Il basso Molise e la nostra comunità regionale sembrano vivere in un incubo, nel giro di appena 48 ore due decessi, di cui uno sicuramente delittuoso, e l’altro che appare un giallo su cui fare chiarezza. Oltre alla vicenda di Sonia Di Pinto, da martedì scorso nella comunità diocesana e di San Martino in Pensilis, dove risiede la sua famiglia, si piange la scomparsa di padre Armando Di Renzo, trovato lunedì mattina in gravissime condizioni, riverso supino a terra nella sua canonica, della diocesi perugina di Civitella d’Arno da due collaboratori, con una emorragia cerebrale, purtroppo fatale al parroco, che è spirato martedì mattina. Immediato il messaggio di cordoglio della diocesi di Termoli-Larino: «Martedì 19 aprile 2022, presso l’ospedale di Perugia, all’età di 72 anni, è morto padre Armando Di Renzo, originario dell’Abruzzo ma fin dall’infanzia vissuto con la sua famiglia a San Martino in Pensilis dove ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale ed era molto conosciuto e stimato. In comunione di preghiera il vescovo, Gianfranco De Luca, il Presbiterio, e tutta la comunità diocesana affidano la sua anima al Signore Gesù Cristo ringraziandolo per il dono della sua esistenza e del suo ministero al servizio della Chiesa universale». Padre Armando era stato trasferito d’urgenza col 118 umbro all’ospedale Santa Maria della Misericordia, come riferisce la stampa umbra, «L’uomo, trasportato da personale del 118, è stato immediatamente ricoverato presso l’Unità di terapia intensiva ove è deceduto nella mattinata di martedì, a seguito di emorragia celebrale, trauma cranico e insufficienza cardio-circolatoria. Lunedì mattina – riferisce una nota della Questura – è stato effettuato sopralluogo all’interno della canonica del parroco da parte della locale squadra mobile e del Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica, che non ha evidenziato segni riconducibili ad attività delittuose. Sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi finalizzati a ricostruire le cause del decesso, infatti la Polizia vuole chiarire ogni aspetto relativo alla morte del parroco di Civitella d’Arno, nonché della parrocchia di Lidarno e di Sant’Egidio». Sempre secondo i colleghi umbri, don Armando potrebbe essersi sentito male e cadendo avrebbe sbattuto la testa (stessa dinamica eventuale del dramma di padre Luigi Russo, il custode dell’Eremo della Misericordia alla Madonna a Lungo). Polizia scientifica e squadra mobile, per questo, hanno effettuato un sopralluogo nell’abitazione del sacerdote 72enne, alla ricerca di indicazioni per ricostruire le cause della morte di Don Armando Di Renzo. Subito ricoverato nel reparto di terapia intensiva, il sacerdote è morto senza riuscire a riprendere conoscenza. «Circostanze che hanno portato la polizia ad effettuare degli approfondimenti per capire cosa possa essere successo», si sottolinea. Intanto, sono affluiti sul web i ricordi di padre Armando, sacerdote discreto ed educato. «Civitella ti piange e ti rimpiange. Ex frate passionista, dopo la chiusura di Monte Scosso, era divenuto parroco di Civitella d’Arna, Lidarno e Sant’Egidio. Sebbene titolare della parrocchia solo da poco più di un paio d’anni, era entrato nel cuore e nella stima dei fedeli. Che ne seguivano le iniziative di carattere liturgico, apprezzandone anche le doti di calda umanità. Racconta Lamberto Salvatori, presidente della Pro-Arna: “Don Armando aveva rivitalizzato il paese, partecipando ad iniziative come camminate, incontri, occasioni di cultura e socialità”. “Innanzi tutto – ricorda Ezio Bertoldi – aveva scelto di vivere nella casa parrocchiale. Decisione molto apprezzata in quanto la, canonica era disabitata da una decina d’anni. La sua presenza vivificava e ispirava fiducia” – raccoglie e pubblica Umbriajournal.com – era una persona che saliva in macchina, andava in giro, parlava con tutti. Senza preferenze tra chi frequentava le liturgie e chi non era praticante. Insomma: uno che andava a cercarsele le sue “pecorelle”. Smarrite o meno che fossero. “Per fare un esempio della sua educazione – racconta Salvatori – tempo fa mi ha chiesto la chiave di locali della parrocchia in uso gratuito all’Associazione. Lo ha fatto con tale discrezione da far sembrare che fosse lui a domandare un favore. Non pareva che rivendicasse un diritto di titolarità del bene che gli apparteneva, ma una cortesia personale. Quasi scusandosi del disturbo”. Quanto, poi, al tiro al bersaglio su ipotesi delittuose, i fedeli non accettano nemmeno l’idea di trame oscure o delitti. Dicono: “Lasciamo riposare in pace un sacerdote onesto e una persona perbene”. Se proprio vogliamo attribuirgli un difetto – racconta un parrocchiano – diciamo che le sue prediche, colte e convincenti, erano forse un pochino lunghe”. Dice col sorriso complice e divertito.
Certo che – si commenta – l’arrivo di una troupe de “La vita in diretta” da Roma pare inopportuna. Non ci sono misteri da svelare o retroscena da scoprire. “Parlerò solo in chiave di ricordo affettuoso – dice Lamberto Salvatori, invitato alla trasmissione – senza risvolti che trovo francamente inaccettabili, oltre che immotivati e offensivi”. La vita e le opere di don Armando sono, e restano, trasparenti, improntate a rigore, serietà. Così vogliamo ricordarlo. Perché così era don Armando».

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