Una struttura protetta destinata a gestanti e/o madri – con uno o più figli minori al seguito, vittime di violenza o in situazioni di grave disagio sociale – dove trovare il giusto sostegno non solo a livello assistenziale ma anche in termini di formazione, inclusione e inserimento lavorativo: è da questi presupposti che nasce la comunità educativa mamma-bambino “Casa Alexandra”, il progetto innovativo realizzato dalla cooperativa sociale Hayet, fortemente sostenuto da Confcooperative Molise. La lodevole iniziativa è stata presentata ieri mattina in conferenza stampa nella sede dell’ente territoriale che ricoprirà un ruolo fondamentale nelle fasi cruciali del progetto.
«Si tratta di una comunità educativa mamma-bambino, o meglio bambino-mamma poiché lo scopo principale è quello di tutelare soprattutto i minori – spiega Salvatore Dell’Oglio, presidente della cooperativa Hayet -. Il nome non è scelto a caso: “Alexandra”, infatti, deriva dal greco e significa “colui che protegge” ma si ispira anche al nome di una ex ospite del centro la cui storia ci ha lasciato un segno importante. I destinatari del progetto – spiega – sono persone vulnerabili senza distinzione di razza, religione o nazionalità, che vivono situazioni di estremo disagio, per lo più inviate in struttura dai Servizi sociali territoriali dietro segnalazione del Tribunale dei minori».
La sede, per motivi di tutela della privacy delle stesse ospiti, alcune delle quali vittime di violenza, non viene citata dai promotori dell’iniziativa che, però, precisano «si trova sul territorio comunale di Campobasso».
La struttura, già operativa, è una villetta di tre piani immersa nel verde con 6 camere: quattro posti riservati alle mamme con un figlio minore, due per le gestanti (per un massimo di tre bambini).
All’interno della comunità oltre a garantire agli ospiti un sostegno idoneo circa la loro delicata situazione, ci sarà un percorso educativo al termine del quale verrà offerta alle mamme la possibilità di un graduale inserimento nel tessuto sociale e lavorativo seguendo una serie di tappe che vanno dalla semi-autonomia, in cui le donne potranno abitare al di fuori della struttura, fino alla conquista di un’autonomia totale che permetterà alle ospiti di trovare lavoro e riprendere in mano la propria vita, divenendo una vera e propria risorsa per il territorio.
«È un’iniziativa che parte ‘dal basso’. I servizi sono tanti e personalizzati, cioè progettati su misura per ogni caso specifico. Ogni utente, infatti, sarà soggetto ad una prima verifica per individuare e attivare, con l’aiuto degli operatori, le proprie risorse e competenze».
Ed è qui che subentra la Confcooperative: «Un progetto molto importante che intendiamo sostenere anche perché attraverso questo servizio creiamo economia per il Terzo Settore – spiega Domenico Calleo, presidente dell’ente -. L’ambizione è quella di fare rete sul territorio insieme ad altre organizzazioni datoriali, tipo Confindustria, Confartigianato, Confcommercio, ma anche Regione, Terzo settore, sindacati ecc. per creare le condizioni di collocazione di queste persone che vivono una situazione di grave disagio sociale. Non solo assistenza, dunque – specifica -, ma anche rieducazione, formazione ed inserimento lavorativo, affinché questi soggetti diventino capitale della società civile. Se crediamo in questa iniziativa potremmo ampliare e moltiplicare questo progetto, con un effetto a catena, su tutto il territorio. L’obiettivo è trasformare soggetti passivi in attivi fornendo loro strumenti validi per ripartire.
Vorremmo che fosse il progetto di tutto il territorio, una sorta di ‘investimento’ sociale che punti ad arricchire la nostra realtà. Bisogna superare infatti quella forma mentis secondo cui strutture o progetti come questi riguardino problemi sociali da trattare esclusivamente con assistenzialismo. Il nostro obiettivo è costruire un modello nuovo, innovativo, che ricollochi le persone in difficoltà nel più breve tempo possibile».
Ad accogliere favorevolmente l’iniziativa anche la garante dei diritti alla Persona della Regione Molise, Leontina Lanciano, che ha commentato così il progetto: «Casa Alexandra copre un vuoto che finora c’era in Molise, strutture con questo tipo di caratteristiche non ne esistevano e diverse mamme con bambini erano costrette a dover lasciare la regione per poi rivolgersi a comunità di Campania e Puglia. Lo scopo educativo-sociale che si pone è lodevole, anche perché all’interno della casa ci saranno lo psicologo, educatori, animatori socio-educativi e altre figure che possano far inserire al meglio le persone e i bambini, anzi prima i bambini che in quest’ottica devono essere al centro dei nostri discorsi. Deve trattarsi di una parentesi della loro vita che le prepari a un futuro autonomo. Ben venga, dunque, questo spazio di vita poiché è uno spazio affacciato sul futuro».
A rendere realtà il progetto anche i soci Chiara D’Amico, Gessica Apicella e Luca Pastore che si dicono «entusiasti ed orgogliosi» dell’iniziativa.

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