Una cerimonia in forma ridotta, a causa delle misure imposte dal Covid, ma non per questo meno sentita. Ieri la famiglia, i commilitoni e gli amici si sono ritrovati per ricordare Alessandro Di Lisio a 11 anni dalla sua scomparsa. Era il 14 luglio del 2019 quando il caporal maggiore Scelto Alessandro Di Lisio, a soli 25 anni perse la vita in Afghanistan, a casa di un ordigno posizionato sulla strada tra Farah e Ganjabadin. Alessandro si trovava in missione di pace nel Paese controllato dai talebani da quattro mesi e faceva parte di un team specializzato nella bonifica delle strade prima del passaggio di convogli militari e diplomatici. Il 14 luglio era impegnato con un gruppo di commilitoni a bordo di due veicoli Lince e di un mezzo blindato Coguar. Ma lungo quella strada qualcosa andò storto: la pattuglia di paracadutisti della Folgore e del Primo Reggimento Bersaglieri venne colpita dall’esplosione di una bomba che distrusse il primo mezzo della colonna, a bordo del quale si trovava il parà campobassano. Nonostante l’immediato ricovero, Alessandro Di Lisio morì poco dopo all’ospedale militare di Farah.
Ieri mattina la famiglia si è ritrovata per un momento di raccoglimento e preghiera al cimitero di Campobasso prima della benedizione di monsignor Teti e la deposizione di fasci di fiori.
Poi la cerimonia in via Petrella, al monumento intitolato proprio ad Alessandro.
Anche su Facebbok in tantissimi hanno reso omaggio ad Alessandro, riportando la motivazione della medaglia d’oro che gli è stata conferita.
«Paracadutista dalle straordinarie qualità morali e professionali, comandato in missione di pace in terra afghana, nell’ambito dell’operazione ISAF, ha contribuito costantemente, con perizia e assoluta dedizione, al conseguimento degli obiettivi della missione. Militare dalle preclare virtù umane e professionali, il 14 luglio 2009, nel corso di un trasferimento da una caserma dell’esercito afghano alla base del Comando Regionale Ovest nei pressi di Farah, immolava la sua giovane vita nell’adempimento del dovere, a causa dell’esplosione di un ordigno proditoriamente occultato sul percorso del mezzo cui era a bordo. Fulgidissimo esempio di sublime coraggio che, con il suo estremo sacrificio, ha contribuito in modo significativo ad accrescere il prestigio dell’Italia e della Forza Armata in ambito internazionale, tenendo alti gli ideali di pace e solidarietà».

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