Alle amministrative del 2017 il Pd ha registrato «una sonora sconfitta». Lo ammette e parte da qui Nicola Messere, componente dell’assemblea nazionale dem, nell’analisi di quanto accaduto.
Tre le letture del risultato che emergono nel Pd e nei dintorni. Gli scissionisti sostengono di aver previsto tutto perché Renzi, come dice Bersani, ha smarrito il radar della società; la minoranza interna al partito che evidenzia la spaccatura e addebita a Renzi di non fare nulla per recuperare una strategia comune; infine Renzi tira dritto sulla linea tracciata dettata con le ultime primarie legittimata con due milioni di voti. Tutte queste analisi, sottolinea Messere, hanno ognuna un portato di credibilità ma «buttate cosi nel dibattito nazionale sono un errore politico, o meglio, fanno il gioco dell’avversario, centrodestra e M5S. Bisogna che tutti ricordino come nasce il progetto del Pd e perché sono stati “sciolti” partiti storici che incarnavano non solo storia ma anche ideali che tenevano insieme uomini e donne carichi di passione politica».
Bisogna, più chiaramente, chiudere la stagione di “congresso permanente” in cui il Pd si dibatte da tempo. «La gente non ne può più di questo teatrino – insiste Messere – vuole solo la possibilità di votare un partito capace di interpretare i nuovi e più complessi bisogni rispetto al secolo scorso e di poter immaginare ed organizzare il proprio futuro. Non bisogna correre dietro le paure e le preoccupazioni della gente, bisogna anticipare i fenomeni sociali ed economici e costruirci su le giuste politiche, questo deve fare il Pd e la politica più in generale di centrosinistra».
E queste considerazioni valgono anche per il Molise, anche qui va chiuso il congresso permanente senza «badare ai nostri destini personali» perché «nel momento in cui sarà finalmente definito il modello di società che si vuole perseguire e realizzare, ognuno potrà trovare legittimamente e aggiungo, con più soddisfazione, il proprio spazio dove coltivare la propria passione politica».
Soprattutto, Messere dice basta al «masochismo storico di “fantozziana memoria” che ormai accompagna l’agire di tutto il centrosinistra, se non vogliamo farlo per noi facciamolo almeno per i nostri figli e per le future generazioni». La proposta operativa, in conclusione, è di programmare a settembre l’apertura di «un “cantiere di analisi politico-sociale”, costituito da esponenti e amministratori locali da professionisti e imprenditori e da rappresentanti corpi intermedi della società molisana al fine di recepire ed interpretare le criticità che provengono dal territorio, proprio a supporto e stimolo del partito così da favorire il processo decisionale dell’intero centrosinistra per individuare i migliori rappresentanti da eleggere ai vari livelli istituzionali e locali».

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