Quattro detenuti e un agente di polizia penitenziaria un ospedale. È il bilancio dell’ultimo episodio di violenza registrato sabato scorso nel carcere di via Cavour di Campobasso, quando un diverbio tra due reclusi è degenerato in una lite che ha provocato il ferimento di 5 persone. Una vicenda, l’ennesima, che ha scatenato la dura reazione dell’associazione Antigone Molise. «Il carcere di via Cavour va chiuso», tuona provocatoriamente il presidente Gian Mario Fazzini denunciando «la situazione di assoluto disagio che quotidianamente si vive all’interno della Casa di Reclusione di Campobasso. La struttura, aperta nel 1863 è un luogo assolutamente angusto e inadeguato alla vera funzione che un carcere dovrebbe oggi avere nei confronti dei detenuti: quello di custodia e riabilitazione dei detenuti ad un auspicabile reinserimento nella ‘società’.
Gli ultimi episodi di violenza verificatisi all’interno della struttura (siano essi relativi ad una rissa tra detenuti che ai tantissimi casi di autolesionismo) denunciano una situazione davvero inadeguata ed assai lontana dai canoni di accoglienza e riabilitazione sociale preposti alle amministrazioni penitenziarie: un disagio evidente sia per chi ci lavora (Amministrazione e polizia penitenziaria) sia per chi deve ‘scontare’ una pena detentiva definitiva o ‘semplicemente’ se si è in attesa di giudizio.
E’ necessaria una chiara presa di posizione anche da parte delle ‘istituzioni’ preposte al controllo del sistema penitenziario e alla giusta osservanza dei diritti dei detenuti: chiediamo dunque un preciso riscontro a questa nostra denuncia a quanti (presidente della Giunta regionale, sindaco, Tribunale di Sorveglianza…) debbano esprimersi con autorevolezza e coscienza nei riguardi di una sfera sociale così devastata.
In tal senso si avverta chiara e forte la assoluta latitanza del “Garante regionale dei diritti delle persone private della libertà personale”, di recente nomina da parte del Consiglio regionale del Molise, ma –ad oggi- incredibilmente assente e lontana dai ruoli e doveri ad essa assegnati. Noi siamo in prima linea e continueremo con l’impegno di sempre alla difesa del sistema penitenziario e alla tutela dei diritti dei detenuti».

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