“L’ospedale non è chiuso e non c’è nessun documento che lo indichi, ma è vero che c’è molta confusione, che forse serve a destabilizzare”. Il Comitato Art.32, impegnato ieri nella riunione organizzata dal Comune di Agnone, per fare il punto sul Caracciolo ed eventualmente intraprendere nuove azioni a difesa della struttura, sceglie di non smettere di lottare, seppure la visita dei due tecnici manutentivi dell’Asrem nel nosocomio, ha lanciato un campanello d’allarme circa il destino del presidio alto molisano. La possibilità di un blocco dei ricoveri dal primo novembre e di uno stop alle prestazioni specialistiche dal primo gennaio è stata smentita dall’azienda sanitaria, ma comitati civici e cittadini non sono tranquilli. “È strana questa precisazione da parte dell’Asrem – dice Armando Sammartino di Art. 32 – anche se le voci circolate circa una possibile chiusura non sono vere, la presenza dei tecnici ad Agnone che senso ha? C’è bisogno di chiarezza”. Il Comitato, che l’anno scorso è stato promotore di un ricorso al Tar, dal quale è scaturito il decreto 84 stilato dagli ex commissari alla sanità, che hanno riconfigurato (sulla carta) il presidio come ospedale di montagna, si rende conto che il Caracciolo non è più adatto ai tempi, che la popolazione alto molisana non è più quella di una volta (il calo demografico è evidente e incide sull’utenza del presidio), ma è necessario, prima di qualsiasi rivoluzione sanitaria, organizzare una rete di emergenza-urgenza che possa sopperire ad eventuali altri tagli all’ospedale. “Non siamo contrari alla riorganizzazione – aggiunge Sammartino – e non difendiamo l’ospedale così com’è, ma vogliamo sapere cosa sarà e che venga assicurata la tutela della salute”. Il gruppo civico è in attesa, inoltre, di incontrare il commissario Filippo Basso, che si sta occupando della ristrutturazione sanitaria, per sopperire al deficit accumulato negli anni. Ma per adesso, si naviga nell’incertezza. Dell’ospedale di montagna non si ha notizia e c’è chi dà la struttura alto molisana già per chiusa. Ieri, per esempio, è comparso ad Agnone un manifesto, nel quale si sottolinea che l’unica soluzione per salvare il Caracciolo è la gestione pubblico-privata. “Non si può dire che l’ospedale è già chiuso – ribadisce Sammartino – anche se molti hanno smesso di lottare e non ci credono più”. “Ci spiegassero come vogliono adempiere alle esigenze sanitarie del nostro territorio – ha sottolineato il sindaco, Michele Carosella – se dovremo seguire le vie legali, le seguiremo”. Insomma, si attendono risposte.

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