“Pero’! Che figata questi concerti in Bottega”.
È il commento di una signora decisamente a la page: occhi intensi, luminosi, sguardo sognante. La sua è una spontanea quanto stringata recensione espressa al termine dell’esecuzione di Elisabetta Guglielmin, artista veneta, docente di clavicembalo e tastiere storiche, resa in un ambiente odoroso di legni, colla, vernici, con pialle, scalpelli e lime di varie misure ben allineati alle pareti; arnesi che nulla tolgono all’armonia di una melodia che sembra venire da lontano e rimanda ad ambienti fastosi di regalità ed eleganza.
“Musica in Bottega” è il titolo di una serie di concerti offerti al pubblico a titolo gratuito. Iniziativa privata, non sovvenzionata da alcun ente, concretizzata da un artigiano assolutamente straordinario, François Paul Ciocca, costruttore di clavicembali, un artista che in Molise pochi conoscono ma che fuori dei nostri ristretti ambiti regionali e culturali, è considerato una perla rara, per capacità e passione. «Ho costruito il clavicembalo utilizzato per questo concerto – spiega François Ciocca – ispirandomi a un modello storico del 1730 di Nicolas e François Blanchet. I Blanchet furono una tra le più importanti famiglie di cembalari francesi con sede a Parigi. Negli anni ’40 del Settecento la famiglia Blanchet divenne “facteur desclavessins du ROI”. Questo strumento che è l’opera N° 201 è stato da me costruito nel 2018 e si chiama “MARGY”».
Bisogna andare a scovarlo François. La sua Bottega è nascosta in quel reticolo di vie, viuzze, e traverse senza nome che compongono la fotografia di un “non luogo” che con ostentata supponenza viene definita, zona industriale. Per la verità una bottega di tal genere dovrebbe stare al centro di una delle nostre piazze che oramai hanno perso quell’immagine di identità aggregativa che un tempo le caratterizzava e ceduto spazi a bar e gelaterie. Si perché la Bottega di François Ciocca è la testimonianza più valida di un Molise che esiste. È un inno all’eleganza, alla laboriosità creativa, al coraggio di impegnarsi nel realizzare cose nuove anche guardando al passato. È un modello di maestria, di inventiva, oggi rara, ma un tempo autentica felice circostanza in grado di innalzare l’artigianato a livello artistico. Gli strumenti che escono dalla Bottega Ciocca viaggiano in tutto il mondo. La bottega che i concittadini di Ciocca non conoscono è visitata da direttori dei conservatori che, provenienti da tutta Europa, approdano a Campobasso. E i concerti iniziati alla fine di marzo e andranno avanti fino al prossimo 18 giugno, hanno attirato l’attenzione del mondo musicale nazionale tanto che artisti di gran fama fanno a gara per esserci. Domani, domenica 7 maggio, data del prossimo concerto, sarà la volta del “Duo Sarti” Roberto Noferini al violino e Chiara Cattai al clavicembalo nell’esecuzione di “Un funambolico viaggio italiano”, dopo tanto Bach, Mozart e Haydin.
A fare da madrina (in senso musicale) a François Ciocca è stata Andreina Di Girolamo, non a caso definita «agitatore culturale di energia infinita», concertista, ricercatrice, docente di clavicembalo al Conservatorio di Benevento e di Campobasso oltre che suggestiva scrittrice, autrice di due straordinari lavori letterari “Una bolla di tempo perfetto” e “Melodia Op. Storia di un musicista e di una donna imperfetta”. Ad incuriosire Andreina Di Girolamo è stata la vicenda del papà di François, Giuseppe Ciocca, un falegname di Riccia che dopo essere emigrato in Francia torna e si mette a costruire cimbali nel suo paese.
Già perché quella dei Ciocca è anche una bella storia di emigrazione e riscatto sociale. Giuseppe, il papà di François, a Riccia, svolgeva il lavoro di falegname, era un ebanista che però con spiccato realismo non vedeva dinanzi a se grandi prospettive di crescita economica. Si era all’inizio degli anni ’60 e così, a intuito o per uno strano segno del destino, pensò di iscriversi all’Ufficio di collocamento per l’estero. Non passò troppo tempo che da Parigi lo mandarono a chiamare offrendogli un posto di lavoro in un laboratorio di mobili di arredo. Fu lì che conobbe William Dowd che insieme a Reinhard von Nagel costruiva clavicembali a Parigi. Giuseppe viene accolto in questa prestigiosa bottega che negli anni diventerà famosa e nella quale in maniera artigianale si realizzano questi straordinari strumenti musicali e allo stesso tempo nel laboratorio si tengono concerti di indiscusso successo. Oggi François, pubblicizza i concerti che a sua vota organizza, prendendo a modello le locandine di allora: stesso colore, il nero, stessa grafica in oro.
È così che la vita di Giuseppe Ciocca prende una svolta. Torna in Italia, si sposa e con la moglie si stabiliscono a Parigi dove nascono i suoi tre figli, due femmine e il maschio, François appunto che viene alla luce nel 1976. Nel 1982 i Ciocca fanno ritorno a Riccia. Giuseppe continua a costruire cimbali anche senza l’aiuto di strumenti da lavoro adeguati, ed è qui che una incuriosita Andreina Di Girolamo lo va a conoscere, notando questo ragazzino aggirarsi per la bottega senza presagire quello che in seguito sarebbe diventato. Papà Giuseppe è un tipo di poche parole, ai figli trasmette esempi, metodi comportamentali, serietà, lavoro, modestia, sacrifici, piuttosto che sciorinare prediche e quando François conseguita la maturità scientifica dice al padre che vuole trasferirsi a Bologna per iscriversi al DAMS, lui senza tanto scomporsi dice: «Io ti pago gli studi ma per vivere devi provvedere da solo». Premessa contro la quale si infrangono le velleità artistiche del giovane Ciocca che, guardatosi attorno, capisce che la bottega paterna è l’opificio giusto dal quale cominciare. Nel 1997 apre un suo laboratorio a Riccia, nel 2014 si trasferisce a Campobasso e da allora non si è più fermato.

Vittoria Todisco

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.