Cacciatori sul piede di guerra e in procinto di organizzare vere e proprie ronde per individuare i ‘colleghi’ che lasciano sui terreni le carcasse di cinghiale. Ne sono state trovate parecchie, nella zona della provincia tra Isernia e Venafro: cinghiali uccisi, sembrerebbe, con armi da fuoco il che farebbe ipotizzare si tratti di cacciatori di selezione.
Le carcasse degli animali uccisi sarebbero state rinvenute nelle aree destinate proprio a tali attività il che farebbe escludere l’ipotesi si tratti di fenomeni di bracconaggio. E non sarebbe la prima volta. La caccia di selezione è regolamentata, ovviamente. E prevede la teleprenotazione, la compilazione di una scheda riportante i propri dati anagrafici, i dati relativi all’abilitazione, il distretto, il quadrante ricadente nell’unità di gestione su cui si realizzerà l’appostamento, i giorni e gli orari di uscita/rientro, il numero dei colpi esplosi. Inoltre, il capo abbattuto – che come si evince dal regolamento appartiene a colui che lo abbatte o lo ferisce per primo – deve essere poi ‘riconoscibile’ tramite una fascetta inamovibile numerata. Sempre secondo il regolamento, si evince che il capo abbattuto deve essere recuperato, quindi non è possibile lasciare la carcassa nei campi. Inoltre, il cacciatore è obbligato a compilare le schede per la raccolta dei dati biometrici prima di trasportare il capo, a realizzare due rilievi fotografici del capo abbattuto, a inviare la documentazione presso l’ATC competente per territorio entro 5 giorni. E deve essere data comunicazione ufficiale dell’avvenuto abbattimento entro le 12 ore.
Tutte norme, evidentemente, non rispettate posto che le carcasse sono state abbandonate nei campi.

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