Se il blocco del turnover sarà superato dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto Calabria convertito in legge, nulla finora ha salvato i molisani dall’aumento delle aliquote di Irpef e Irap. Ieri la conferma con la nota dell’Agenzia delle Entrate.
Il deficit sanitario (22 milioni per il tavolo tecnico lo scorso 11 aprile, 15.6 per la Regione che ha adottato il bilancio il 30 maggio) produce ancora la sua principale conseguenza automatica.
Non accadeva da qualche anno, anzi nel 2017 le addizionali erano state abbassate dall’ex commissario Frattura.
All’origine del disavanzo, oltre alla contestata quota di 4.2 milioni che è comunque il problema più facilmente superabile nel senso che la Regione trasferirà al conto della sanità quella cifra, la quota di extra budget delle strutture convenzionate prodotta nel 2018. Poco più di 11 milioni, prestazioni rese da Neuromed e Cattolica, convenzionate direttamente con la Regione. L’Irccs di Pozzilli ha prodotto alcune note di credito (rinunciando quindi a una parte di quanto fatturato) e il centro di largo Gemelli si era impegnato a produrle qualche settimana fa. Intanto, però, la gestione del piano di rientro da parte del Mef va avanti inesorabile.
Proprio il ministero dell’Economia e delle Finanze ha reso noto – scrive l’Agenzia delle Entrate – che il tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti e il Comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza hanno constatato che nell’esercizio 2018 la Regione Calabria e la Regione Molise non hanno raggiunto gli obiettivi previsti nei rispettivi piani di rientro dai deficit sanitari. Quindi, per l’anno d’imposta 2019, in queste Regioni si sono realizzate le condizioni per l’automatica applicazione delle maggiorazioni dell’aliquota Irap nella misura di 0,15 punti percentuali e dell’addizionale regionale all’Irpef nella misura di 0,30 punti percentuali.
Quanto all’Irap, la maggiorazione avrà effetto sull’acconto 2019 (che si versa a novembre) che dovrà essere determinato: con il metodo storico, assumendo quale imposta del periodo precedente quella determinata applicando l’aliquota del 2018 maggiorata di 0,15 punti percentuali; con il metodo previsionale, assumendo come imposta di riferimento quella determinata applicando al valore della produzione previsto l’aliquota d’imposta maggiorata di 0,15 punti.
Per quanto riguarda l’incremento di 0,30 punti percentuali dell’addizionale regionale Irpef, per l’anno d’imposta 2019, previsto per le Regioni Calabria e Molise, l’Agenzia precisa che lo stesso produce effetti nell’anno 2020. Tuttavia, in relazione ai lavoratori dipendenti che cessano il rapporto di lavoro in corso d’anno, i datori di lavoro trattengono, in sede di conguaglio, l’importo
dell’addizionale regionale 2019 applicando l’aliquota maggiorata, e quello delle rate residue dell’addizionale 2018, alle quali si applica l’aliquota previgente.
In particolare, in caso di cessazione del rapporto di lavoro avvenuta nel corso del 2019, i sostituti d’imposta dovranno applicare l’aliquota maggiorata pari a 2,03 punti percentuali per
il versamento dell’addizionale regionale con riferimento alla Regione Calabria mentre, per la Regione Molise, la maggiorazione delle aliquote è prevista sulla base degli scaglioni di
reddito: 2.03% per i redditi fino a 15mila euro, 2.23% per i redditi da 15.001 euro a 28mila; 2.43% da 28.001 a 55mila euro; 2.53% da 55.001 a 75mila euro; 2.63% per i redditi superiori a 75mila euro.
«È purtroppo l’effetto del disavanzo – il commento del presidente della Regione Donato Toma – Se fossi stato io il commissario avrei agito di conseguenza, cioè per porre rimedio a questa situazione. Ma non sono io e devo dire che subiamo come molisani gli effetti di una struttura commissariale e di un tavolo tecnico eccessivamente severi nei confronti della nostra regione».

ppm

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