Sindacati a confronto con la Regione Molise: sul tavolo la crisi nera dell’edilizia, il settore trainante dell’economia che vive una sofferenza evidente. Aziende ferme al palo, migliaia di lavoratori, l’indotto: tutto fermo, in attesa che la consistente quantità di fondi diventi finalmente utilizzabile. Ed è proprio questo il tasto dolente sul quale si è soffermato l’assessore Vincenzo Niro, nel corso del confronto con Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil avvenuto ieri mattina nella sala di Giunta regionale in via Genova. Intanto, la buona notizia riguarda il confronto con il Governo sulla realizzazione di grandi opere che dovrebbero imprimere quell’accelerazione attesa, che restituirebbe carburante per poter ripartire. « Il 2020 sarà un anno importante per la nostra regione – spiega Vincenzo Niro – servono grandi opere e a breve, come anticipato dal governatore Toma, saranno comunicate le iniziative in merito alle quali è in atto un confronto con il Governo». Un piano che consentirà di imprimere quel cambio di passo atteso, prima che per l’edilizia sia davvero troppo tardi. Ma un altro tema rilevante è rappresentato dagli intoppi burocratici che si aggiungono alla crisi, rallentando ancor di più quelle azioni che invece dovrebbero camminare speditamente. «In questi mesi di Governo regionale sono stati stanziati 200 milioni di euro che al momento sono solo su carta – ammette l’assessore – la burocrazia soffoca l’economia e i sindacati hanno ragione: i vincoli burocratici, strettamente legati alle procedure, producono lungaggini che si abbattono sul settore. Tra progetti preliminare, definito, esecutivo, gare d’appalto e ricorsi, se tutto va bene possono passare anche quattro anni…». Intanto per consentire una ripartenza sono stati stanziati 80 milioni di euro per rimettere in sesto infrastrutture importanti in attesa della fase strategica che dovrebbe arrivare a stretto giro, con le attese grandi opere. Le rappresentanze sindacali però rappresentano l’urgenza di un settore che rischia di collassare. Tecla Boccardo, segretario regionale della Uil, lancia l’idea di un crono programma delle opere da cantierare e realizzare e ribadisce quanto aveva già espresso solo qualche settimana fa, alla presenza del leader Barbagallo. «Bisogna rilanciare gli investimenti, la spesa dell’1 per cento dei finanziamenti del Fondo Sviluppo e Coesione – che riguardano ambiente, territorio e sicurezza – grida vendetta. Occorre rimboccarsi le maniche e ripartire». Le grandi opere sarebbero la classica manna dal cielo, considerato poi che dagli anni Ottanta non se ne realizzano in regione. Sul tavolo del confronto anche la richiesta di istituire una sorta di task force in grado di elaborare un piano per uscire dalla crisi del settore in modo da permettere l’utilizzo delle risorse che ci sono e che, proprio perché bloccate, non producono effetti. L’associazione dei Costruttori edili del Molise, che ha sempre tenuto alta l’attenzione sulle criticità del settore, esprime solidarietà ai sindacati. E anche per l’Acem l’avvio di nuovi cantieri è l’unico motore per il rilancio non solo del settore delle costruzioni ma dell’intero tessuto economico. «La delicatezza del momento – il pensiero dell’Acem – impone la necessità di individuare tempestivamente misure idonee al superamento della delicata fase congiunturale, cominciando col dare attuazione alla grossa mole di programmazione avviata dagli Enti territoriali, i quali hanno presentato molti progetti che però sono rimasti bloccati ed in attesa di essere finanziati, per poter così avviare i cantieri. Occorrono programmazioni più forti ed un’accelerazione dei tempi di finanziamento delle programmazioni stesse, con investimenti celeri che portino ad una immediata cantierizzazione di nuovi interventi aventi copertura finanziaria certa». La crisi dell’edilizia, che ha evidenti ricadute occupazionali, è entrata anche a Palazzo D’Aimmo con un ordine del giorno, approvato all’unanimità, presentato da Aida Romagnuolo. Nel mirino della consigliera di maggioranza anche i tempi biblici per i pagamenti dei lavori effettuati dalle imprese nei termini di legge. È evidente il cortocircuito che poi crea effetti nefasti sull’economia. «Ritardi che possono toccare anche i 7 anni, visto che ci sono lavori eseguiti nel 2012 e ancora non saldati – dice ancora la Romagnuolo – a causa di fondi reimpiegati e reimpostati». E, sempre secondo il capogruppo della Lega in Consiglio regionale, nell’elenco delle criticità del settore, vanno conteggiati i ritardi nei pagamenti per il post sisma. «Per questo ho chiesto al presidente Toma, proprio perché sono vicina al mondo dell’edilizia ormai in agonia, di farsi garante di interventi immediati atti a velocizzare la fase della spesa e a prevedere anticipazioni di cassa per evitare il tracollo delle imprese. Io aspetto» il monito di Aida Romagnuolo.

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