Chiara, precisa, interattiva. Volete elencare le Regioni per numero di dosi consegnate invece che in base all’alfabeto? Il Molise è in coda. D’altro canto, i vaccini sono distribuiti secondo criteri demografici. Naturale che si stia in fondo, davanti alla sola Valle d’Aosta.
Volete invece ordinare le singole Regioni in base ai vaccini somministrati già? Bene, fatelo: sulla piattaforma web messa a disposizione dal governo nazionale, aggiornata in tempo quasi reale, il Molise è ancora lì. In fondo. Davanti alla sola Valle d’Aosta. E insieme a Calabria, Abruzzo, Basilicata, Trento e Valle d’Aosta appunto è fermo alle sole dosi del vax day. Qual è il problema? Manco a dirlo, forse la carenza di organico dell’Asrem. Che solo il 31 dicembre (alla vigilia di Capodanno e del fine settimana), quattro giorni dopo il vax day, ha diramato un avviso interno per gli infermieri: dopo l’orario di lavoro vi va di eseguire i vaccini? Vi paghiamo in prestazioni aggiuntive. Tre giorni per rispondere. E forse il 4 gennaio qualche volontario ci sarà. In attesa che arrivino i ‘nostri’: il personale reclutato attraverso la call del commissario straordinario Arcuri. Ma di questo passo, è facile intuirlo, il numero delle dosi somministrate aumenterà molto lentamente in Molise. Troppo.
Carenza di personale, questo l’allarme che sia il presidente della Regione sia il direttore dell’Asrem hanno lanciato durante l’ultimo Tavolo Covid del Consiglio regionale. Un leitmotiv degli ultimi anni che, nonostante le risorse straordinarie e le autorizzazioni, anch’esse straordinarie, che nel 2020 l’azienda sanitaria ha ricevuto dal governo nazionale, dalla struttura commissariale e dalla direzione Salute della Regione sembra sempre lo stesso, una corsa che resta in eterno al punto di partenza. Tanto che far partire la campagna vaccinale contro il Covid e da cui dunque dipende davvero il futuro di questa terra e del Paese è più complicato che, per esempio, in Campania (che dalle 720 dosi simboliche è passata a 2.204 con una performance che la vede poco dietro l’Emilia Romagna e prima della Lombardia): regione fuori dal commissariamento da un anno che qualche assunzione in più l’ha fatta, ma che comunque ha un organico non certo pieno.
Su tutto il territorio nazionale, la campagna vera e propria è iniziata il 31 dicembre. In totale in Italia (alle 17.01 del 1 gennaio 2021) si sono vaccinate contro il Covid 34.296 persone: 30.305 operatori sanitari e socio-sanitari, 2.103 unità di personale non sanitario e 1.888 ospiti di strutture residenziali. In Molise sono ancora solo 50. Su 2.975 dosi consegnate (l’1,7% che resterà tale almeno fino a lunedì). Dosi che per qualche altro giorno rimangono custodite a -80 gradi nei frigo degli ospedali di Campobasso e Termoli.
Nelle altre Regioni, inoltre, ci sono piani vaccinali talmente dettagliati (vedi Lazio) che indicano perfino – in base al personale a disposizione o che si stima di avere a disposizione – quante dosi si prevede di fare al giorno nelle singole strutture (ospedali pubblici o convenzionati) nella prima fase che riguarda appunto il personale sanitario e le rsa. Ancora, sempre nel piano del Lazio, la popolazione target del terzo segmento della vaccinazione anti Covid (vale a dire le persone che hanno una o più malattie croniche) è stratificata per comorbilità: quanti diabetici, quanti che hanno l’ipertensione, la Bpco, il cancro ci sono sul territorio e quanti anni hanno. Elementi che nel piano del Molise sono completamente assenti. Eppure, si tratta di dati che anche l’Asrem ha a disposizione, naturalmente. Una sola Asl per tutta la Regione dovrebbe rendere più semplice consultarli e usarli per gestire al meglio prove imponenti, come lo è questa vaccinazione, ma non certo impossibili. Dati che servono, come si legge nei piani delle altre Regioni, a dettare le priorità e a rendere più organica la programmazione della campagna vaccinale. Anzi, a programmarla davvero.
Invece, in Molise si chiede aiuto ai propri infermieri per costituire le squadre (quanti altri giorni ci vorranno?) mentre in gran parte del Paese gli infermieri stanno già vaccinando. A dimostrazione che la carenza di personale incide fino a un certo punto. E che la sanità del Molise sta sprecando un’altra occasione per mettersi in pari con quelle delle altre regioni ma anche con le proprie potenzialità, che esistono e andrebbero valorizzate. I molisani, invece, pagano ancora una volta il prezzo più alto: continuano a versare le tasse più alte d’Italia a causa del disavanzo sanitario per un servizio che ancora una volta, ed è una volta in cui non si può sbagliare, è l’ultimo del Paese.
rita iacobucci

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