Caccia al cinghiale pericolosissima per la pubblica incolumità e affatto legale quella di cui, nello scorso mese di febbraio, Primo Piano ha dato notizia documentando con alcune foto gli atteggiamenti di un cacciatore che, in piedi sul guardrail della fondovalle Rivolo, indirizzava le canne del proprio fucile in aperta campagna con i rischi evidenti per chi, in quei momenti, magari era nel proprio podere a lavorare oppure stava facendo due passi all’aria aperta con il proprio cane al seguito.
Le indagini della Compagnia Carabinieri di Bojano, partite dall’articolo pubblicato il 15 febbraio sulle colonne di questo quotidiano, hanno portato ad individuare un 30enne, che è stato deferito all’autorità giudiziaria.
L’uomo dovrà rispondere della violazione dell’articolo 703 del codice penale, accensioni ed esplosioni pericolose: responsabile, quindi, di aver esploso incautamente colpi di fucile dal cavalcavia della fondovalle Rivolo, all’altezza dello svincolo con la Ss 647.
La licenza e le armi da caccia sono state ritirate dai carabinieri della stazione di Torella del Sannio che hanno poi proposto al Prefetto di Campobasso la revoca della licenza per mancanza di requisiti.
Le foto, pubblicate a corredo dell’articolo della collega Roberta Muzio, sono state scattate da un testimone dei fatti di quel giorno che, in quel momento transitava sulla fondovalle e che, dopo aver cristallizzato il fatto scattando appunto le fotografie, non ha esitato ad avvertire le forze dell’ordine e a denunciare quanto accaduto anche ad un’associazione animalista. Foto alla quale sono stati volutamente oscurati i dati sensibili per consentire le opportune indagini, così come è stato.
Un testimone che non ha esitato a raccontare alle forze dell’ordine quanto stava accadendo, nella consapevolezza della illegalità alla quale stava assistendo e dell’estrema pericolosità di quell’atteggiamento.
Ma questa volta, nel mirino, è finito lui, il cacciatore. E i carabinieri di Bojano hanno centrato l’obiettivo.

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