Costringeva il padre ad accompagnarlo a comprare una dose di cocaina, nonostante il lockdown. Minacce e soprusi che non risparmiava neppure alla madre che, esasperata e impaurita, ‘sborsava’ il denaro necessario per la droga. Ma l’incubo per i due genitori è finito ieri quando gli agenti della Squadra Mobile di Campobasso hanno dato esecuzione alla misura cautelare degli arresti domiciliari in comunità terapeutica nei confronti del 30enne campobassano, accusato di maltrattamenti in famiglia ed estorsione.
Dalle indagini è emerso un drammatico spaccato familiare in cui l’indagato costringeva il padre ad accompagnarlo ad acquistare lo stupefacente, anche più volte al giorno e nonostante le restrizioni alla circolazione dovute all’emergenza sanitaria. Tanto faceva dopo aver ottenuto dalla madre, con insistenza e minacce, la ricarica della carta prepagata a lui intestata. Il rifiuto di concedergli denaro o di accompagnarlo a comprare lo stupefacente era fonte di condotte aggressive e minacciose da parte del giovane ai danni dei genitori.
All’esito delle indagini la Procura ha formulato, per ben due volte, richiesta di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere che è stata però rigettata dal gip. A seguito dei provvedimenti di rigetto è stato presentato appello al Tribunale del Riesame che, condividendo le argomentazioni fornite dalla Procura, ha disposto gli arresti domiciliari in comunità di recupero. Una richiesta che aveva espresso anche il giovane tossicodipendente.
La vicenda ripropone, in tutta la sua drammaticità, il vissuto di tante famiglie con tossicodipendenti i quali, a causa dell’uso delle sostanze stupefacenti, diventano pericolosi per sé e per gli altri rendendo insostenibile la convivenza al punto che la prospettiva del carcere, per un figlio, diventa preferibile alla prosecuzione di una vita fatta di paure, di sofferenze e di emarginazione.
L’applicazione della misura cautelare in comunità di recupero rende auspicabile che il giovane, con il tempo, troni ad essere libero e non più un “oggetto” in balia della dipendenza, che la sua famiglia possa riacquistare parte della serenità perduta e che tutto questo possa- unitamente a centinaia di casi analoghi- contribuire a ridurre il consumo di stupefacenti nella piazza locale, prima causa del moltiplicarsi dei fenomeni criminosi e dell’interessamento della criminalità di tipo mafioso per questo territorio.

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