunito e che quindi, di fatto, non esiste, se non per fare da paravento a chi non ha avuto nemmeno il coraggio di firmare ciò che ha scritto. Una fake news, insomma, più che un vero e proprio comunicato». Non arretra di un millimetro l’onorevole di Venafro.
Anzi rilancia. «L’ultima cosa che mi interessa è fare polemiche a mezzo stampa: non mi appartiene come metodo e come impostazione politica. Sono abituato a parlare coi fatti, da sempre; a comportarmi di conseguenza. E credo che l’unico coordinamento utile sia quello che si fa fuori dalle stanze dei partiti, in mezzo alla gente, ascoltandone le richieste, programmando con serietà il futuro e cercando di risolvere i problemi dei cittadini. Perché anche se qualcuno non se ne è ancora reso conto, il mondo è cambiato e se non sapremo essere all’altezza delle sfide che ci attendono, i nostri giovani continueranno ad emigrare da questa regione, le aziende a chiudere, i commercianti a fallire, con il rischio di dover assistere al funerale del nostro Molise e del centrodestra. Il resto sono parole al vento e chiacchiere da marciapiede. Termini di un linguaggio politico che sa di vecchio e che, pur di non fare i conti con la realtà, preferisce convivere con la finzione». Punto. Lontano, Patriciello, lontanissimo. Perfino dal discorso di Berlusconi ieri all’uscita dalle consultazioni al Quirinale.

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