I pozzi di Capoiaccio continuano a far discutere. A rinfocolare la polemica il volume del consigliere regionale Salvatore Ciocca che di questa storia ne ha fatto una bandiera nel suo secondo mandato a Palazzo D’Aimmo. Sulla recente pubblicazione del libro-inchiesta “Capoiaccio Anno Zero” il Comune di Cercemaggiore prende le distanze: «L’Amministrazione che rappresenta questo territorio non è stata mai interpellata, né consultata sull’iniziativa, né ha ricevuto formale invito alla presentazione del libro, né alcuna copia è stata fornita prima della pubblicazione».
Come dire: un’invasione di campo nel proprio territorio senza consultare l’istituzione locale che quel territorio – così come la storia dei pozzi – lo vive e lo conosce bene.
Evitando qualsiasi forma di strumentalizzazione della vicenda, l’amministrazione guidata da Vincenza Testa «si è invece adoperata – la precisazione che arriva dal Municipio – per conoscere la verità e per tutelare la popolazione, presentando un esposto-denuncia nel marzo del 2014, investendo della vicenda dei pozzi la Procura della Repubblica, il Ministero dell’Ambiente, l’assessore all’Ambiente della Regione Molise».
Un primo pronunciamento si è avuto il 29 aprile 2016 quando il pubblico ministero, con un’articolata relazione, ha chiesto l’archiviazione del procedimento. Una vicenda che la sindaca Vincenza Testa ha seguito passo passo partecipato ai lavori della Commissione tecnica prefettizia le cui risultanze sono state rese note dalla Prefettura alla stampa il 10 dicembre 2015 e riportate dal Decreto prefettizio del 21 marzo 2016. A conclusione dei lavori, in quella stessa sede, la sindaca Testa ha chiesto la bonifica dell’area interessata.
«Per la messa in sicurezza prima e per la bonifica poi – precisa l’amministrazione di Cercemaggiore, che a questo punto tira in ballo proprio Savatore Ciocca in qualità di presidente dell’organo consiliare – i vertici regionali sono stati più volte sollecitati dal sindaco che ha richiesto, anche più volte, l’audizione in Terza commissione regionale».
«L’Amministrazione di Cercemaggiore – questa l’amara conclusione – si è trovata da sola a dover far fronte a problemi concreti, imputabili alla gestione di un territorio difficile, cercando, contestualmente, di trovare un punto di equilibrio tra due esigenze ugualmente importanti: la messa in sicurezza del territorio e il recupero della credibilità di quei luoghi e delle zone limitrofe naturalmente vocati ad attività di natura agroalimentare e ricezione turistica».

 

Ciocca: ho contattato il Comune quando il dossier era ancora in stampa

Tirato in causa, il consigliere Salvatore Ciocca racconta la sua versione sui rapporti con l’amministrazione comunale di Cercemaggiore che si è sentita scavalcata per la storia del libro-inchiesta sui pozzi di Capoiaccio. «Credo fermamente che le Istituzioni abbiano il dovere di dialogare e di agire insieme – dice Ciocca -, non posso però tacere perché mi pare evidente che si preferisce accusare chi sta contribuendo a portare alla luce il problema, chi sta facendo il possibile per andare fino in fondo nella ricerca della verità che, al momento, è stata negata, in primis ai cittadini di Cercemaggiore».
Nessuno ha voluto bypassare il Comune di Cercemaggiore e la sua amministrazione, «il sindaco Testa è stata da me contattata telefonicamente nei giorni in cui il libro-dossier su Capoiaccio era ancora in stampa (erano presenti anche i miei collaboratori) – dice invece l’autore del libro -. Le ho chiesto di poterlo presentare proprio nella sala consiliare del Comune di Cercemaggiore, dove qualche anno prima c’era stato un altro incontro, molto partecipato, avente medesimo oggetto. Allora il sindaco Testa aprì le porte del Comune, chiese la verità che oggi, invece, pare infastidirla visto che alla mia richiesta di utilizzo della sala ha risposto tentennando, quasi che la cosa le creasse fastidi. Il 9 gennaio, inoltre – aggiunge il consigliere e presidente della Terza commisisone – non avendo avuto la possibilità di presentare il libro a Cercemaggiore, le ho inviato un messaggio (alle ore 12.38) allegando la locandina per invitarla proprio alla presentazione che si sarebbe tenuta il successivo 13 gennaio».
Sull’autorizzazione ‘preventiva’ che avrebbe dovuto chiedere, il consigliere mostra qualche perplessità: «Mi chiedo perché mai avrei dovuto chiederle “il permesso” di pubblicare l’esito delle indagini di cui era a conoscenza fin dal marzo del 2014, perché mai avrei dovuto inviarle preventivamente il materiale da me raccolto e parte del libro-dossier, perché mai avrei dovuto avvisarla prima? Avrebbe voluto censurarlo, forse?»
L’unico scopo di quel lavoro – rimarca il consigliere – è la conoscenza della verità. I questa direzione va pure l’emendamento collegato alla legge di Bilancio e approvato sabato in Consiglio regionale che istituisce una Commissione tecnica permanente che individua i siti da monitorare ogni sei mesi. «E Capoiaccio c’è già – conclude Ciocca – ed è il primo della lista».

Un Commento

  1. Pio Bartolomeo scrive:

    Insomma, ancora una volta, l’ennesima, il paladino contro il popolo….. E se il popolo alza la testa: viene accusato di censura! Ma va….

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