Dopo tre mesi, un nuovo ricovero in terapia intensiva a causa del Covid. Dal reparto del Cardarelli, ieri, sono stati trasferiti al Gemelli e al Veneziale due pazienti con patologie diverse. Un altro, invece è rimasto in contrada Tappino – oltre al 60enne di Mirabello che ha bisogno di respirazione assistita – perché c’è una stanza di isolamento e due percorsi separati che garantiscono dal rischio di contaminazione, spiega a Primo Piano il direttore generale dell’Asrem Oreste Florenzano.
Vuol dire, direttore, che il Cardarelli ora è in grado di assicurare una terapia intensiva Covid e una non Covid?
«Il Cardarelli è nelle condizioni di prima. Non voglio rivangare polemiche ma tutta la discussione su Larino centro Covid e gli ulteriori ritardi, da Roma ancora non arrivano indicazioni operative sulle procedure, hanno fatto sì che anche la nostra indicazione sull’hospice, da trasformare in centro Covid, non sia stata ancora realizzata. Però ho disposto dei lavori, che dovrebbero essere realizzati a brevissimo, per separare due corpi della rianimazione. Stiamo valutando questa ulteriore ipotesi che è la più rapida. Però è tutto sotto controllo, nel senso che anche nei mesi passati ci siamo trovati in questa situazione e non abbiamo avuto problematiche di commistione. Ce la facciamo».
La prima riunione dei presidenti di Regione col commissario Arcuri è stata interlocutoria. Del piano firmato dai due commissari, da lei e dal dg Salute quindi non può ancora cominciare l’attuazione.
«Roma ha adottato il piano, ma bisogna dare via libera a procedure. Quel che bisogna fare noi lo sappiamo, è scritto nel programma che è stato adottato ed è firmato da tutti. Bisogna capire se se ne occuperà il Ministero o delegherà la Regione. Per quanto ci riguarda, quel che ci diranno faremo… Intanto, lo ribadisco, dobbiamo continuare a combattere come abbiamo sempre fatto».
Il ricovero in terapia intensiva, libera da mesi, è l’ennesima prova che il virus non è meno pericoloso.
«Noi lo abbiamo sempre detto, abbiamo sempre continuato a raccomandare comportamenti corretti e a lavorare su questa falsariga. Nelle ultime settimane e negli ultimi giorni abbiamo intensificato il numero dei tamponi, per le scuole abbiamo fatto tantissimo, a partire dallo screening. Stiamo continuando a combattere».
Teme che si sarà una seconda ondata?
«Ce lo dicono i numeri. Abbiamo avuto una flessione con casi zero per un periodo abbastanza lungo, ma era l’effetto del lockdown. Quando pian piano le persone hanno cominciato a girare nuovamente – e magari, alcune, senza essere tanto rispettose dei requisiti di sicurezza – il virus ha ricominciato a circolare. Sono aumentati i casi positivi, forse perché sono rientrate le persone dalle vacanze. Però si sono creati dei cluster. E dunque bisogna tenere la guardia alta».
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