Draghi ha scelto: Figliuolo nuovo commissario CovidCAMPOBASSO. In tv lo rivedremo il 22 marzo, la nuova stagione di Che ci faccio qui su Rai3 racconterà i visionari, «uomini che nel loro piccolo stanno cambiando il corso delle cose». E la sera del venerdì santo una prima serata sul Teatro Patologico di Roma: Dario D’Ambrosi e il suo sostegno alle persone con disabilità fisica.
Un antagonismo positivo alla politica che secondo Domenico Iannacone nella vicenda relativa al Molise e alla sua risposta al Covid ha dimostrato che «è altezzosa» e «si specchia spesso nei propri egocentrismi».
Il giornalista simbolo di un racconto appassionato e civile dell’Italia che in silenzio o nonostante tutto fa meglio di chi la governa, a tutti i livelli, è intervenuto da qualche giorno sui social per rilanciare il grido d’allarme che gli arrivava forte dalla sua terra.
«Ero e sono preoccupato per quanto sta avvenendo in Molise. Mi erano arrivati anche messaggi privati che mi chiedevano di prendere posizione, messaggi con cose terrificanti che sono le cose che hanno portato all’epilogo della zona rossa. Ma non è un epilogo indolore – ha commentato ieri sera Iannacone ospite in collegamento di Fuoco incrociato – legato all’avanzamento dei contagi che comunque sia era andato fuori controllo. Il problema era legato proprio alle condizioni, alle morti e questo mi ha addolorato. Credo che in questi giorni il simbolo della sanità molisana sia la vicenda del signor Lombardi che chiedeva aiuto a sua figlia perché non gli arrivava ossigeno».
Il Covid, le parole del giornalista, «ha acuito disfunzioni presenti e che appartengono a stagioni scellerate, un commissariamento dal 2007 che non ha sortito effetti, né credo rientro dal debito né la creazione di una sanità migliore. Ecco perché mi sono spinto a fare dichiarazioni social che erano dovute, di una persona che ama il proprio territorio e deve fare qualcosa».
Nei suoi post ha criticato la scelta della ‘torre’ accanto al Cardarelli, la ristrutturazione dell’ex hospice, mai stato tale peraltro. «La torre resterà poi morta, il Vietri in questo momento in cui Termoli è alle corde, c’è un forte elemento di contagio nella zona, poteva rappresentare un modo per raccogliere utenza dalle regioni vicine. Bisognava fare scelte lungimiranti, non sono state fatte perché la politica è altezzosa, si specchia spesso nei propri egocentrismi», così Iannacone a Teleregione. Tanto più, ha rimarcato, che c’è uno stop ulteriore, la ditta che avrebbe dovuto eseguire i lavori «ha ritenuto non più congrui i prezzi. E dopo un anno si arriva a questa situazione? Qual è il costo in termini di vite umane rispetto a queste scelte scellerate? Abbiamo strutture approssimative che potevano essere concepite a maggio dell’anno scorso, le tensostrutture sono utilizzate per l’emergenza e invece sono quelle che dovranno funzionare in Molise in attesa dell’hub Covid. Mi sembra una cosa assurda, fuori dal mondo».
Nel suo primo grido d’allarme su Facebook, faceva anche appello a Speranza. «Lo Stato centrale deve intervenire e rimuovere le cose che non vanno – ha ribadito ieri sera -. Io credo che in questo momento né gli organi amministrativi regionali, né quelli chiamati come il commissario, né quelli che amministrano i poli ospedalieri stiano facendo quello che devono fare».

ppm

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