La relazione degli agenti della Digos è stata consegnata alla Procura. All’interno la ricostruzione di quanto accaduto dal 7 luglio – data in cui la famiglia venezuelana proveniente dalla Serbia è arrivata a Campobasso, ospite dalla parrocchia di Sant’Antonio di Padova – fino alla scorsa settimana, quando in città è scoppiato il nuovo focolaio dopo che i sudamericani, appartenenti alla comunità neocatecumenale, sono stati trovati positivi al Coronavirus. Da lì il cluster si è allargato facendo registrare in città altri 21 contagi, 11 cittadini venezuelani e 10 campobassani. L’ultimo in ordine di tempo è stato scoperto ieri: su 215 tamponi processati dal laboratorio analisi uno ha dato esito positivo. Si tratta sempre di un cittadino di Campobasso che ha avuto contatti con i venezuelani. Questo perché la famiglia, approdata in città per una ‘missione di evangelizzazione’, non ha rispettato la quarantena. Questo è il primo dato appurato dagli agenti di via Tiberio. Lo scorso 30 giugno infatti il ministro della Salute Roberto Speranza ha emanato l’ordinanza che impone l’isolamento fiduciario e la sorveglianza sanitaria per coloro che arrivano in Italia dai Paesi fuori dall’area Shengen, dunque anche dalla Serbia.
In sostanza la famiglia venezuelana avrebbe dovuto segnalare il suo arrivo all’Azienda sanitaria regionale (e non solo alla questura, dove si è recata il 9 luglio ma per espletare le pratiche imposte a tutti i cittadini stranieri che arrivano in Italia e che nulla hanno a che vedere con le misure anticovid, ndr) e rispettare 14 giorni di quarantena, senza avere contatti con altre persone. Tutto ciò però non è avvenuto, tanto che i figli della coppia straniera hanno frequentato il campus estivo di Ferrazzano (dove, per fortuna, non si è esteso il contagio, ndr). La famiglia ha avuto inoltre contatti con gli altri fedeli della comunità neocatecumenale, che sono infatti risultati contagiati.
Se sotto il profilo penale non si configura nessuna tipologia di reato, a livello amministrativo ora la famiglia rischia una pesante sanzione. Non solo. Anche il responsabile della comunità neocatecumenale che ha organizzato il viaggio di fede ed i due frati della parrocchia di Sant’Antonio di Padova che hanno offerto ospitalità alla famiglia potrebbero rispondere in solido per non aver rispettato l’ordinanza. Ipotesi su cui si esprimerà la Procura di Campobasso dopo aver visionato la relazione della Digos.

md

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