Prima la conferma perché il servizio prestato funziona, e bene, poi l’improvvisa disdetta, o meglio qualcosa che suona come l’annuncio di una disdetta: tutto nel giro di nemmeno quattro mesi. Con dentro contestazioni che appaiono alquanto rocambolesche soprattutto per il sospetto fondato che certi spoil system non abbiano molto a che vedere con qualità e merito, pure rispetto a vincitori di gare pubbliche.
Il rapporto tra la Sea Spa, la partecipata che si occupa della gestione dei rifiuti per il Comune di Campobasso, e la PA Digitale Adriatica, l’azienda privata che offre servizi informatici agli enti pubblici, ha basi solide risalenti al 2016, contrassegnate, tutte, da bandi e avvisi pubblici e conseguenti aggiudicazioni di gara. Ogni passaggio certificato e messo agli atti. Nel mezzo, però, cambi di sindaci e consigli comunali, e ancora cambi di management con il recente passaggio dal consiglio di amministrazione all’amministratore unicoalla guida della Sea.
Ed è proprio quest’ultimo, infatti, che lo scorso agosto chiede alla PA Digitale Adriatica con tanto di posta certificata la consegna di tutta la piattaforma con gli applicativi gestiti e della base dati, a corollario di una precedente richiesta: l’annullamento di una fattura emessa da PA Digitale Adriatica per il servizio di manutenzione che la stessa Sea aveva commissionato e affidato. La Sea, nuova dirigenza voluta dal sindaco in carica, Roberto Gravina, evidenzia l’assenza di vincolo contrattuale.
La contestazione lascia sorpresi e basiti i vertici dell’azienda informatica che ha sede a Campobasso: sempre dalla Sea, infatti, loro, appena due mesi prima, ad aprile di quest’anno, ricevono con pec conferma del servizio di manutenzione fino al 31 dicembre 2020. Perché il nuovo management sostiene che non ci sia vincolo contrattuale? Come mai lo sostiene?
L’interrogativo è legittimo e aumenta di spessore perché sembrerebbe legarsi all’intervento che questa volta fa direttamente il Comune di Campobasso. L’amministrazione cinque stelle – siamo a marzo scorso – dice a PA Digitale Adriatica che i 36 mesi, corrispondenti alla durata del primo contratto, non sono ancora scaduti di fronte a carte che però asseriscono il contrario: la gara che nel 2016 PA Digitale si aggiudica prevede sì la durata di 3 anni che però sono già scaduti a febbraio 2020, ben un mese prima della pretesa avanzata dal Comune.
La lettura che Palazzo San Giorgio avanza per giustificare il fatto è abbastanza singolare: il rapporto con la Sea – rapporto costruito con un bando pubblico – partirebbe non dall’inizio dell’erogazione dei servizi, ma dalla data del verbale di collaudo (febbraio 2018). E il gioco è svelato: con questo dato il contratto di PA Digitale Adriatica non sarebbe scaduto il 15 febbraio scorso, ma andrebbe avanti fino all’8 giugno 2021.
Ma perché la necessità di procrastinare i termini della faccenda? Perché, stando alla documentazione, il Comune non avrebbe intenzione di pagare alla PA Digitale Adriatica il servizio nuovo di manutenzione che, prima di essere destituito, il vecchio Cda Sea aveva ratificato come necessario? A seguito dell’affidamento, visto che il contratto vecchio era scaduto e mai nulla era stato contestato alla società di Colle delle Api, nemmeno in fase di verbale di collaudo finale, la PA Digitale emette fattura, riproponendo gli stessi prezzi di quattro anni prima.
La sorpresa amara per la società informatica arriva a fine luglio: la Sea nuovo corso non pagherà niente e chiede alla PA Digitale Adriatica di rendere indietro i software gestiti. Senza contestazioni di merito, senza appunti sulla qualità del servizio prestato. Stabilendo evidentemente però che questa è la priorità. La raccolta differenziata così urgente per la città di Campobasso è questione rinviata a data da destinarsi, invece.

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