Sarà il Tribunale del Riesame di Roma ad occuparsi dell’istanza presentata ieri dal legale di Pietro Ialongo, l’avvocato Vincenzo Mercolino, circa la richiesta di una misura meno afflittiva per il suo assistito, rinchiuso nel carcere di Latina dal momento del fermo e della successiva confessione dell’omicidio di Romina De Cesare resa davanti ai pm di Latina e Frosinone (e in presenza di un legale d’ufficio).
L’istanza è stata presentata ieri mattina: ai giudici del Riesame l’avvocato Mercolino chiede, ove mai la richiesta dovesse essere accolta, di disporre i domiciliari per il 38enne nella casa di Pizzone dove potrebbe essere assistito dai familiari. La stessa abitazione perquisita nelle ore successive alla tragedia dalla quale gli agenti della Polizia avrebbero portato via alcuni ‘effetti personali’ utili alle indagini.
Dovranno passare non meno di dieci giorni, quindi, prima che i giudici si pronuncino sull’istanza posto che dovranno acquisire il fascicolo presso il Tribunale di Frosinone e poi vagliare gli atti che lo compongono. E che contengono la confessione piena del femminicidio resa da Ialongo che ha ammesso di aver ucciso, la sera di lunedì 2 maggio, nella casa di via del Plebiscito a Frosinone, la sua ex fidanzata storica, Romina, che proprio qualche ora prima – intorno alle 15.45, nel corso di una telefonata con il padre – avrebbe confermato al genitore il suo ritorno a Cerro al Volturno per il giorno successivo. Una partenza che non è mai avvenuta, purtroppo.
Iaolongo, che è ancora in cella d’isolamento, secondo quanto si apprende da fonti bene informate, sarebbe sottoposto ad una terapia farmacologica e, dopo un lungo confronto con il suo legale, avvenuto venerdì nell’istituto penitenziario, avrebbe evidenziato uno stato di confusione e di difficoltà nella ricostruzione dei fatti di quella drammatica sera.
Una sorta di black out a partire proprio dal momento dell’aggressione – che si sarebbe consumata nell’ingresso dell’appartamento del centro storico di Frosinone che ancora condivideva con la ex -, del tentativo di strangolamento e delle successive coltellate inferte sul corpo della giovane vittima alcune delle quali mortali.
Poi la fuga in macchina, fino a San Felice al Circeo, i tentativi di suicidio, l’arrivo sul lungomare di Sabaudia dove l’uomo si è denudato attirando l’attenzione dei passanti che hanno allertato i Carabinieri. Ialongo aveva con sé anche il bigliettino, scritto su un foglio di bloc notes, con il quale, di fatto, confessava il femminicidio. «Non volevo ucciderla, io la amo».
Ancora da fissare anche gli incidenti probatori che si dovranno svolgere in merito alla ricostruzione dinamica dell’omicidio (per il quale la difesa con molta probabilità nominerà un consulente di parte), alla verifica del traffico telefonico delle due utenze intestate a Pietro Ialongo e a Romina De Cesare e alla estrapolazione del Dna – incarico già conferito alla Polizia Scientifica di Roma – dal tessuto della vittima, dai reperti rinvenuti in casa (presumibilmente anche il coltello che Ialongo avrebbe lasciato in casa prima di scappare dal luogo del delitto) e sotto le unghie di Romina.
Che ha tentato di difendersi con tutte le sue forze, che avrebbe voluto tornare a casa e ricominciare la sua vita. Senza Pietro. L’uomo che l’ha uccisa.

ls

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