Il presidente di Aaroi Molise Di Lello lo chiese, insieme ad altre questioni più tecniche, qualche settimana fa alle autorità sanitarie molisane: il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva si calcola sul totale dei posti di rianimazione presenti (e non tutti evidentemente dedicati né dedicabili al Covid)? La risposta, prendendo a riferimento il rapporto Agenas pubblicato sul sito istituzionale dell’Agenzia del ministero della Salute, è sì. Secondo logica, per tutte le regioni.
A Di Lello, che ha posto un quesito universale tanto è diffuso, ha risposto indirettamente ma finalmente il governo nazionale. Nel question time di mercoledì alla Camera, la deputata azzurra Tartaglione chiede all’esecutivo Conte cosa voglia fare per potenziare la risposta in Molise visto che la Regione è commissariata e questa situazione crea conflitti istituzionali e ritardi. Le risponde in Aula il ministro dei Rapporti col Parlamento D’Incà, sulla base degli elementi forniti dal titolare della Salute Speranza. Dichiara l’impegno del governo «a seguire con la massima attenzione il processo di potenziamento della sanità molisana». Soprattutto dà informazioni oggettive sui posti letto in base ai quali Agenas calcola la percentuale di occupazione (ieri il Molise era una delle pochissime regioni sotto le soglie critiche del 30% e del 40%).
Il centro Covid che verrà
Il ministero della Salute ha approvato il piano di potenziamento dell’offerta ospedaliera del Molise adottato dal commissario Giustini con decreto del 14 luglio. È il piano che ruota attorno all’ex hospice del Cardarelli, che diventerà (non prima di quattro mesi, ndr) centro Covid, e prevede un incremento strutturale della dotazione di posti letto in terapia intensiva pari a 14, di cui 9 – sintetizza a Montecitorio il ministro – al Cardarelli, 2 al Veneziale di Isernia, 3 al San Timoteo di Termoli». I 14 posti, spiega D’Incà, si aggiungono ai 30 di terapia intensiva già presenti in Molise prima del Covid. Fra quattro mesi, quindi, la dotazione totale di rianimazione in regione sarà di 44 posti.
Posti letto Covid e percentuale di occupazione
Al 16 novembre (dato attuale anche oggi, conferma l’ultimo rapporto Agenas), riferisce il ministro D’Incà, risultano attivi 4 posti di terapia intensiva in aggiunta ai 30 presenti nel periodo della pre emergenza; di questi, 12 sono dedicati ai pazienti con Covid-19. In totale 34 posti, 12 dedicati al Covid. Un inciso: i 30 posti sono, evidentemente, quelli presenti negli ospedali e nei due grandi convenzionati Neuromed e Cattolica. Il programma operativo 2015-2018 e l’atto aziendale Asrem 2018, tuttora vigenti, infatti indicano 19 posti di rianimazione distribuiti nelle tre strutture pubbliche.
La percentuale di occupazione riportata ieri sul sito Agenas è del 24%: 8 posti occupati (al 19 novembre) sul totale di 34. Alla colonna posti ‘attivabili’, peraltro, è riportato 0: fino al completamento dei lavori per il potenziamento della rete ospedaliera, quindi sono e restano 34.
Quanto all’area medica (in Molise finora malattie infettive ma presto dovrebbe essere aperto anche un reparto Sars-Cov2 di medicina al Cardarelli), sono attivi 57 letti aggiuntivi rispetto ai 164 operativi già nel periodo pre emergenza (il totale su cui Agenas calcola poi l’occupazione è infatti 221); di questi, 60 dedicati a pazienti con Covid-19. La percentuale di occupazione al 19 novembre è in Molise del 30%: 66 ricoveri su 221 posti totali di area medica.
Gli indicatori per decidere se una regione è gialla, arancione o rossa sono molti. L’occupazione (o saturazione quando accade) degli ospedali è uno di questi. Descrive quanto pesa l’emergenza sul servizio sanitario e misura quanto e se il servizio sanitario riesce a farvi fronte. Sarebbe un errore ridurre questa analisi a un semplicistico calcolo percentuale fra posti e pazienti. Bombardati da questi numeri ogni giorno, però, ai lettori e ai cittadini si deve una spiegazione quanto più comprensibile possibile. Altrimenti non si comprende come l’area medica in Molise è occupata al 26% mentre sono quotidiani i ricoveri rifiutati o rinviati al giorno successivo perché nei reparti Covid del Cardarelli non ci sono posti. Quel 26% è calcolato su un numero di posti complessivo e sulla dotazione dell’ospedale individuato come hub per la cura del Covid. I numeri di Agenas e la spiegazione di D’Incà dicono questo. Chiaro, poi, che lo spazio per l’assistenza dei pazienti Covid aumenta se serve. Ma è un aumento condizionato dalla disponibilità di personale, intanto. E comunque non è un buon motivo per non spiegare come stanno le cose.
rita iacobucci

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